venerdì 29 gennaio 2010



Il bello della microscopia è che può capitare di osservare e fotografare organismi (alghe, protozoi ecc.) di cui non si riesce a riconoscerne ne il genere ne la specie. Le immagini allegate, sono un esempio di ciò che ho appena detto. Chi dovesse saperne di più si faccia avanti!!

giovedì 28 gennaio 2010

Oscillatoria-brevis. Alga azzurra oscillatoria stretta. Ammassi blu-verdi filamenti dritti senza restringimenti presso le pareti trasversali di aspetto granuloso. Vivono preferibilmente in acqua melmosa. Sono molto frequenti.
Testudinella-patina corazza quasi circolare, vitreo e granulato. In questo periodo è molto difficile reperirlo nelle colture. Vive in acque poco estese e sul fango dei fondali.
Personalmente l'ho visto e fotografato poche volte anche in momenti più favorevoli.


Dall'alto in basso: una diatomea, un copepode ed una larva naupliare, nuotano tra un ciuffo di spirogire.

mercoledì 27 gennaio 2010

Euglena-sanguinea. Questa immagine risale a questo autunno e la particolarità della fotografia sta nel fatto che è il prodotto di tre immagini scattate a 400x e riunite insieme a mosaico con Photomerge plug-in di Photoshop. Così facendo sono riuscito ad ottenere una immagine ad alto ingrandimente dell'animaletto intero.

Tecamebe. In alto una Arcella-gibbosa. In basso una Arcella-vulgaris con pseudopodi estroflessi.

martedì 26 gennaio 2010


Arcella-vulgaris e Arcella-gibbosa entrambe nell'atto di scindersi.
Un ciliato (Prorodon?) nuota pigramente e con difficoltà atteggiamento dovuto probabilmente all'evaporare dell'acqua dal campione.
Un Prorodon ormai in dissoluzione è circondato da numerose tricocisti sua ultima disperata difesa.


Larva di zanzara. Le tre immagini rappresentano la coda, la parte centrale del corpo con all'interno, ben visibili, alcune diatomee ingerite dall'animaletto e la testa.

lunedì 25 gennaio 2010

FOTOGRAFIE E FILMATI AL MICROSCOPIO
DI GIORGIO CARBONI
In tempi in cui il microscopista faceva fotografie usando un' ingombrante camera fotografica a lastre di vetro sono un lontano ricordo. Stiamo ormai lasciandoci alle spalle anche gli apparecchi a pellicola, mentre le tecniche di ripresa digitale si affermano ogni giorno sempre più. Questi nuovi strumenti hanno reso molto più semplici ed economiche le riprese e hanno aperto nuovi orizzonti al trattamento, alla trasmissione di immagini e filmati. In questo articolo, forniamo alcune informazioni essenziali per fare fotografie e filmati al microscopio, con particolare attenzione agli strumenti di ripresa digitali che sono disponibili oggi. Chi ha già provato a fare fotografie al microscopio si è accorto che non basta
avere un microscopio ed una macchina fotografica per ottenere delle valide immagini, ma occorre anche assicurare un adeguato collegamento ottico, meccanico ed elettronico fra i diversi dispositivi coinvolti.
Alcune delle informazioni che forniamo di seguito sono valide anche per riprese al cannocchiale.


Collegamento ottico

Ci sono tre metodi principali per fare riprese al microscopio. La luce che esce dall' oculare del microscopio è normalmente parallela, tuttavia, agendo sulla messa a fuoco è possibile fare in modo che essa diventi convergente.
Il primo sistema per fare riprese al microscopio si fonda su questo principio per formare un' immagine reale del campione ad una certa distanza dalla pupilla d' uscita dell' oculare. Regolando la messa a fuoco, si può variare questa distanza e se essa è di 250 mm, l' immagine prodotta avrà l' ingrandimento nominale. Per esempio, se usiamo un obiettivo da 40x ed un oculare da 10x, a quella distanza otterremo un' immagine del campione ingrandita 400 volte. Se, invece, focalizzeremo l' immagine a metà di quella distanza, cioè a 125 mm, l' immagine prodotta avrà metà dell' ingrandimento nominale. Come è semplice capire, con questo sistema si producono immagini di grandi dimensioni, adatte a macchine fotografiche a lastre od a pellicole piane e che devono essere usate prive di obiettivo. Speciali adattatori sono in grado di ridurre l' immagine per adattarla alle pellicole di formato 24x36. Chiamiamo questo sistema "ripresa dall' oculare in luce convergente". Si tratta di un sistema che non si presta bene agli apparecchi digitali e che, quindi, non prenderemo in considerazione.

Il secondo metodo prevede di sistemare l' apparecchio di ripresa immediatamente sopra l' oculare del microscopio. Questo sistema si basa sul fatto che la luce che esce dall' oculare è normalmente parallela e può essere inviata direttamente ad un apparecchio di ripresa che, come sappiamo, è adatto a lavorare con luce parallela. Questo sistema è adatto sia per gli apparecchi a pellicola che per quelli digitali e richiede alcuni accorgimenti che illustreremo fra breve. Chiamiamo questo sistema "ripresa dall' oculare in luce parallela".
Il terzo sistema consiste nel far giungere l' immagine prodotta dall' obiettivo del microscopio direttamente sulla superficie sensibile dell' apparecchio di ripresa. Per fare questo, bisogna rimuovere sia l' oculare del microscopio che l' obiettivo dell' apparecchio. Anche questo metodo richiede attenzioni che verranno descritte più avanti. Chiamiamo questo sistema "ripresa diretta".


a) Ripresa dall'oculare in luce parallela

Durante l' uso normale di un microscopio, la luce che esce dall' oculare è parallela e, così come l' occhio è in grado di utilizzare questo tipo di luce per focalizzare l' immagine sulla retina, altrettanto le macchine fotografiche e le telecamere sono in grado di focalizzare sulla loro superficie sensibile l' immagine prodotta dal microscopio. In base a queste considerazioni, ponendo il nostro apparecchio di ripresa subito sopra l' oculare del microscopio, possiamo riprendere ciò che esso sta osservando.

Misura dell'estrazione pupillare

Accendere il microscopio e, con un vetro smerigliato oppure con un ritaglio di carta traslucida tenuta orizzontalmente, intercettate il cono di luce che emerge dall' oculare. Variate l' altezza del vetro smerigliato sull'oculare e, quando il dischetto luminoso sarà divenuto minimo, avrete localizzato la pupilla d' uscita. La distanza della pupilla dalla montatura dell' oculare è la cosiddetta estrazione pupillare dell' oculare. Più è alto questo valore, minore è il pericolo di vignettatura. L' estrazione pupillare dovrebbe essere almeno pari a 10 mm, deve comunque essere sufficiente per l' apparecchio di ripresa che volete usare. Gli oculari che permettono di mantenere gli occhiali durante l' osservazione hanno un' elevata estrazione pupillare e sono contrassegnati dal simbolo di un paio di occhiali. Altri oculari sono specialmente progettati per impiego fotografico, hanno un' elevata estrazione pupillare e normalmente portano anch' essi il simbolo degli occhiali. Misurate l' estrazione pupillare degli oculari che avete.


Scelta dell'oculare

In molti microscopi di non recente fabbricazione, alcune correzioni dell' immagine primaria sono lasciate all' oculare, che è progettato apposta. Per questo motivo, è molto facile che un oculare fotografico, anche della migliore marca, ma non specialmente progettato per il proprio microscopio, peggiori la nitidezza dell' immagine. Questo inconveniente è più evidente verso i bordi del campo, dove potranno mostrarsi aberrazioni cromatiche, aberrazioni sferiche e mancanza di planarità del campo. Per evitare questi problemi, è necessario utilizzare un oculare adatto al proprio microscopio. Prima di comprarne uno nuovo, verificate la possibilità di utilizzare un oculare del microscopio stesso. A tale scopo, può andare bene un oculare da 15x, di quelli che sono spesso a corredo del microscopio, ma che in pratica vengono usati raramente. Spesso, questi oculari hanno una discreta estrazione pupillare. Se uno di quegli oculari vi consente di evitare vignettature con l' apparecchio che volete utilizzare, potrete ottenere ottime riprese. L' acquisto di un oculare non progettato per il vostro microscopio deve essere fatto con molta cautela. Cercate di confrontare la qualità dell' immagine che ottenete con questo oculare con quella che ottenete con gli oculari a corredo del microscopio, ponendo come si è detto la massima attenzione al bordo del campo.


Regolazione dell'apparecchio di ripresa

Prima di montare l' apparecchio di ripresa sul microscopio, disattiva le sua messa a fuoco automatica e regolate l' obiettivo all'infinito. Per evitare vignettatura al momento dello scatto quando il diaframma viene stretto, impostate l' apparecchio per lavorare in priorita' di diaframma e regolatelo a tutta apertura. Escludete il flash. Dopo avere regolato anche il microscopio, e prima di effettuare le riprese, fate il bilanciamento del bianco.


Regolazione del microscopio

Dopo aver trovato un valido soggetto da riprendere e scelto l' obiettivo da impiegare, occorre mettere a punto il sistema di illuminazione del microscopio per le migliori condizioni nell'osservazione normale. In riferimento al sistema di illuminazione di Kohler, cercate le condizioni migliori per l'osservazione, agendo sull' altezza del condensatore, il diaframma di apertura, l' intensità dell' illuminazione, etc...
Montate l'apparecchio di ripresa e attivate la visualizzazione sul monitor di un computer od una TV. Per mezzo dello zoom regolate la dimensione dell' immagine, quindi cercate di adattare l' illuminazione all' apparecchio di ripresa. Limitate i vostri interventi a pochi ritocchi. Evitate di stringere il diaframma d' apertura e di spostare l' altezza del condensatore. Se necessario ridurre l' intensità della luce, ruotate l' adatta manopola sull' alimentatore. Se avete sistemato il vostro apparecchio di ripresa nella posizione giusta, avrete bisogno solo di un leggero perfezionamento della messa a fuoco.
Spesso, le telecamere munite di CCD mostrano un' eccessiva sensibilità alla luce ed agli infrarossi (IR). Riducendo l' intensità dell' illuminazione, il colore della luce diventa giallastro, per cui diventa importante porre all' uscita dell' illuminatore un filtro blu per elevare la temperatura di colore dell' immagine. Se l' elemento sensibile della telecamera non è ben schermato nei confronti degli IR, è probabile che non riusciate a mettere bene a fuoco l' immagine. Per ridurre questo problema è utile un filtro anti infrarossi quale il Filtro IR-Cut Dielettrico della Baader oppure lo Schott BG38 oppure l'Hoya C-500S. Potete provare anche ad utilizzare un filtro antitermico per proiettori di diapositive.


b) Ripresa diretta

Un altro metodo per effettuare riprese al microscopio consiste nel fare arrivare l' immagine primaria prodotta dall' obiettivo del microscopio direttamente sulla superficie sensibile dell' apparecchio di ripresa. Per fare questo è necessario togliere l' obiettivo dell' apparecchio di ripresa e l' oculare del microscopio. Dopo di che, l' apparecchio di ripresa va sistemato sul tubo del microscopio in modo che la superficie sensibile si trovi il più vicino possibile al piano dove di solito si forma l' immagine primaria e dove essa è più corretta. Ciò permette anche di mantenere la parafocalità con gli oculari, cosa che risulterà comoda specialmente se le riprese si alternano all'osservazione diretta.
Questo metodo è spesso seguito anche in ambito professionale. Infatti, normalmente, gli apparecchi destinati a riprese al microscopio sono sprovvisti dell' obiettivo, oppure esso può essere tolto. Questo sistema può fornire ottimi risultati, a patto di disporre di un apparecchio progettato apposta per questa destinazione. Purtroppo, questo tipo di apparecchi risulta anche piuttosto costoso.
Stanno comparendo sul mercato le prime macchine reflex digitali alla quali può essere tolto l' obiettivo. Esse sono ancora piuttosto costose, ma il loro prezzo è destinato a calare rapidamente. In alcune telecamere relativamente poco costose, l' obiettivo può essere rimosso. Fra queste contiamo alcune webcam, telecamere da sorveglianza e telecamere per uso industriale. Le webcam hanno un costo molto basso e possono essere utilizzate per riprese al microscopio con discreti risultati.
Per fare riprese dirette è preferibile usare per il microscopio obiettivi che forniscano un' immagine primaria interamente corretta e che, quindi, non richiedano un oculare compensatore. Questo aspetto deve essere tenuto in considerazione da chi si appresta ad acquistare un microscopio. Il problema maggiore nel fare riprese dirette è dovuto alla grande luminosità dell' immagine che si adatta male all' elevata sensibilità del CCD alla luce ed in particolare agli IR. Di norma, gli elementi sensibili sono dotati di un proprio filtro anti IR, ma ciò non basta per risolvere il problema dell' elevata sensibilità dei sensori a questo tipo di radiazioni, per cui durante le riprese bisognerà utilizzare un altro filtro anti IR. Nell'acquisto di un apparecchio digitale da usare senza obiettivo, verificate che il CCD sia abbastanza grande e non troppo sensibile alla luce ed agli IR.


c) Collegamento meccanico

Come si è detto, l' apparecchio di ripresa va posto ad una minima distanza sull' oculare del microscopio, oppure, per fare riprese dirette, sul tubo principale del microscopio. Nei microscopi trinoculari, l' apparecchio va sistemato sul terzo tubo, detto anche tubo fotografico.
Per mantenere in posizione l' apparecchio di ripresa sul microscopio, è necessario un adattatore. E' possibile acquistare adattatori fatti apposta per il proprio apparecchio e che possono essere montati sul microscopio. Esistono oculari dotati di una filettatura (vedi
immagine a sinistra) che permette loro di essere montati direttamente su determinate macchine fotografiche digitali.
E' inoltre possibile fabbricare adattatori per mezzo di un tornio. La foto a destra mostra un adattatore universale che può essere fabbricato anche senza un tornio. A seconda del modello dell' apparecchio di ripresa, l'inquadratura e la messa a fuoco vengono fatti usando:
- il cannocchialino laterale dell' adattatore (macchina a pellicola non reflex);
- il mirino (macchine a pellicola reflex);
- un minischermo posteriore (apparecchi di ripresa digitali);
- una TV od un monitor di computer (apparecchi di ripresa digitali).


d) Collegamento elettronico

Distinguiamo gli apparecchi di ripresa, di registrazione e di visualizzazione in analogici e digitali. Fra gli apparecchi analogici abbiamo le macchine fotografiche e le cineprese a pellicola, le telecamere dotate di sistema di registrazione analogico a nastro magnetico, i videoregistratori a nastro VHS, i televisori. Fra gli apparecchi digitali abbiamo le macchine fotografiche digitali, le videocamere digitali, i lettori ed i videoregistratori DVD, le televisioni digitali.
Attualmente è in corso la sostituzione della tecnologia analogica con quella digitale. Sul mercato, sono reperibili numerosi modelli di macchine fotografiche digitali e stanno arrivando i primi modelli di reflex digitali ad obiettivo amovibile. Esistono inoltre vari modelli di videocamere digitali. I videoregistratori DVD, capaci anche di registrare un film in formato digitale sono già disponibili, anche se il loro costo è ancora relativamente elevato. Le televisioni digitali sono in ritardo rispetto agli altri apparecchi, ma si apprestano ad arrivare.
Poichè, in questo momento, le due tecnologie convivono, spesso gli apparecchi digitali sono forniti di ingressi ed uscite tali da mantenere la compatibilità con gli apparecchi di tipo analogico. Gli apparecchi a pellicola non hanno possibilità di collegarsi con videoregistratori o TV. Invece, le apparecchiature di ripresa elettroniche possono fornire un segnale analogico o digitale e possono essere collegati a TV, videoregistratori e computer.

La gran parte degli apparecchi elettronici di ripresa, di registrazione e di visualizzazione oggi disponibili, scambiano fra loro segnali elettronici di tipo analogico secondo i sistemi Video Composito e S-Video. Con il segnale Video Composito, possiamo ottenere una risoluzione verticale di 250-330 linee, che è proprio dei sistemi VHS e Video8. Utilizzando il segnale S-Video, possiamo ottenere una migliore qualità dei filmati, raggiungendo le 400-430 linee, proprie dei sistemi di registrazione SVHS e Hi8. Nel sistema Video Composito, i segnali di luminanza e crominanza corrono su di un unico filo, mentre nel sistema S-Video, questi segnali viaggiano su fili distinti, cosa che garantisce una migliore qualità delle immagini. Per poter lavorare correttamente, occorre che il segnale, i cavi, i connettori e gli apparecchi siano adatti ed omogenei.Di solito, le macchine fotografiche digitali hanno in dotazione cavi o speciali lettori con i quali è possibile scaricare sul disco rigido del computer le foto registrate nella scheda di memoria. Non tutti sanno che, spesso, le macchine fotografiche digitali hanno un'uscita video analogica, così che esse possono essere utilizzate anche come telecamere. Purtroppo, in questo impiego esse non mantengono la loro elevata definizione, ma lavorano secondo il sistema Video Composito.

Normalmente, anche le telecamere possono essere utilizzate per riprese al microscopio. Le telecamere analogiche possono fornire un segnale Video Composito oppure S-video. Le più moderne telecamere registrano i filmati in formato digitale e producono un segnale digitale che nella maggioranza dei casi segue il formato DV (Digital Video). Si tratta di un sistema che fornisce 500 linee in verticale e garantisce immagini più nitide e colori più fedeli dei normali sistemi analogici. Inoltre, nel fare copie, la qualità dei filmati digitali non si degrada. Il formato Mini-DV deriva dal DV e differisce soltanto nella dimensione delle cassette che è più piccola. Altri formati digitali di migliore qualità, più costosi ed impiegati anche in ambito professionale, sono il DVCPro ed il DVCAM, che derivano anch'essi dal formato DV. Il formato Digital Betacam, detto anche Digi-Beta, è stato creato dalla Sony ed è adatto a chi cerca un'elevata qualità e non ha problemi di bilancio. La presenza di un'uscita analogica nelle telecamere digitali serve a collegarle a TV e videoregistratori analogici, mentre un ingresso analogico permette a queste telecamere di ricevere un segnale analogico per esempio da Tv e videoregistratori e di digitalizzarlo.

Per ricevere il segnale da una telecamere analogica, il computer deve essere provvisto di una scheda acquisizione video con ingressi Video Composito e S-Video, la quale attui la conversione analogico/digitale. La scheda deve essere in grado di acquisire il flusso di dati che le viene inviato e possibilmente anche di svolgere la compressione MPEG in tempo reale. Se la scheda ha una capacità di eleborazione dei dati insufficiente, si avranno disturbi sul filmato acquisito e sarà necessario abbassare la definizione delle riprese. Queste schede possono ricevere il segnale analogico anche da TV e da videoregistratori. Di solito, esse possiedono anche un'uscita video analogica. Di norma, le schede di acquisizione video non dispongono di connettori per trattare l'audio. Questa funzione è in genere lasciata ad una scheda audio ed è possibile servirsi di questa scheda per dare voce e musica ai filmati.

Numerosi apparecchi TV sono forniti dei connettori Video Composito e S-Video. Di solito, questi connettori permettono soltanto l'ingresso del segnale. Per prelevare il segnale video, si può utilizzare una speciale presa Scart, i cui connettori possono essere commutati come ingressi o come uscite audio-video. Il collegamento microscopio> telecamera> TV permette di mostrare a molte persone contemporaneamente quello che si vede al microscopio.

Schema dei collegamenti tra apparecchio di ripresa e TV, videoregistratore, computer


Anche i video registratori possono essere dotati di connettori Video Composito e S-Video che di solito permettono soltanto l'ingresso del segnale. Per prelevare il segnale, si può utilizzare la speciale presa Scart che abbiamo citato. Con il videoregistratore potete riprendere filmati di lunga durata (4-8 ore), attualmente impossibili col computer. Ciò è utile per seguire un microrganismo per lungo tempo e per riprendere avvenimenti occasionali. In un momento successivo si può fare la scelta ed il montaggio dei filmati su di un secondo videoregistratore.


Acquisizione di fotografie e filmati con il computer

Con la tecnologia delle emulsioni sensibili si possono ottenere diapositive e stampe. Purtroppo, per sapere se l'inquadratura è valida, se avete dato la giusta esposizione, se la messa a fuoco è corretta, se il campione si è mosso, dovete aspettare lo sviluppo e l'eventuale stampa della pellicola: Se volete inviare queste immagini ad altre persone, potete spedirne delle copie per mezzo del servizio postale. Ottenere copie di diapositive è possibile, sebbene piuttosto costoso. Potete inviare foto anche via Internet, ma solo dopo averle digitalizzate. A tale scopo, vi potete rivolgere a laboratori che però consegneranno il lavoro dopo parecchio tempo, oppure potete acquistare un digitalizzatore per pellicole od uno scanner adatto. Una terza soluzione, valida solo per diapositive, consiste nel riprodurle per mezzo di una macchina digitale.
In fotografia, la tecnologia digitale ha portato una vera rivoluzione. Con questa tecnologia si possono ottenere immagini molto ben definite e dotate di colori molto fedeli. Ciò è dovuto anche al fatto che, con questa tecnologia, si salta il trattamento dei materiali sensibili da parte dei laboratori fotografici che, spesso, ne degradavano la qualità. E' possibile verificare immediatamente la buona riuscita delle proprie riprese e la comodità di questo sistema si riflette anche sulla qualità dei risultati. E' possibile elaborare le immagini, inviarle ad altre persone via Internet oppure inserirle in pagine web. E' possibile conservare inalterate nel tempo le proprie immagini, evitando inoltre graffi, polvere e ditate. Le immagini digitali possono essere stampate per mezzo di stampanti a getto d'inchiostro, laser e sublimazione di colori. I laboratori di fotografia le possono anche stampare su carta fotografica, con buona qualità e consegna in pochi minuti. La risoluzione dei sistemi di ripresa digitali sta crescendo incessantemente ed ha ormai raggiunto livelli elevati. In molte applicazioni, la tecnologia digitale è già competitiva rispetto a quella basata sulle pellicole ed offre vantaggi e comodità di grande importanza.
Normalmente, le macchine fotografiche digitali registrano le immagini su di una scheda di memoria. Queste immagini possono essere trasferite in un computer per mezzo di un cavo speciale a corredo oppure per mezzo di un lettore esterno si schede di memoria che viene visto dal computer come un qualsiasi driver di dischetti.
Una volta scaricate sul computer, le immagini possono essere ritoccate con programmi di elaborazione immagini. A volte, esse vengono prodotte in formato BMP oppure TIF non compresso. Si tratta di due formati notevolmente ingombranti in termini di spazio di memoria. Per esempio, un'immagine da 1600x1200 px e con 16 milioni di colori, impegna 5,8 Mb. Dal momento che le schede di memoria hanno una capacità limitata, gli apparecchi digitali compiono una compressione che può ridurre la stessa immagine a 250 Kb e con un calo di qualità appena percettibile. Queste immagini sono normalmente compresse secondo il sistema JPG. Un altro formato di compressione molto usato in Internet è il GIF. Esso è dedicato a disegni e ad immagini formate da linee nette e da campi di colore uniforme, come avviene con i disegni ed i fumetti. Quando, invece, l'immagine presenta numerose sfumature, come è il caso delle fotografie, è conveniente ricorrere alla compressione JPG.


Acquisizione dei filmati con il computer

a) Segnale analogico
Per acquisire filmati analogici per mezzo di un computer è necessario che esso sia dotato di una scheda di acquisizione video. Questa scheda effettua la conversione analogico/digitale ed altre operazioni quali ridimensionamento, compressione, overlay. Di norma, queste schede sono corredate di un software per gestire l'acquisizione dei filmati. Con tali programmi si possono definire parametri quali:
- la dimensione dei singoli fotogrammi (o frames), es.: 320x240, 640x480, 720x576, 800x600 px;
- la cadenza dei frames (n° fotogrammi/secondo), es: 25/sec, 10/sec;
- l'indirizzamento dei colori (2 bytes/px=65000 colori, 3 bytes/px= 16 milioni di colori;
- la luminosità ed il contrasto delle immagini;
- il tipo di compressione.
E' chiaro che, dando valori più alti a questi parametri, alla scheda verrà richiesta una potenza di calcolo maggiore. Ad un certo punto essa non sarà più in grado di lavorare in modo corretto. Come conseguenza, nel filmato si avranno interruzioni, salto di immagini ed altri inconvenienti che vi costringeranno ad abbassare il valore dei parametri delle riprese. Anche dopo avere ridotto le vostre richieste alla scheda, vi accorgerete che pochi secondi di filmato occuperanno decine di Mb di spazio sul disco rigido. La compressione del filmato ridurrà notevolmente le sue dimensioni. In genere, le compressioni vengono fatte in tempo reale, ma è possibile compierle anche dopo l'acquisizione del filmato.

b) Segnale digitale
Per ricevere il segnale digitale di una telecamera, il computer richiede una speciale scheda di acquisizione video per segnale digitale. Essa non svolge più la conversione A/D e per questo è di solito abbastanza economica. I collegamenti sono normalmente realizzati con cavi e connettori Firewire (IEEE-1394), oppure con cavi e connettori USB secondo la versione 2.0 o successive per avere una velocità di trasferimento dei dati sufficiente per i filmati. In molti apparecchi digitali è possibile scambiare anche un segnale analogico. Questa possibilità ha lo scopo di mantenere la compatibilità con gli apparecchi analogici, quali TV e VTR.
Esistono migliaia di COmpressori/DECompressori (codec) per filmati. Poichè è in corso una continua evoluzione, la gran parte dei codec conosciuti è superata. Ciò impedisce anche che si possa affermare uno standard definitivo ed universale. Alcuni codec sono concepiti per disegni animati, altri sono dedicati a filmati normali, altri ancora sono concepiti per consentire l'osservazione del filmato in flusso continuo di dati (streaming) inviato via Internet, altri infine, prevedono che il filmato venga osservato soltanto dopo essere stato completamente scaricato.
Come procurarsi i codec? Alcuni dei codec più recenti sono normalmente forniti dagli ultimi sistemi operativi. Altri sono forniti insieme con il SW delle schede video. Altri ancora sono presenti nei programmi di visualizzazione di filmati. Altri codec possono essere scaricati da Internet o sono presenti in CD allegati a riviste di riprese video digitali. In ogni caso, se cercherete di vedere un filmato di cui il computer non possiede il codec adatto, in genere il sistema vi chiederà se volete scaricarlo dalla rete.
I files dei filmati possono avere diverse estensioni: AVI, MPG, MPEG, MJPG, MOV, etc. Ciascuna di queste estensioni corrisponde a filmati che possono essere stati ripresi con parametri diversi e compressi con codec diversi. In genere si tratta di compressori proprietari. Per esempio, il sistema AVI è stato sviluppato dalla Microsoft, il sistema MOV dalla Apple, l'MPEG invece è un sistema aperto (Open-Source), al suo interno conosciamo l'MPEG-1, MPEG-2, MPEG-4 di cui fanno parte anche i codec DivX e Xvid.

A conclusione di questa rapida panoramica dei mezzi per fare riprese al microscopio, vogliamo porre in evidenza che con un sistema basato su segnale Video Composito otterrete immagini di relativamente piccole dimensioni (circa 10 cm in orizzontale sul monitor), ma che può essere considerato sufficiente a livello amatoriale. Lavorare con il sistema S-Video vi permette di ottenere immagini di dimensione lineare doppia e con una qualità superiore. Con telecamere digitali del tipo DV o mini DV otterrete una definizione ed una qualità ancora superiori. In ogni caso, dovrete fare attenzione che tutto il sistema sia omogeneo come tecnologia. Infatti, se farete passare un segnale S-Video attraverso cavi Video Composito, la qualità del segnale sarà pari a quella del sistema inferiore.
L'ultimo passo è quello del montaggio del filmato. Con programmi dedicati (video editors) si possono isolare diversi spezzoni, congiungerli con dissolvenze, mettere titoli, aggiungere commento e musica.


Queste due immagini hanno oltre 30 anni. Furono effettuate con un apparecchio Kodak instamatic e pellicola in B.N. ed un microscopio poco più che giocattolo dal nostro presidente Guido Guidotti. Una immagine di quel tempo, l'ho postata qualche giorno fa.
Sono esemplari di Daphnia-pulex con all'interno ben visibili gli embrioni. Nella foto in alto si possono osservare anche i piccoli appena partoriti.
Questo post dimostra che anche con attrezzature di poco prezzo si possono ottenere dei risultati accettabili anche se migliorabili nel tempo.
Ieri sera (24-01-2010) nel pulire la libreria, ho trovato questo ragnettino parzialmente schiacciato dai volumi dietro i quali sostava in attesa forse di una preda. L'ho preso delicatamente con una pinzetta e con un microscopio stereo l'ho osservato e naturalmente anche fotografato. Al termine sono uscito sul retro-casa e l'ho lasciato libero anche se un pò "acciaccato!"
Euchlanis-triquetra rotifero con corazza dorsale e chiglia chiara mediana. Vive in acque stagnanti di ogni tipo.




Alcuni ciliati completamente "affogati" in un mare di batteri del genere spirilli. Le riprese fotografiche sono state effettuate in contrasto di fase.
Zoogloea-ramigera fotografata in contrasto di fase. E' un batterio ad albero composto da associazioni di differenti tipi di batteri in forma di arbusti o di corna ramificate. Singoli batteri bastoncellari in mucillagine diafana di tipo gelatinoso. Tipico organismo delle acque di scarico, acque fortemente inquinate da materiali organici.

sabato 23 gennaio 2010

Erano anni che in pieno inverno non mi trovavo difronte ad un pullulare di vita così spettacolare!!! Le due colture, proprio oggi, "compiono" 2 mesi!!


Immagini e video di Colpidium, Chilomonas-paramecium Coleps ecc. in quantità veramente eccezionali!!!


Gruppo di Colpidium ripresi e fotografati in contrasto di fase, che dimostrano quanto questo genere di protozoi siano presenti in maniera massiva.

venerdì 22 gennaio 2010




Tre belle vorticelle riprese in diversi momenti. Questo genere di ciliati risulta essere presente in maniera abbastanza diffusa, nonostante il periodo dell'anno non sia tra i più favorevoli.
Il continuo controllo delle colture anche durante l'inverno, ci permette di comprendere il mutare dell'ambiente e quindi capire il succedersi della presenza delle varie specie di microrganismi e quali tra queste appaiono essere dominanti. E' ovvio che certe valutazioni vanno fatte quando si hanno a disposizione un buon numero di osservazioni e soprattutto protratte nel tempo.
QUINDI AMICI VI INVITO AD OSSERVARE IN OGNI PERIODO DELL'ANNO.
INFUSORI DEL GENERE METACINETA FOTOGRAFATI IN CONTRASTO DI FASE.

UN ELIOZOO CON PREDA E UN INFUSORE FOTOGRAFATI IN CONTRASTO DI FASE. SI NOTANO ANCHE BATTERI DEL GENERE SPIROCHETA.