martedì 30 marzo 2010





E' lo stesso rotifero fotografato in luce trasmessa e in contrasto di fase. La traccia rossa mi è servita per evidenziare il piccolo pronto per essere "partorito!".



Piccoli di Microcodides-chlaena con le uova schiuse e un gruppo di uova non fecondate che nel giro di pochi minuti si sono completamente dissolte.



Quattro splendidi rotiferi della famiglia dei Brachionidae (nello specifico sono Microcodides-chlaena) rinvenuti tutti nel solito campione.

sabato 27 marzo 2010


Le due immagini mettono in evidenza la progressiva dissoluzione di una Pulce d'acqua.

Un gruppo di Phylodine (in alto) ed una isolata (in basso).

Stentor-plymorphus fotografato in luce trasmessa e in contrasto di fase.

venerdì 26 marzo 2010


Particolari di Spirogira, ottenuti con ingrandimenti diversi. Gli obiettivi usati sono un 40x plan e un 60x plan.

lunedì 22 marzo 2010

L'immagine riproduce un vetrino del Dott. Kemp composto da 100 forme diverse di diatomee. La fotografia è composta da quattro scatti uniti insieme con Photoshop. L'obliquità del campione non è dovuta ad un errato allineamento delle immagini, ma ad una caratteristica del montaggio del vetrino.
Un doveroso ringraziamento lo devo all'amico Piero Lavoratti per l'aiuto prestatomi.







Le otto immagini sono riprese da un vetrino del dott. Kemp e ritraggono una serie di diatomee che fanno parte di un campione di 100 forme diverse. Le fotografie sono state effettuate in luce trasmessa con obiettivo 60x planare.

venerdì 19 marzo 2010

Il ciclo cellulare

Il corpo di un essere umano adulto contiene un numero enorme di cellule: circa 60 milioni di milioni!

Tutte queste cellule si generano durante la crescita dell'individuo attraverso il processo di divisione cellulare costituito da mitòsi e citodièresi. Lo stesso processo permette all'organismo adulto di mantenere costante il numero delle proprie cellule, sostituendo continuamente quelle morte o danneggiate.

Mediante la mitosi il nucleo di una cellula eucariote si divide in due nuclei-figli geneticamente identici. Nel nostro corpo milioni di cellule si dividono ogni secondo attraverso la mitosi.

A seconda del loro tipo e della loro funzione, le cellule si dividono una o più volte al giorno, oppure meno spesso. Certe cellule altamente specializzate, come i globuli rossi e le cellule nervose, non sono capaci di replicarsi ma sono prodotti dalla continua divisione delle cellule staminali del midollo osseo.

La divisione è regolata dal ciclo cellulare, una sequenza ripetitiva di eventi che va dal momento in cui una cellula si divide, formando due cellule figlie, al momento in cui ciascuna di queste si divide a sua volta.

L'interfase

Durante l'interfase la cellula sintetizza nuove molecole e nuovi organuli.

All'interno del nucleo i cromosomi sono già duplicati, ma non è possibile distinguerli tra loro perché sono ancora sotto forma di cromatina non spiralizzata.

Il citoplasma contiene due centri di organizzazione dei microtùbuli (COMT): da qui hanno origine i microtubuli, fibre proteiche che costituiscono il fuso mitòtico, la struttura che guiderà la separazione dei cromosomi nel corso della mitosi.

Nelle cellule animali ciascun COMT contiene una coppia di centrìoli, organuli che sono strutturalmente simili alla base dei microtubuli, ma di cui non si conosce ancora la funzione.

Il nucleo contiene uno o più nuclèoli, e ciò indica che la cellula sta sintetizzando proteine: infatti è nei nucleoli che si formano i ribosomi, che hanno un ruolo essenziale nella sintesi proteica.

Inizio della profase

Durante la mitosi le cellule osservate al microscopio cambiano aspetto. I filamenti di cromatina che durante l'interfase avevano l'aspetto di una matassa indistinta si avvolgono più strettamente (spiralizzazione): il DNA diventa così visibile in forma di cromosomi filiformi. Il nome del processo, mitosi, deriva proprio dalla parola greca mìtos, che significa "filo".

All'inizio della profase, che è il primo stadio della mitosi, ciascun cromosoma duplicato è formato da due cromatìdi identici, uniti in corrispondenza del centròmero. La cellula ha così predisposto le due copie del proprio corredo genetico indispensabili per la divisione in due cellule figlie identiche.

Nel citoplasma inizia a formarsi il fuso, man mano che i microtubuli vengono assemblati a partire dai due centri di organizzazione dei microtùbuli (COMT), che si allontanano tra loro.

La profase è lo stadio più lungo della mitosi: se l'intero processo di divisione cellulare dura dieci minuti (che è la durata minima della mitosi), la cellula si troverà in profase per circa sei minuti.

Fine della profase

Alla fine della profase la membrana del nucleo si frammenta fino a scomparire; i cromosomi non sono più separati dal citoplasma.

Ora i microtubuli che partono dai due COMT, ai poli del fuso, possono raggiungere i cromosomi, che sono ora molto spiralizzati e ben distinguibili.

In corrispondenza dei centromeri ogni cromatidio possiede una struttura proteica detta cinetocòre . Alcuni microtubuli del fuso si agganciano ai cinetocori, mentre altri agganciano microtubuli provenienti dal polo opposto del fuso.

Ai microtubuli sono associate proteine motrici che iniziano a trascinare i cromosomi verso il centro della cellula.

La metafase

All'inizio della metafase il fuso mitotico è completo, con i due poli alle estremità opposte della cellula: ha la forma di una palla ovale da rugby.

Le coppie di cromatidi si muovono avanti e indietro all'interno del fuso, probabilmente manovrate dalle fibre di microtubuli, fino a che i cromosomi si dispongono in modo preciso nel piano equatoriale della cellula, lungo cui si allineano tutti i centromeri. I cinetocori dei due cromatidi di ciascun cromosoma sono rivolti verso poli opposti.

I microtubuli attaccati a un determinato cromatidio provengono tutti dal medesimo polo del fuso, mentre quelli attaccati al cromatidio corrispondente provengono dal polo opposto.

L'anafase

Durante l'anafase i centromeri di ciascun cromosoma si staccano, e i cromatidi separati migrano verso i poli opposti della cellula, diventando in sostanza cromosomi indipendenti che hanno l'aspetto di singoli bastoncini. Ciò avviene contemporaneamente per tutte le coppie di cromatidi.

Si ritiene che siano le proteine motrici dei cinetocori a spostare i cromosomi lungo i microtubuli, grazie a energia fornita dall'ATP. I centromeri infatti avanzano per primi verso i poli opposti della cellula, mentre le braccia dei cromosomi sembrano essere trascinate dietro.

Durante il movimento i microtubuli attaccati ai cinetocori si accorciano mentre quelli che non sono attaccati ai cromosomi si allungano: i poli così si allontanano uno dall'altro, e la cellula si allunga.

Al termine dell'anafase, a ciascuno dei due poli della cellula è radunata una serie completa di cromosomi, che al termine della replicazione cellulare costituirà il corredo genetico di una delle cellule figlie.


La telofase
e la citodieresi

Nella telofase prosegue l'allungamento della cellula iniziato nell'anafase. Intorno ai cromosomi si formano nuove membrane nucleari: ai due poli della cellula si formano così i due nuovi nuclei.

I cromosomi nel frattempo si svolgono in filamenti di cromatina, riappaiono i nucleoli e il fuso mitotico si disperde sotto forma di molecole di tubulina. La mitosi - cioè la suddivisione di un nucleo cellulare in due nuclei figli geneticamente identici - è così terminata.

La citodièresi, cioè la divisione del citoplasma, avviene di solito simultaneamente alla telofase: le due cellule figlie quindi si separano subito dopo la fine della mitosi.

Nelle cellule animali la citodieresi ha luogo con la formazione di un solco di scissione, una strozzatura provocata da un cordone di filamenti della proteina actina, che progressivamente divide la cellula in due parti.

Con il completamento della divisione cellulare si sono formate due cellule figlie, geneticamente identiche tra loro, che sono un po' più piccole della cellula madre ma che per il resto sarebbero indistinguibili da essa.

Da: torinoscienza.it


giovedì 18 marzo 2010

Cellula procariotica


Diagramma di una tipica cellula procariote

Vi sono due tipi di cellula procariote che, secondo la proposta tassonomica del 1990 di Carl Woese, costituiscono due dei tre domini viventi: gli Eubacteria (a volte, semplicemente, Bacteria) e gli Archaea. Tra questi due domini non vi sono tuttavia differenze strutturali sostanziali. Le principali strutture che caratterizzano la cellula procariote sono tre.

  • La presenza di una o più appendici chiamate flagelli e/o pili (strutture proteiche che protrudono dalla superficie cellulare).
  • Un contenitore cellulare costituito da parete cellulare e/o da capsula, barriere supplementari nei confronti dell'esterno. I componenti del contenitore possono essere estremamente variabili. Se la membrana plasmatica è presente in tutte le cellule procariotiche, esse presentano grandi differenze relativamente alla presenza e/o alla composizione di capsula e parete. La parete delle cellule procariotiche può essere di due tipi: Gram-positivo o Gram-negativo. Le pareti Gram-positive se colorate tramite il colorante cristalvioletto, e poi risciacquate, mantengono la colorazione. Mentre quelle Gram-negative no. La differenza sta tutta nella composizione della parete. Sia i Gram-positivi che i Gram-negativi, possiedono uno strato esterno detto peptidoglicano, che è il frutto dell'unione di due acidi e alcuni residui aminoacidici. Il peptidoglicano dei Gram-positivi è molto spesso, mentre quello dei Gram-negativi, oltre ad essere più sottile, è sormontato da uno strato LPS (lipolisaccaridico).
  • Una regione citoplasmatica priva di nucleo e/o organelli, che contiene principalmente il genoma ed i ribosomi. Un cromosoma procariote è solitamente una molecola circolare. Anche senza un vero nucleo, il DNA è condensato in un nucleoide. I procarioti possono avere elementi di DNA extracromosomico chiamati plasmidi, che sono solitamente circolari e che possono apportare capacità aggiuntive come la resistenza agli antibiotici. Le funzioni che gli organelli svolgono negli eucarioti, nei procarioti sono svolte a cavallo della membrana plasmatica.

Cellula eucariota

Una tipica cellula eucariotica presenta solitamente una dimensione circa 10 volte maggiore rispetto ad una tipica cellula procariotica, con un volume cellulare complessivo che può essere dunque anche 1000 volte maggiore. La principale caratteristica delle cellule eucariote, che le distingue da quelle procariote, è la presenza di una notevole compartimentazione interna, costituita dalla presenza di vescicole ed invaginazioni racchiuse da membrane fosfolipidiche nelle quali hanno luogo specifiche attività metaboliche. Il compartimento più importante è senza dubbio il nucleo cellulare, un organulo in cui viene conservato il DNA cellulare e che dà il nome alla cellula stessa (dal greco ευ, bene/vero e κάρυον, nucleo).

A livello strutturale, le cellule eucariote presentano differenze rilevanti dai procarioti in tre regioni.

  • La membrana plasmatica è del tutto simile a quella procariotica nella struttura e nella funzione. La parete cellulare non è invece presente, se non nella cellula vegetale (che presenta tuttavia una composizione profondamente diversa).
  • Il DNA eucariotico è organizzato in molecole lineari chiamate cromosomi, associate ad istoni e contenute interamente nel nucleo. Anche alcuni organelli eucariotici (come i mitocondri ed i cloroplasti) possono contenere DNA.
  • Gli eucarioti possono utilizzare ciglia e flagelli per muoversi, sebbene la loro struttura sia decisamente più complessa di quella delle protrusioni procariotiche.

Cellula animale ]


Schema di una cellula animale

La cellula animale è una cellula eucaritica che,per via di alcuni aspetti,è differente dalla cellula vegetale:

- L'assenza di una parete cellulare,ma la sola presenza di una membrana cellulare.

- La presenza dei lisosomi:rappresentano il sistema digerente della cellula in quanto sono responsabili della degradazione e della digestione(distruzione) di molecole estranee e macromolecole ingerite dalla cellula via endocitosi così come di macromolecole endogene.

- La presenza dei centrioli:intervengono al momento della duplicazione cellulare e sono responsabili di un'ordinata disposizione degli organuli cellulari.

- La presenza di flagelli: per il movimento cellulare

- L'assenza dei plastidi e dei vacuoli,tipici delle cellule vegetali.

Anatomia della cellula


Localizzazione dei vari distretti cellulari attraverso l'utilizzo della green fluorescent protein

Tutte le cellule, sia procarioti che eucarioti, sono racchiuse da una membrana che le protegge dall'ambiente esterno e ne preserva il potenziale elettrico. All'interno della membrana è presente il citoplasma, una sostanza salina che occupa la maggior parte del volume. Tutte le cellule utilizzano acidi nucleici (DNA ed RNA) per conservare e trasmettere l'informazione genetica necessaria a produrre proteine ed enzimi necessari per il funzionamento della cellula. Sono numerose le altre biomolecole e le compartimentazioni presenti all'interno della cellula. Di seguito sono riportate alcune delle più importanti.

La membrana cellulare

La membrana cellulare (detta anche membrana plasmatica o plasmalemma) è un sottile rivestimento che delimita tutte le cellule, separandole e proteggendole dall'ambiente esterno. Tale rivestimento è composto in prevalenza da un doppio strato di fosfolipidi, molecole contenenti regioni idrofobiche (rivolte verso l'interno della membrana) ed idrofile (rivolte verso l'esterno). Per tale motivo, la membrana è spesso definita come doppio foglietto fosfolipidico o bilayer fosfolipidico.

Numerose molecole proteiche e glicoproteiche (oltre al colesterolo e a diversi glicolipidi) sono inserite all'interno della struttura lipidica della membrana. Tali macromolecole, che possono spostarsi liberamente all'interno della membrana stessa (motivo per il quale la sua struttura è definita a mosaico fluido), possono agire come canali o pompe che trasportano le molecole all'interno o all'esterno della cellula. Sulla superficie della membrana sono presenti anche numerosi recettori, proteine che permettono alla cellula di rispondere prontamente ai segnali (tipicamente ormonali) provenienti dall'esterno.

La membrana è detta semi-permeabile, dal momento che è in grado di permettere ad una sostanza di passare liberamente, di passare in una determinata quantità o di non passare affatto. Negli organismi procarioti è ricoperta da un rivestimento protettivo chiamato parete cellulare, assente invece negli eucarioti animali; nelle cellule eucariotiche vegetali essa è presente sottoforma di una parete cellulare primaria (composta principalmente da pectina) e di una parete cellulare secondaria (composta principalmente da lignina).

Il citoplasma ed il citoscheletro

Il citoplasma è una soluzione acquosa dalla consistenza gelatinosa al cui interno vi sono i vari organuli che compongono la cellula. Tali organelli sono ancorati ad una struttura proteica, nota come citoscheletro. Esso ha in primo luogo la funzione di organizzare e mantenere la forma della cellula. Tra le altre funzioni, esso contribuisce in modo determinante al trasporto delle molecole all'interno della cellula, convogliandole verso il compartimento corretto, alla citodieresi ed al già citato sostegno ed ancoraggio degli organelli.

Il citoscheletro eucariotico è composto dai microfilamenti (composti essenzialmente di actina), dai filamenti intermedi e dai microtubuli (composti di tubulina). Il citoscheletro procariotico è meno studiato, ma è coinvolto anch'esso nel mantenimento della forma cellulare e nella citodieresi.[8]

Il centrosoma è la struttura da cui si dipartono i microtubuli e che, per questo motivo, ha un ruolo fondamentale per tutto il citoscheletro. Esso dirige infatti il trasporto attraverso il reticolo endoplasmatico e l'apparato del Golgi. I centrosomi sono composti da due centrioli, che si separano durante la divisione cellulare e collaborano alla formazione del fuso mitotico. Nelle cellule animali è presente un solo centrosoma. Centrosomi sono presenti anche in alcuni funghi ed alghe unicellulari.

Le ciglia ed i flagelli

Le ciglia ed i flagelli sono estroflessioni cellulari che ne permettono il movimento. Le ciglia sono generalmente numerose e possono creare correnti nella soluzione intorno alla cellula, in modo da indirizzare le sostanze nutrienti verso il luogo in cui verrà digerito (come succede per esempio nelle spugne). I flagelli sono invece presenti in numero singolo o comunque ridotto.

La parte interna di un ciglio o di un flagello è detta assonema o centriolo ed è costituito da una membrana che racchiude 9 coppie di microtubuli alla periferia più due microtubuli non accoppiati al centro. Questa struttura, detta 9+2, si ritrova in quasi tutte le forme di ciglia e flagelli eucariotici, dai protozoi all'uomo. L'assonema si attacca al corpuscolo basale, anch'esso formato da microtubuli, con una struttura leggermente diversa da quella dell'assonema: ci sono 9 triplette ai lati e 2 microtubuli singoli al centro.

Organuli

Le cellule eucariotiche contengono numerosi piccoli organi (chiamati appunto organuli) specializzati nello svolgere specifiche funzioni necessarie alla sopravvivenza delle cellule stesse.

Il nucleo



Schema del nucleo di una cellula eucariote. È evidente il nucleolo all'interno

Il nucleo è l'organello più complesso presente all'interno delle cellule eucariotiche e può essere considerato il centro di comando da cui partono tutti gli ordini che regolano la vita della cellula, presso cui è conservato il DNA sotto forma di cromatina ed hanno luogo la replicazione del DNA nucleare e la sua trascrizione ad RNA.

All'interno del nucleo, il nucleolo è la regione responsabile della sintesi dell'RNA ribosomiale (rRNA). Si tratta di una struttura fibrosa e granulare presente in una o più copie, soprattutto nelle cellule che presentano una attiva sintesi proteica. Al microscopio ottico appare come un granulo rotondeggiante, non delimitato da membrana e circondato da uno strato di cromatina condensata. È costituito da tratti di DNA che codificano per l'RNA ribosomiale, da filamenti di rRNA nascenti e da proteine.

L'informazione genetica presente nel nucleo è protetta da eventuali molecole citosoliche in grado di danneggiarla attraverso una doppia membrana nucleare, detta solitamente cisterna perinucleare e caratterizzata dalla presenza di pori che permettono il passaggio di determinate sostanze.

Il materiale genetico eucariotico è racchiuso all'interno del nucleo, dove è organizzato in differenti cromosomi lineari. Anche alcuni organelli, come mitocondri e cloroplasti, possono contenere materiale genetico addizionale. Il materiale genetico nei procarioti è invece contenuto in una semplice molecola circolare (il cromosoma batterico) situata in una regione del citoplasma detta nucleoide (che non può però essere considerata un organello).

Sintetizzando il nucleo è il cervello della cellula;riceve informazioni e trasmette ordini e messaggi.

Il reticolo endoplasmatico e l'apparato di Golgi


Diagramma di un sistema di endomembrane (come il reticolo endoplasmatico)

Il reticolo endoplasmatico (RE) è costituito da una serie di membrane ripiegate l'una sull'altra a formare tubuli e sacchetti che hanno il compito di raccogliere le proteine sintetizzate dai ribosomi, di trasportarle e smistarle, a seconda che siano destinate a subire determinate modificazioni o dirette verso specifiche destinazioni cellulari (ad esempio l'apparato di Golgi).

Si differenziano due regioni di RE: il reticolo endoplasmatico ruvido, sulla cui superficie sono contenuti i ribosomi (i corpuscoli riboproteici responsabili della sintesi proteica), e quello liscio, che ne è privo ed è maggiormente impegnato ad operare modificazioni post-traduzionali sulle proteine.

L'apparato di Golgi è adibito a rifinire e rendere fruibili le proteine prodotte da RE, prima che siano utilizzate dalla cellula stessa o espulse da essa. Tra le funzioni che svolge figurano dunque la modificazione di proteine e lipidi, la sintesi di carboidrati e l'impacchettamento delle molecole destinate alla secrezione all'esterno della cellula.

Formato da sacche membranose impilate le une sulle altre, la morfologia dell'apparato può variare leggermente a seconda delle cellule in esame, anche se in linea di massima la sua struttura è pressoché uniforme. Esso è infatti formato quasi sempre da dittiosomi, strutture costituite a loro volta da piccole sacche appiattite, e da formazioni cave, chiamate vescicole golgiane.

Sintetizzando l'apparato di Golgi è un insieme di vescicole appiattite a fisarmonica.

Mitocondri e cloroplasti



Diagramma schematico della struttura di un mitocondrio animale

I mitocondri possono essere considerati le centrali energetiche della cellula e sono presenti in quasi tutte le cellule eucariote[9] in numero variabile (tipicamente ne sono presenti circa 2000 per cellula, rappresentandone circa un quinto del volume totale).[10]

Ogni mitocondrio è racchiuso da due membrane, che ne individuano cinque regioni dalle proprietà differenti: la membrana esterna, lo spazio intermembrana, la membrana interna, lo spazio delle creste (formate dalle inflessioni della membrana interna) e la matrice.

La principale funzione dei mitocondri è la conversione di vari metaboliti in energia utilizzabile dalla cellula sotto forma di ATP. Ciò avviene attraverso pathways fondamentali come il ciclo di Krebs e la beta-ossidazione e la conseguente fosforilazione ossidativa. I mitocondri sono implicati anche in processi cellulari come l'apoptosi (morte cellulare programmata), la regolazione dello stato ossidativo della cellula, la sintesi dell'eme o la sintesi di steroidi.

I cloroplasti possono esser considerati la controparte dei mitocondri. Invece di produrre CO2 e H2O come scarto, essi svolgono la fotosintesi clorofilliana, che parte da quei composti per generare glucosio ed ossigeno. Anche i cloroplasti possono esser presenti in numero, forma e dimensione variabili all'interno del citoplasma.

Rispetto agli altri organelli, i mitocondri ed i cloroplasti contengono al loro interno una molecola di DNA indipendente da quello situato nel nucleo della cellula, che ne permette l'autoreplicazioni. Secondo la teoria endosimbiontica, questo sarebbe dovuto al fatto che tali organelli deriverebbero da ancestrali cellule procariote libere.

Lisosomi e perossisomi

I lisosomi sono organuli che contengono enzimi idrolitici (capaci di idrolizzare, cioè di rompere, i legami delle macromolecole biologiche), adibiti alla digestione in ambiente acido delle sostanze inutili o dannose alla cellula. Tali reazioni avvengono in un organello ad hoc per evitare la degradazione o l'acidificazione del citoplasma. Presenti solo nelle cellule eucariote animali, i lisosomi hanno un ruolo fondamentale ad esempio nei globuli bianchi, dove collaborano alla distruzione delle macromolecole di microorganismi patogeni.

I perossisomi hanno un ruolo simile a quello dei lisosomi. Anche essi infatti svolgono reazioni particolari in un ambiente confinato. In particolare, i perossisomi si occupano di degradare i perossidi (come l'acqua ossigenata), attraverso enzimi noti come perossidasi.

I vacuoli

I vacuoli sono organelli in grado di conservare al loro interno nutrienti e sostanze di scarto. Alcuni vacuoli possono anche contenere acqua di riserva. Alcune cellule, come quelle del genere Amoeba, hanno vacuoli contrattili, in grado di pompare acqua all'esterno della cellula qualora ce ne sia di surplus.

Fonte: wikipedia l'enciclopedia libera

mercoledì 17 marzo 2010



Due Arcella-vulgaris (Tecameba) si stanno progressivamente dissolvendo.
Si nota anche che l'animaletto sta cercando di liberarsi dall'ingombrante teca silicea.

sabato 13 marzo 2010

Questa è l'immagine successiva in ordine cronologico a quella precedente, la quale ritrae il Prorodon che si sta dissolvendo rilasciando nell'acqua il citoplasma di cui era composto, comprerso le molte diatomee che aveva ingerito. Anche quì si notano distintamente le tricocisti.
La bolla in basso nella foto è citoplasma staccatosi dall'animaletto (un Prorodon) di cui ne vediamo una piccola parte in alto nell'immagine. Un'altro particolare evidente è l'espulsione di Tricocisti, che denota la grande difficoltà in cui versa il ciliato.

COME SI ALLESTISCE UN VETRINO

Il campo d'indagine per il microscopista dilettante è estremamente ampio; è quasi impossibile fare l'elenco delle cose che si prestano ad essere studiate, ma anche soltanto l' osservazione delle varie forme di vita che popolano l'acqua stagnante ci può accompagnare per tutta la vita.
Il numero delle specie animali e vegetali fino ad oggi classificate è di alcune decine di migliaia e non basterebbe un'intera esistenza umana per conoscerle tutte. L'osservazione di forme viventi, d'aspetto mutevole ed in continuo movimento è, inoltre, più gratificante dello studio di cose che appaiono statiche, anche se interessanti.
Esaminare una goccia d'acqua è una delle cose più semplici che si possano fare con un microscopio e ci riserva sempre sorprese meravigliose.

L'attrezzatura di base per quest'attività è la seguente:
- una piccola quantità d'acqua raccolta in un fosso o in uno stagno;
- vetrini porta-oggetti;
- vetrini copri-oggetti;
- una pipetta di Pasteur od un semplice contagocce;
- una lama sottile, anche un piccolo coltello od un cacciavite col taglio sottile;
- un rotolo di carta da cucina;
- guanti in lattice "usa e getta".

Sia i vetrini porta-oggetti che quelli copri-oggetti si acquistano presso i rivenditori di microscopi, la pipetta contagocce in farmacia e tutto il resto in un comune supermercato.
Come dice il nome, il vetrino porta-oggetti serve ad ospitare la nostra goccia d'acqua. Il copri-oggetti serve a coprire e schiacciare la goccia d'acqua sul porta-oggetti ed è molto piccolo e sottile. La pipetta o il contagocce per dosare la goccia, la carta da cucina per asciugare i vetrini dopo l'uso o per asportare l'eventuale acqua in eccesso. La lama per deporre nel modo giusto il vetrino copri-oggetto sulla goccia di acqua, mentre i guanti servono per ragioni igieniche e per evitare di tagliarsi con il copri-oggetti.
Ed ecco ora come dovete procedere per allestire il preparato da osservare:
1. prendete il vetrino porta-oggetti verificando che sia perfettamente pulito. Eventuale sporcizia o granelli di polvere contribuiscono a degradare l'immagine osservata. Per ripulire i vetrini potete usare acqua distillata o un panno leggermente bagnato con alcool: ricordate che quest'ultimo è infiammabile. Non usate vicino a fiamme libere, lampade accese, ecc. Reggete il vetrino con il pollice e l'indice, avendo cura di tenerlo per i due lati sottili, al fine di non lasciare impronte o sporcizia sulle superfici piane. Appoggiatelo su una superficie piana e pulita.
2. con la pipetta prendete un po' d'acqua di stagno dal vostro contenitore di vetro e deponetene una piccola goccia sul vetrino porta-oggetti. Come imparerete con l'esperienza, le dimensioni della goccia sono molto importanti per la buona riuscita del preparato.
3. prendete ora un vetrino copri-oggetti. Esso è assai più piccolo del porta-oggetti ed è molto sottile; anzi, va ricordato che i vetrini copri-oggetti, per permettere una visione perfetta, devono avere uno spessore preciso di mm 0,17, questo perchè le ottiche del microscopio sono studiate per compensare le aberrazioni di questo tipo di vetrini.

Uno spessore diverso porta ad un degrado dell'immagine. Anche il copri-oggetti va preso con il pollice e l'indice tenendolo per il lato sottile. Quest'ultimo può essere tagliente, siate delicati. I guanti in lattice vi potranno essere di protezione. A questo punto, appoggiate uno dei bordi del copri-oggetti sul vetrino porta-oggetti, nei pressi della goccia d'acqua. Inclinate il copri-oggetti verso di essa poi, usando la lama che avrete preparato vicino a voi, iniziate a far scendere lentamente il vetrino sulla goccia d'acqua tenendolo da un lato con le dite e dall'altro con la lama. Quando esso avrà
schiacciato l'acqua e starà per appoggiarsi completamente sul porta-oggetti, estraete lentamente la lama tenendola quanto più bassa possibile e, finalmente, estraetela del tutto. L'operazione sarà finita.
4. nell'allestimento della goccia si possono presentare alcuni inconvenienti iniziali che, con un po' di esperienza, imparerete ad evitare. Il più comune è la formazione di bolle d'aria. Queste sono un ostacolo all'osservazione. Se ne avrete troppe dovrete ripetere la procedura. Con la pratica, riuscirete ad allestire un vetrino in poche decine di secondi.
L'altro possibile inconveniente è che potreste aver fatto una goccia d'acqua troppo grande. In questo caso essa deborderà dal vetrino e quest'ultimo sembrerà galleggiarvi sopra. Sottraete allora l'acqua in eccesso, appoggiando la carta da cucina ai lati del vetrino fino a raggiungere la situazione ottimale. In un vetrino perfettamente preparato, la goccia si dispone sotto il copri-oggetti senza uscire dai bordi e senza che il vetrino vi galleggi sopra, pur avendo occupato tutto lo spazio disponibile sotto il vetrino stesso.

5. ricordate di non osservare mai senza il vetrino copri-oggetti. Il suo uso, oltre ad essere essenziale per la qualità dell'immagine, serve ad impedire che l'obiettivo possa accidentalmente toccare il preparato sporcandosi. La pulitura di un obiettivo sporco, per un principiante, può non essere agevole. La preparazione di un buon vetrino è il primo passo verso una buona osservazione, tuttavia non basta solo questo. Occorre anche regolare al meglio il microscopio. Vi consigliamo quindi di leggere con attenzione "osservare una goccia d'acqua".


LA GOCCIA D'ACQUA

C' è acqua e acqua e su questo non ci sono dubbi!
Basta munirsi di un microscopio ed alcuni campioni di liquido ed il gioco è fatto. Il trucco è prelevarli nei posti giusti, come un lago poco profondo, uno stagno o più semplicemente una pozzanghera che resista più di tre giorni. Con un po' di fortuna si potrà scoprire un mondo molto più ricco di quello vegetale ed animale visibile ad occhio nudo.
In una goccia d'acqua, infatti, si possono trovare decine e decine di microscopici esseri viventi, animali e vegetali
, fra i quali esistono differenze considerevoli, più di quelle che si trovano, per esempio, tra il muschio e la quercia o tra un pesce ed un mammifero. Ma niente paura: tutti questi microrganismi sono assenti nell'acqua che scorre dai rubinetti di casa! Anche perchè, l'eventuale presenza, per esempio, di alghe nell'acqua potabile, sarebbe dannosa alla salute: questi microrganismi, infatti, possono provocare gravi infezioni gastro-intestinali.
Quindi, per conoscere gli abitanti delle acque non potabili ed ottenere un ricco bottino da esaminare al microscopio, bisognerebbe raccogliere, insieme all'acqua, anche detriti sbriciolati sul fondale, foglie in decomposizione, fango e frammenti di piante.
Fra i microrganismi che appartengono al mondo vegetale i più comuni sono le alghe (rosse, azzurre, brune, dorate e diatomee). Mentre, tra gli animali, si trovano i rotiferi
, organismi pluricellulari, ed i protozoi, unicellulari: una vera scoperta per tutti coloro che vogliono entrare in questo singolare microcosmo!
Le alghe sono organismi autotrofi, cioè in grado di produrre sostanze nutritive a partire da materiali inorganici, unicellulari o pluricellulari, provvisti di vari pigmenti, come la clorofilla. Normalmente, sono ricoperte da una membrana impregnata di sostanze mucillaginose, silicee o calcaree, e hanno f
orme diversissime.
Per la loro
enorme quantità sono state divise in più classi: le più comuni sono le cloroficee, ovvero le alghe verdi e le crisoficee, vale a dire quelle giallo-verdi o giallo-brune.
Anche le diatomee appartengono a questa grande famiglia, pur avendo caratteristiche diverse, sono prive di flagelli, le appendici che talvolta ricoprono il corpo e sono rivestite da una membrana di silice, un
guscio rigido che, alla loro morte, forma sui fondali grandi depositi detti farina fossile.

Dove prelevare l'acqua

Prima ancora di consigliare dove prendere l'acqua per le osservazioni, conviene pensare dove non conviene perdere tempo! L'acqua potabile o quella minerale non vanno prese in considerazione. In particolare, l'acqua delle condutture pubbliche e domestiche è addizionata di sostanze, come il cloro, che hanno proprio il compito di eliminare eventuali microrganismi presenti. Sono poco produttive anche le acque di sorgente e quelle correnti di fiumi, torrenti o ruscelli.
Anche le acque dei laghi, prese al largo, hanno una bassa concentrazione di piccoli ospiti.
Il luogo ideale per fare una ricca raccolta di piante od animali microscopici è lo stagno. In tutti i luoghi dove le acque rimangono ferme per lungo tempo, si ha, in genere, uno sviluppo notevole di alghe, protozoi e tanti altri piccoli animali anche pluricellulari, seppur di dimensioni microscopiche.
Perciò, se avete un piccolo stagno nei pressi di casa, vi potete ritenere fortunati, perchè avrete a disposizione tutto l'anno una vera e propria miniera di materiale da osservazione.
Anche nei fiumi potrete raccogliere campioni, purchè abbiate cura di farlo presso la riva, nelle anse e ovunque l'acqua sia ferma o quasi. La stessa cosa vale per torrenti e ruscelli.
Un periodo favorevole alla raccolta si verifica quando, a seguito di un lungo periodo di siccità, le acque raggiungono il livello più basso, scorrono molto lentamente o non scorrono affatto. Frequentemente, in queste condizioni, si formano estese fioriture d'alghe che ricoprono parte dell'acqua con una massa verde e gelatinosa. I microrganismi proliferano poi là dove ci sono vegetali immersi e marcescenti.
Anche la popolazione microscopica risente delle variazioni stagionali, perciò la primavera e l'estate sono stagioni favorevoli alla raccolta, ma anche in inverno troverete, in ogni caso, sempre qualcosa da osservare con il vostro microscopio.
Può darsi il caso che non abbiate ruscelli o stagni nei pressi della vostra abitazione; niente paura! Troverete in ogni caso materiali in qualunque fossa lungo i campi o ai lati delle strade di campagna. Talvolta, in questi luoghi, finiscono degli scarichi di paesi o abitazioni. Adottate allora qualche precauzione utilizzando guanti di lattice per il prelievo e l'osservazione, dopo ci che datevi una bella lavata alle mani.
La microscopia non riserva particolari pericoli e le abituali norme igieniche bastano a tutelarsi.
I luoghi di raccolta non finiscono qui. Dopo un periodo di pioggia, anche una pozzanghera che sia rimasta tale per quattro o cinque giorni vi riserverà delle sorprese e, in primavera, vi troverete facilmente anche pollini di numerose piante, ampliando così la vostra area d'indagine. Sempre grazie alla pioggia, potrete trovare piccoli organismi semplicemente prendendo l'acqua che ristagna nei canali di scarico orizzontali dei vostri terrazzi. In particolare, vi troverete dei piccoli pluricellulari chiamati rotiferi che si prestano bene all'osservazione, anche con modesti ingrandimenti.
Un altro luogo domestico dove potrete trovare alghe e protozoi è il sottovaso delle vostre piante, specie se alimentate con acqua piovana o di pozzo. Infine, se abitate in paesi o città ove siano presenti fontane o vasche ornamentali, non disdegnate di raccogliere campioni anche lì e se sono presenti delle piante acquatiche come le ninfee, raschiatele sulla parte a contatto con l'acqua con un coltello ed immergete la patina prelevata sulla lama nel vostro barattolino d'acqua.

Come prelevare l'acqua

L'attrezzatura per raccogliere i campioni è quanto mai semplice e, in molti casi, sarà già presente nelle vostre case.
Innanzitutto, vi serviranno dei barattoli di vetro di varie dimensioni; è importante che siano muniti di coperchio per non perdere il frutto del vostro lavoro. I più comodi sono quelli che contengono i cibi omogeneizzati per bambini. Sono poco ingombranti, assai maneggevoli ed in poco spazio se ne possono tenere molti. Ciò ci permetterà di prendere campioni
d'acqua in punti diversi dello stagno o del ruscello. Un'etichetta adesiva preciserà i luoghi. Tuttavia, sarà utile anche un barattolo più grande, da un litro o più, che servirà come riserva biologica da utilizzare nel tempo. Nel barattolo più grande, i processi che portano al degrado delle colture avvengono assai più lentamente che nei piccoli vasetti da omogeneizzati.
Molti microrganismi sono sensibili agli sbalzi di temperatura, perciò sarà opportuno tenere i nostri barattolini in una borsa termica, tipo quelle che si trovano nei supermercati per i surgelati oppure in un contenitore di polistirolo munito di coperchio.
Quando si raccolgono i campioni, bisogna sempre lasciare un po' d'aria tra l'acqua ed il coperchio per consentire una piccola riserva di ossigeno. Giunti a casa, i coperchi dovranno essere rimossi e i barattolini potranno essere coperti con un tessuto poroso tipo quello usato per confezionare i confetti, che fermeremo con un elastico: così si renderà possibile il ricambio d'aria, impedendo alla polvere di entrare.
Nella raccolta si potrà ricorrere ad accorgimenti che renderanno più proficuo il nostro lavoro. Per esempio, sarà utile inserire nel barattolo una piccola quantità di vegetali presenti nell'acqua e sarà bene prendere foglie o canne sommerse, raschiando la loro superficie in modo che la patina che le ricopre finisca nel barattolo. Anche la patina dei sassi sommersi servirà allo scopo e, in qualche particolare barattolino, raccoglierete anche un po' della melma del fondo che, in genere, ospita una sua caratteristica popolazione. Si prenderanno inoltre un po' delle alghe presenti, ma le quantità di esse e dei vegetali messe nel barattolini dovranno essere modeste. Una pianticella sommersa, strappata con le radici
dal fondo, servirà ad ossigenare l'acqua. Abbiate cura di non raccogliere mai i campioni presso acque profonde, dove un'accidentale caduta potrebbe avere gravi conseguenze. Se siete bambini fatevi sempre aiutare da una persona adulta.

Tutto quanto detto finora vale per quei casi in cui le caratteristiche del terreno consentono di arrivare fino alla riva degli specchi d'acqua.
Tuttavia, ciò non è sempre possibile. Spesso, i fossi laterali alle strade, sono ben più in basso del livello stradale poco accessibili e c'è la possibilità di cadervi; talvolta possiamo fare incontri con topi o serpenti (comunque innoqui) perciò è utilissimo munirsi di un bastone telescopico da imbianchino (sono quelli che si possono allungare od accorciare per segmenti, come di fa con le canne da pesca); in cima, fisseremo con il nastro adesivo un barattolo da cucina con un manico adeguatamente lungo e, così attrezzati, sarà possibile raccogliere campioni in perfetta sicurezza anche in fossati o stagni poco accessibili.
Sul prelievo dei campioni possono influire anche le condizioni del tempo o l'ora del giorno.
Di solito, nelle giornate luminose, piene di sole, le alghe si approssimano alla superficie, mentre la maggior parte dei microscopici animaletti si lascia scivolare sul fondo. Non sappiamo se lo facciano per sfuggire alla luce od ai loro predatori naturali.
Quindi, se vi interessano di più protozoi e simili, la vostra raccolta sarà più proficua di sera, dopo il tramonto oppure nelle giornate molto nuvolose, viceversa se sono le alghe ad intrigarvi, farete un bottino migliore nel primo pomeriggio di un giorno assolato. Infine, ricordate che un luogo domestico dove rinvenire campioni è un comunissimo acquario, soprattutto se avrete cura di spremere bene il filtro dello stesso. I filtri possono essere una vera miniera di microrganismi.

Le colture a casa

Una volta rientrati a casa, sarà bene portare subito i nostri barattolini-coltura nella stanza adibita a piccolo laboratorio. Si dovrà togliere il coperchio e si metteranno in modo tale che siano esposti alla luce, ma non ai raggi diretti del sole che ucciderebbero i nostri piccoli ospiti. Un luogo consigliabile è il davanzale di una finestra rivolta a nord. In inverno, nello spazio compreso tra la finestra e la controfinestra. Sarebbe consigliabile fare subito una prima osservazione, perchè i più delicati tra i nostri soggetti moriranno presto. In generale, con il passare dei giorni, le specie più resistenti tenderanno ad aumentare di numero.
Questa proliferazione, però, sarà temporanea e, dopo un certo tempo, si verificherà una rapida scomparsa o comunque, un notevolissimo ridimensionamento del numero di esemplari presenti. A questo punto, potrà essere una specie, fio ad allora poco numerosa, ad avere un notevole incremento di individui. Anch'essa, però, andrà incontro ad una rapida diminuzione. Col passare delle settimane, il numero delle specie presenti diventa sempre più piccolo.
Nelle colture vecchie, assisteremo alla comparsa di un gran numero di batteri, che formeranno una patina sul pelo dell'acqua e solo gli organismi più resistenti ed adatti al nuovo microambiente sopravvivranno a lungo. Malgrado ciò, una coltura d' acqua di stagno potrà essere oggetto di osservazione per diverse settimane ed in qualche caso per qualche mese.
Una periodica aggiunta di nuova acqua, con la stessa provenienza, potrà contribuire ad allungarne la vita. Anche i microrganismi hanno bisogno di cibo: li potremo nutrire aggiungendo, ogni tanto, una piccola goccia di latte o un po' d'acqua ove si sia lasciato in infusione, per qualche giorno, una piccola quantità di fieno.
Un piccolo trucco: quando una coltura è piena di centinaia o migliaia di piccoli ospiti della stessa specie c'è da aspettarsi un imminente tracollo; in tal caso, prepareremo un barattolo ex novo con acqua analoga, vi aggiungeremo una piccola quantità di fieno, quindi trasferiremo nel nuovo ambiente qualche goccia d'acqua del barattolino super-popolato. In questo modo, se tutto va bene, daremo vita ad una nuova coltura che prolungherà la vita dei nostri piccoli ospiti.
Un accorgimento per ottenere gocce da osservare contenenti molti organismi consiste nell'immergere dei rametti di vegetali nelle acque di coltura. La superficie sarà colonizzata da una numerosa popolazione di microrganismi ed estraendo i rametti dall'acqua e raschiandoli in superficie, delicatamente sul vetrino, otterremo delle gocce da osservazione super-popolate.

Per arricchire le colture

Uno degli organismi microscopici più interessanti da osservare è il paramecio. Esiste un curioso accorgimento per far aumentare il numero degli esemplari nella coltura. Occorre procurarsi alcune radici di cavolo navone. Lo si trova in gennaio - febbraio. Si recide la radice, somigliante ad una grossa carota bianca e di forma irregolare, in piccoli pezzi di circa un centimetro cubo.Si mette ad essiccare bene al sole o sul termosifone di casa. Con la perdita dell'acqua, i vari pezzi diverranno molto più piccoli e secchi. Potranno essere messi allora in un barattolo di vetro dove si conserveranno per vari anni.
Ebbene, aggiungendo alle colture naturali contenenti almeno qualche paramecio, un pezzettino di cavolo navone essiccato si otterrà, in genere in 36-48 ore, una loro rapida proliferazione. Ne basterà una piccola quantità e, con l'esperienza, si imparerà a calcolare la dose ed ogni quanti giorni aggiungere un nuovo pezzetto. Il cavolo navone funziona anche con altri protozoi.
Un altro modo di coltivare ciliati è quello di aggiungere una goccia di latte ad una coltura di 100 ml d'acqua, avendo cura di agitare il tutto per facilitare la diffusione omogenea. Il liquido, a questo punto, diverrà un po' lattescente. Si aspetterà allora che l'acqua ritorni limpida dopo di che si aggiungerà una seconda goccia di latte. Se tutto andrà bene, si avranno delle colture con molti stentor ceruleus e parameci. La periodica aggiunta di una goccia di latte manterrà il risultato a lungo. L'unico inconveniente sarà costituito dal fatto che i microrganismi diverranno un po' opachi, ma potranno essere utilizzati per allestire altre colture, in acqua chiara, con un piccolo pezzo di cavolo navone o un infuso d'acqua e poco fieno.

Gli infusi

L'acqua presente nell'ambiente naturale di pozze, stagni, fossati e luoghi simili, è già di per sè ricca di materiale da osservare. Tuttavia, si possono allestire anche delle colture nel nostro laboratorio, preparando gli infusi.
Tanto per cominciare, va detto che l'acqua raccolta è già un'ottima coltura ed i microrganismi vi si sviluppano bene senza alcun intervento. Ciò nonostante, si potranno ottenere ulteriori miglioramenti se vi aggiungeremo una piccola quantità di fango raccolto sul fondo, qualche rametto di pianta acquatica e frammenti di foglia estratta sempre dal luogo di raccolta, avendo cura di usarne piccole dosi. Si possono realizzare, tuttavia, dei veri e propri infusi nell'ambiente domestico.

Infuso di fieno
E' il più comune ed il pi
ù classico. Occorre un barattolo di vetro, meglio se non troppo piccolo. Si deposita sul fondo una modesta quantità di fieno. Si aggiungono un paio di chicchi di grano e riso. Infine si mette l'acqua. Non si deve utilizzare quella dell'acquedotto, che spesso contiene cloro, ma acqua piovana, di sorgente o pozzo. Dopo qualche giorno, due o tre, si noterà che sulla superficie dell'acqua si sarà sviluppata una pellicola ben definita. Essa sarà ricca di bacillus subtilis, un batterio che prolifera in presenza di fieno bagnato e sarà possibile osservare qualche protozoo se, nel materiale usato ve n'erano sotto forma di cisti o spore. Un risultato assai migliore si otterrà se, al momento della formazione della pellicola, si aggiungerà una piccola quantità d'acqua di stagno che ospiti già dei microrganismi.
Quando le condizioni sono ottimali, presso il substrato potranno comparire dei parameci in forma massiccia. Le colture di fieno vanno conservate alla luce, ma non direttamente al sole, ed a temperatura ambiente. Converrà seguirle nel tempo, perchè il microsistema ecologico dell'infusione è in continua evoluzione. Si osserva lo svilupparsi massiccio di una certa specie animale che, raggiunto il suo livello massimo, scomparirà sostituita da una nuova specie. Il fenomeno potrà ripetersi più volte.
L'infusione di fieno è molto adatta per i ciliati e può essere usata per alimentare colture vecchie.

Infuso di insalata
Risultati analoghi si ottengono mettendo in infusione un po' di foglie di insalata.
L'importante è non eccedere mai con le quantità immesse nell'acqua, che devono essere sempre modeste per non dar luogo a massicci fenomeni di putrefazione, con il conseguente eccessivo consumo d'ossigeno.

OSSERVARE UNA GOCCIA D'ACQUA

Alcuni amici mi hanno pregato di dare un accenno su come osservare una goccia d'acqua, ed io ben volentieri ho accettato. Di seguito troverete alcune indicazioni di base su come ci dobbiamo comportare davanti ad un campione; BUON DIVERTIMENTO E SOPRATTUTTO BUONE OSSERVAZIONI!!!

C'è un'enorme differenza tra i verbi vedere, guardare, osservare.

Il grande scienziato J.B.De Lamarck diceva: "L'uomo non guarda mai il cielo, perchè lo vede sempre". Tutti o quasi, uscendo di casa al mattino, rivolgono lo sguardo al cielo per sapere che tipo di giornata li attende e, se ci sono le nubi, tutti le vedono, ma pochi le osservano.
Osservare non vuol dire guardare, vedere; osservare significa concentrare i propri occhi su un soggetto, farne il centro della nostra attenzione, destinare ad esso la nostra capacità di concentrazione, dedicare ad esso i sensi e la mente, dimenticando tutte le altre cose che ci circondano. Si osserva per conoscere, per sapere, per arricchirci di cose nuove, per far nascere in noi domande alle quali si desidererà, poi, dare una risposta. Per innalzare lo spirito, la nostra anima verso cose elevate, quelle che più di ogni altra fanno onore alla dignità umana. Quindi, ricordate sempre: non si guarda in un microscopio, si osserva; per conoscere, per capire, per diventare migliori.
Una proficua seduta richiede alcuni piccoli e facili accorgimenti: tenete il vostro strumento nell'angolo più tranquillo di casa, lontano dai rumori e dalle persone non interessate a quest'attività. Per sopportare bene le lunghe ore di lavoro avrete bisogno di sentirvi a vostro agio. Fate in modo di disporre di una temperatura gradevole, assumete la posizione più comoda possibile disponendo lo strumento e la sedia nella posizione più adatta. Date ad altri l'incarico di rispondere al telefono e pregateli di disturbarvi solo in caso di necessità.
A questo punto iniziate il lavoro.
Prima di tutto, accertatevi di aver allestito in maniera corretta il vetrino. Regolate lo strumento fino a quando avrete ottenuto il miglior contrasto e la migliore illuminazione possibili. Cominciate con un basso potere di ingrandimento, 50 o 100 volte. A questo punto iniziate l'osservazione, guardando con attenzione e senza fretta nel campo dell'oculare. Se nulla colpisce la vostra attenzione muovete lentamente il vetrino, con le mani se avete un modello economico, o con le apposite manopole di traslazione se è di tipo più evoluto. Non appena avrete trovato un soggetto di vostro interesse, fermatevi. Cercate di notare tutti i particolari permessi dall'obiettivo usato, poi passate ad un ingrandimento superiore. Spesso vi troverete davanti a qualcosa d'ignoto. Tenete sempre accanto a voi uno dei manuali consigliati in bibliografia. Attraverso i disegni o le fotografie cercate d'identificare ciò che ha attratto la vostra attenzione. Le prime volte incontrerete delle difficoltà, ma non scoraggiatevi;con il tempo e l'esperienza imparerete un sacco di cose nuove e, anzi, saranno proprio quelle sconosciute e mai viste prima a suscitare curiosità ed entusiasmo.
Sappiate fin da ora che le domande che riceveranno una risposta saranno sempre meno di quelle che resteranno in sospeso, con un punto interrogativo. Potete anche passare tutta la vita con gli occhi al microscopio, ma sempre, anche dopo decenni, vi capiterà qualcosa mai visto prima. Sta anche qui il fascino misterioso del microscopio!
Alla prima occhiata noterete dei corpuscoli o delle masserelle informi ed opache. In genere, sono piccoli frammenti di vegetali, particelle di fango o resti di animali morti. La vostra attenzione sarà, però, attratta da ciò che si muove: i protozoi, piccoli animali costituiti da una sola cellula, così diffusi nelle acque stagnanti, staranno per divenire i vostri nuovi amici, compagni fedeli dell'avventura che starete per vivere. Ne esistono migliaia di specie diverse, alcune diffuse un po' dappertutto, altre tipiche di acque con caratteristiche particolari. Appartengono a numerosi gruppi, spesso assai diversi fra loro, che, con il tempo, vi diverranno familiari: ciliati, zoomastigi, rhizopodi, suctori, rotiferi e così via.Nomi difficili che imparerete un po' alla volta attraverso i loro esemplari più comuni.
Non finisce qui; troverete anche delle magnifiche piante, anch'esse unicellulari, dotate di smaglianti colori, spesso verde smeraldo come le euglene, le diatomee e quelle flagellate. Una cosa che non mancherà di stupirvi è che alcune di esse possono muoversi, nuotare, cambiare di forma sotto il vostro sguardo.
E qualcuna ha anche un organo che funziona come un rudimentale occhio per la ricerca della luce!
Insomma, avrete davanti a voi, allo stesso tempo, il giardino zoologico e l'orto botanico delle meraviglie.
Le prime volte potrete anche concedervi il lusso di vagare in qua e là come più vi piace ma, se volete diventare dei veri naturalisti dilettanti, degli autentici microscopisti, dovrete scegliere fra tanta abbondanza e dare sistematicità alle vostre osservazioni. Ripetiamo, osservare non guardare! Nessuno vi obbliga a porre dei limiti ai vostri interessi, tuttavia sono molti gli osservatori che, con così tante occasioni di scelta, hanno deciso di specializzarsi in un settore specifico: c'è chi si occupa soltanto di diatomee, chi predilige lo studio dei protozoi, chi è affascinato solo dalle amebe e chi si interessa, soprattutto, di funghi microscopici o di batteri. Saranno il tempo e l'esperienza a orientare le vostre scelte, ma uno, in particolare, dovrebbe essere l'impegno morale: diffondere la vostra passione per questa scienza, condividere con quante più persone possibili le meraviglie dell'infinitamente piccolo. Diventare missionari della microscopia.
Troverete utile e gratificante disegnare ciò che vedrete, in seguito potrete fare i primi tentativi di fotografia.
Molti microscopisti collegano una telecamera al loro strumento, poi seguono le immagini sul televisore ed il collegamento con un comune videoregistratore vi permetterà di realizzare delle videocassette casalinghe che potrete rivedere nel tempo o mostrare ai vostri amici. Se conoscete persone già esperte, rivolgetevi a loro per avere utili suggerimenti.


Qualche piccolo trucco

Una delle difficoltà del neo-microscopista consiste nel riuscire a seguire i protozoi che, spesso, si muovono troppo velocemente. Questo problema è facilmente risolvibile. La quantità d'acqua imprigionata sotto il vetrino copri-oggetti è molto modesta e, col passare del tempo, evaporerà. Via via che il liquido diminuisce, gli animaletti rallentano i propri movimenti, un po' perchè manca loro l'acqua, un po' perchè il vetrino copri-oggetti, non più sostenuto dal liquido, comincia a premere su di loro. Questo è il momento più adatto per l'osservazione. Con i vostri animaletti immobili o quasi, potrete osservare con tutta calma i loro particolari, prendere nota della struttura, osservare le loro caratteristiche interne ed effettuare dei buoni disegni. Questo è anche il momento adatto per scattare fotografie o fare una videoregistrazione.
Attenzione, se permetterete all'acqua di evaporare del tutto, i protozoi moriranno. E ciò non è giusto; in fin dei conti è merito loro se avrete fatto delle proficue osservazioni! Che cosa dovete fare allora? Semplice, aggiungete una piccola quantità di nuova acqua. Procedete così: con una pipetta contagocce aspirate un po' d'acqua e depositatene una piccola goccia accanto al bordo del copri-oggetti, evitando di sovrapporre ad esso del liquido. Poi, prendete una lama sottile o la punta a taglio di un piccolo cacciavite e muovete lentamente l'acqua con un movimento parallelo al bordo del vetrino copri-oggetti, avendo cura di non toccare quest'ultimo. In pochi secondi l'acqua vi penetrerà sotto ed i piccoli protozoi riprenderanno la normale attività, consentendovi di continuare l'osservazione.
Questa è anche un'ottima occasione per fare una curiosa esperienza: chiedete ad un amico di fare l'operazione di aggiunta dell'acqua, secondo le modalità sopra descritte. Voi tenete gli occhi agli oculari. Quando l'acqua penetrerà sotto il vetrino, vi sembrerà di vedere un ruscello in piena. Ciò che è sotto ai vostri occhi sarà spazzato via in un attimo, come quando un fiume esce dagli argini e travolge tutto. Sarà uno spettacolo che non mancherà di stupirvi. Se non volete perdere tempo, nell'attesa che i protozoi rallentino i loro movimenti, preparate i vetrini una mezzora prima di iniziare la seduta. Inutile affermare che l'acqua evaporerà più velocemente nella stagione calda. In inverno, un'unica goccia può permettere anche tre ore consecutive di osservazione.
Alcuni manuali, al fine di rallentare il movimento dei microrganismi, suggeriscono di metterli in un mezzo come la cellulosa di metile, che è usata come colla ed è solubile in acqua. Essa rallenta il nuoto degli animaletti, ma lo rende innaturale, quindi noi vi suggeriamo di utilizzare le tecniche suddette, oltretutto semplicissime da mettere in atto.


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La mia foto
Montecatini Terme, Pistoia, Italy
Sono appassionato di microbiologia da oltre 30 anni. Sono uno dei soci fondatori del gruppo "Amici del Microscopio" affiliato al Gruppo donatori di sangue Fratres di Pieve a Nievole.Collaboro stabilmente da diversi anni con le scuole del comprensorio della Valdinievole,(dalle scuole materne alle medie-inferiori) presso le quali insegno l'uso del microscopio e tutto ciò che è inerente a tale attività.