lunedì 25 gennaio 2010

FOTOGRAFIE E FILMATI AL MICROSCOPIO
DI GIORGIO CARBONI
In tempi in cui il microscopista faceva fotografie usando un' ingombrante camera fotografica a lastre di vetro sono un lontano ricordo. Stiamo ormai lasciandoci alle spalle anche gli apparecchi a pellicola, mentre le tecniche di ripresa digitale si affermano ogni giorno sempre più. Questi nuovi strumenti hanno reso molto più semplici ed economiche le riprese e hanno aperto nuovi orizzonti al trattamento, alla trasmissione di immagini e filmati. In questo articolo, forniamo alcune informazioni essenziali per fare fotografie e filmati al microscopio, con particolare attenzione agli strumenti di ripresa digitali che sono disponibili oggi. Chi ha già provato a fare fotografie al microscopio si è accorto che non basta
avere un microscopio ed una macchina fotografica per ottenere delle valide immagini, ma occorre anche assicurare un adeguato collegamento ottico, meccanico ed elettronico fra i diversi dispositivi coinvolti.
Alcune delle informazioni che forniamo di seguito sono valide anche per riprese al cannocchiale.


Collegamento ottico

Ci sono tre metodi principali per fare riprese al microscopio. La luce che esce dall' oculare del microscopio è normalmente parallela, tuttavia, agendo sulla messa a fuoco è possibile fare in modo che essa diventi convergente.
Il primo sistema per fare riprese al microscopio si fonda su questo principio per formare un' immagine reale del campione ad una certa distanza dalla pupilla d' uscita dell' oculare. Regolando la messa a fuoco, si può variare questa distanza e se essa è di 250 mm, l' immagine prodotta avrà l' ingrandimento nominale. Per esempio, se usiamo un obiettivo da 40x ed un oculare da 10x, a quella distanza otterremo un' immagine del campione ingrandita 400 volte. Se, invece, focalizzeremo l' immagine a metà di quella distanza, cioè a 125 mm, l' immagine prodotta avrà metà dell' ingrandimento nominale. Come è semplice capire, con questo sistema si producono immagini di grandi dimensioni, adatte a macchine fotografiche a lastre od a pellicole piane e che devono essere usate prive di obiettivo. Speciali adattatori sono in grado di ridurre l' immagine per adattarla alle pellicole di formato 24x36. Chiamiamo questo sistema "ripresa dall' oculare in luce convergente". Si tratta di un sistema che non si presta bene agli apparecchi digitali e che, quindi, non prenderemo in considerazione.

Il secondo metodo prevede di sistemare l' apparecchio di ripresa immediatamente sopra l' oculare del microscopio. Questo sistema si basa sul fatto che la luce che esce dall' oculare è normalmente parallela e può essere inviata direttamente ad un apparecchio di ripresa che, come sappiamo, è adatto a lavorare con luce parallela. Questo sistema è adatto sia per gli apparecchi a pellicola che per quelli digitali e richiede alcuni accorgimenti che illustreremo fra breve. Chiamiamo questo sistema "ripresa dall' oculare in luce parallela".
Il terzo sistema consiste nel far giungere l' immagine prodotta dall' obiettivo del microscopio direttamente sulla superficie sensibile dell' apparecchio di ripresa. Per fare questo, bisogna rimuovere sia l' oculare del microscopio che l' obiettivo dell' apparecchio. Anche questo metodo richiede attenzioni che verranno descritte più avanti. Chiamiamo questo sistema "ripresa diretta".


a) Ripresa dall'oculare in luce parallela

Durante l' uso normale di un microscopio, la luce che esce dall' oculare è parallela e, così come l' occhio è in grado di utilizzare questo tipo di luce per focalizzare l' immagine sulla retina, altrettanto le macchine fotografiche e le telecamere sono in grado di focalizzare sulla loro superficie sensibile l' immagine prodotta dal microscopio. In base a queste considerazioni, ponendo il nostro apparecchio di ripresa subito sopra l' oculare del microscopio, possiamo riprendere ciò che esso sta osservando.

Misura dell'estrazione pupillare

Accendere il microscopio e, con un vetro smerigliato oppure con un ritaglio di carta traslucida tenuta orizzontalmente, intercettate il cono di luce che emerge dall' oculare. Variate l' altezza del vetro smerigliato sull'oculare e, quando il dischetto luminoso sarà divenuto minimo, avrete localizzato la pupilla d' uscita. La distanza della pupilla dalla montatura dell' oculare è la cosiddetta estrazione pupillare dell' oculare. Più è alto questo valore, minore è il pericolo di vignettatura. L' estrazione pupillare dovrebbe essere almeno pari a 10 mm, deve comunque essere sufficiente per l' apparecchio di ripresa che volete usare. Gli oculari che permettono di mantenere gli occhiali durante l' osservazione hanno un' elevata estrazione pupillare e sono contrassegnati dal simbolo di un paio di occhiali. Altri oculari sono specialmente progettati per impiego fotografico, hanno un' elevata estrazione pupillare e normalmente portano anch' essi il simbolo degli occhiali. Misurate l' estrazione pupillare degli oculari che avete.


Scelta dell'oculare

In molti microscopi di non recente fabbricazione, alcune correzioni dell' immagine primaria sono lasciate all' oculare, che è progettato apposta. Per questo motivo, è molto facile che un oculare fotografico, anche della migliore marca, ma non specialmente progettato per il proprio microscopio, peggiori la nitidezza dell' immagine. Questo inconveniente è più evidente verso i bordi del campo, dove potranno mostrarsi aberrazioni cromatiche, aberrazioni sferiche e mancanza di planarità del campo. Per evitare questi problemi, è necessario utilizzare un oculare adatto al proprio microscopio. Prima di comprarne uno nuovo, verificate la possibilità di utilizzare un oculare del microscopio stesso. A tale scopo, può andare bene un oculare da 15x, di quelli che sono spesso a corredo del microscopio, ma che in pratica vengono usati raramente. Spesso, questi oculari hanno una discreta estrazione pupillare. Se uno di quegli oculari vi consente di evitare vignettature con l' apparecchio che volete utilizzare, potrete ottenere ottime riprese. L' acquisto di un oculare non progettato per il vostro microscopio deve essere fatto con molta cautela. Cercate di confrontare la qualità dell' immagine che ottenete con questo oculare con quella che ottenete con gli oculari a corredo del microscopio, ponendo come si è detto la massima attenzione al bordo del campo.


Regolazione dell'apparecchio di ripresa

Prima di montare l' apparecchio di ripresa sul microscopio, disattiva le sua messa a fuoco automatica e regolate l' obiettivo all'infinito. Per evitare vignettatura al momento dello scatto quando il diaframma viene stretto, impostate l' apparecchio per lavorare in priorita' di diaframma e regolatelo a tutta apertura. Escludete il flash. Dopo avere regolato anche il microscopio, e prima di effettuare le riprese, fate il bilanciamento del bianco.


Regolazione del microscopio

Dopo aver trovato un valido soggetto da riprendere e scelto l' obiettivo da impiegare, occorre mettere a punto il sistema di illuminazione del microscopio per le migliori condizioni nell'osservazione normale. In riferimento al sistema di illuminazione di Kohler, cercate le condizioni migliori per l'osservazione, agendo sull' altezza del condensatore, il diaframma di apertura, l' intensità dell' illuminazione, etc...
Montate l'apparecchio di ripresa e attivate la visualizzazione sul monitor di un computer od una TV. Per mezzo dello zoom regolate la dimensione dell' immagine, quindi cercate di adattare l' illuminazione all' apparecchio di ripresa. Limitate i vostri interventi a pochi ritocchi. Evitate di stringere il diaframma d' apertura e di spostare l' altezza del condensatore. Se necessario ridurre l' intensità della luce, ruotate l' adatta manopola sull' alimentatore. Se avete sistemato il vostro apparecchio di ripresa nella posizione giusta, avrete bisogno solo di un leggero perfezionamento della messa a fuoco.
Spesso, le telecamere munite di CCD mostrano un' eccessiva sensibilità alla luce ed agli infrarossi (IR). Riducendo l' intensità dell' illuminazione, il colore della luce diventa giallastro, per cui diventa importante porre all' uscita dell' illuminatore un filtro blu per elevare la temperatura di colore dell' immagine. Se l' elemento sensibile della telecamera non è ben schermato nei confronti degli IR, è probabile che non riusciate a mettere bene a fuoco l' immagine. Per ridurre questo problema è utile un filtro anti infrarossi quale il Filtro IR-Cut Dielettrico della Baader oppure lo Schott BG38 oppure l'Hoya C-500S. Potete provare anche ad utilizzare un filtro antitermico per proiettori di diapositive.


b) Ripresa diretta

Un altro metodo per effettuare riprese al microscopio consiste nel fare arrivare l' immagine primaria prodotta dall' obiettivo del microscopio direttamente sulla superficie sensibile dell' apparecchio di ripresa. Per fare questo è necessario togliere l' obiettivo dell' apparecchio di ripresa e l' oculare del microscopio. Dopo di che, l' apparecchio di ripresa va sistemato sul tubo del microscopio in modo che la superficie sensibile si trovi il più vicino possibile al piano dove di solito si forma l' immagine primaria e dove essa è più corretta. Ciò permette anche di mantenere la parafocalità con gli oculari, cosa che risulterà comoda specialmente se le riprese si alternano all'osservazione diretta.
Questo metodo è spesso seguito anche in ambito professionale. Infatti, normalmente, gli apparecchi destinati a riprese al microscopio sono sprovvisti dell' obiettivo, oppure esso può essere tolto. Questo sistema può fornire ottimi risultati, a patto di disporre di un apparecchio progettato apposta per questa destinazione. Purtroppo, questo tipo di apparecchi risulta anche piuttosto costoso.
Stanno comparendo sul mercato le prime macchine reflex digitali alla quali può essere tolto l' obiettivo. Esse sono ancora piuttosto costose, ma il loro prezzo è destinato a calare rapidamente. In alcune telecamere relativamente poco costose, l' obiettivo può essere rimosso. Fra queste contiamo alcune webcam, telecamere da sorveglianza e telecamere per uso industriale. Le webcam hanno un costo molto basso e possono essere utilizzate per riprese al microscopio con discreti risultati.
Per fare riprese dirette è preferibile usare per il microscopio obiettivi che forniscano un' immagine primaria interamente corretta e che, quindi, non richiedano un oculare compensatore. Questo aspetto deve essere tenuto in considerazione da chi si appresta ad acquistare un microscopio. Il problema maggiore nel fare riprese dirette è dovuto alla grande luminosità dell' immagine che si adatta male all' elevata sensibilità del CCD alla luce ed in particolare agli IR. Di norma, gli elementi sensibili sono dotati di un proprio filtro anti IR, ma ciò non basta per risolvere il problema dell' elevata sensibilità dei sensori a questo tipo di radiazioni, per cui durante le riprese bisognerà utilizzare un altro filtro anti IR. Nell'acquisto di un apparecchio digitale da usare senza obiettivo, verificate che il CCD sia abbastanza grande e non troppo sensibile alla luce ed agli IR.


c) Collegamento meccanico

Come si è detto, l' apparecchio di ripresa va posto ad una minima distanza sull' oculare del microscopio, oppure, per fare riprese dirette, sul tubo principale del microscopio. Nei microscopi trinoculari, l' apparecchio va sistemato sul terzo tubo, detto anche tubo fotografico.
Per mantenere in posizione l' apparecchio di ripresa sul microscopio, è necessario un adattatore. E' possibile acquistare adattatori fatti apposta per il proprio apparecchio e che possono essere montati sul microscopio. Esistono oculari dotati di una filettatura (vedi
immagine a sinistra) che permette loro di essere montati direttamente su determinate macchine fotografiche digitali.
E' inoltre possibile fabbricare adattatori per mezzo di un tornio. La foto a destra mostra un adattatore universale che può essere fabbricato anche senza un tornio. A seconda del modello dell' apparecchio di ripresa, l'inquadratura e la messa a fuoco vengono fatti usando:
- il cannocchialino laterale dell' adattatore (macchina a pellicola non reflex);
- il mirino (macchine a pellicola reflex);
- un minischermo posteriore (apparecchi di ripresa digitali);
- una TV od un monitor di computer (apparecchi di ripresa digitali).


d) Collegamento elettronico

Distinguiamo gli apparecchi di ripresa, di registrazione e di visualizzazione in analogici e digitali. Fra gli apparecchi analogici abbiamo le macchine fotografiche e le cineprese a pellicola, le telecamere dotate di sistema di registrazione analogico a nastro magnetico, i videoregistratori a nastro VHS, i televisori. Fra gli apparecchi digitali abbiamo le macchine fotografiche digitali, le videocamere digitali, i lettori ed i videoregistratori DVD, le televisioni digitali.
Attualmente è in corso la sostituzione della tecnologia analogica con quella digitale. Sul mercato, sono reperibili numerosi modelli di macchine fotografiche digitali e stanno arrivando i primi modelli di reflex digitali ad obiettivo amovibile. Esistono inoltre vari modelli di videocamere digitali. I videoregistratori DVD, capaci anche di registrare un film in formato digitale sono già disponibili, anche se il loro costo è ancora relativamente elevato. Le televisioni digitali sono in ritardo rispetto agli altri apparecchi, ma si apprestano ad arrivare.
Poichè, in questo momento, le due tecnologie convivono, spesso gli apparecchi digitali sono forniti di ingressi ed uscite tali da mantenere la compatibilità con gli apparecchi di tipo analogico. Gli apparecchi a pellicola non hanno possibilità di collegarsi con videoregistratori o TV. Invece, le apparecchiature di ripresa elettroniche possono fornire un segnale analogico o digitale e possono essere collegati a TV, videoregistratori e computer.

La gran parte degli apparecchi elettronici di ripresa, di registrazione e di visualizzazione oggi disponibili, scambiano fra loro segnali elettronici di tipo analogico secondo i sistemi Video Composito e S-Video. Con il segnale Video Composito, possiamo ottenere una risoluzione verticale di 250-330 linee, che è proprio dei sistemi VHS e Video8. Utilizzando il segnale S-Video, possiamo ottenere una migliore qualità dei filmati, raggiungendo le 400-430 linee, proprie dei sistemi di registrazione SVHS e Hi8. Nel sistema Video Composito, i segnali di luminanza e crominanza corrono su di un unico filo, mentre nel sistema S-Video, questi segnali viaggiano su fili distinti, cosa che garantisce una migliore qualità delle immagini. Per poter lavorare correttamente, occorre che il segnale, i cavi, i connettori e gli apparecchi siano adatti ed omogenei.Di solito, le macchine fotografiche digitali hanno in dotazione cavi o speciali lettori con i quali è possibile scaricare sul disco rigido del computer le foto registrate nella scheda di memoria. Non tutti sanno che, spesso, le macchine fotografiche digitali hanno un'uscita video analogica, così che esse possono essere utilizzate anche come telecamere. Purtroppo, in questo impiego esse non mantengono la loro elevata definizione, ma lavorano secondo il sistema Video Composito.

Normalmente, anche le telecamere possono essere utilizzate per riprese al microscopio. Le telecamere analogiche possono fornire un segnale Video Composito oppure S-video. Le più moderne telecamere registrano i filmati in formato digitale e producono un segnale digitale che nella maggioranza dei casi segue il formato DV (Digital Video). Si tratta di un sistema che fornisce 500 linee in verticale e garantisce immagini più nitide e colori più fedeli dei normali sistemi analogici. Inoltre, nel fare copie, la qualità dei filmati digitali non si degrada. Il formato Mini-DV deriva dal DV e differisce soltanto nella dimensione delle cassette che è più piccola. Altri formati digitali di migliore qualità, più costosi ed impiegati anche in ambito professionale, sono il DVCPro ed il DVCAM, che derivano anch'essi dal formato DV. Il formato Digital Betacam, detto anche Digi-Beta, è stato creato dalla Sony ed è adatto a chi cerca un'elevata qualità e non ha problemi di bilancio. La presenza di un'uscita analogica nelle telecamere digitali serve a collegarle a TV e videoregistratori analogici, mentre un ingresso analogico permette a queste telecamere di ricevere un segnale analogico per esempio da Tv e videoregistratori e di digitalizzarlo.

Per ricevere il segnale da una telecamere analogica, il computer deve essere provvisto di una scheda acquisizione video con ingressi Video Composito e S-Video, la quale attui la conversione analogico/digitale. La scheda deve essere in grado di acquisire il flusso di dati che le viene inviato e possibilmente anche di svolgere la compressione MPEG in tempo reale. Se la scheda ha una capacità di eleborazione dei dati insufficiente, si avranno disturbi sul filmato acquisito e sarà necessario abbassare la definizione delle riprese. Queste schede possono ricevere il segnale analogico anche da TV e da videoregistratori. Di solito, esse possiedono anche un'uscita video analogica. Di norma, le schede di acquisizione video non dispongono di connettori per trattare l'audio. Questa funzione è in genere lasciata ad una scheda audio ed è possibile servirsi di questa scheda per dare voce e musica ai filmati.

Numerosi apparecchi TV sono forniti dei connettori Video Composito e S-Video. Di solito, questi connettori permettono soltanto l'ingresso del segnale. Per prelevare il segnale video, si può utilizzare una speciale presa Scart, i cui connettori possono essere commutati come ingressi o come uscite audio-video. Il collegamento microscopio> telecamera> TV permette di mostrare a molte persone contemporaneamente quello che si vede al microscopio.

Schema dei collegamenti tra apparecchio di ripresa e TV, videoregistratore, computer


Anche i video registratori possono essere dotati di connettori Video Composito e S-Video che di solito permettono soltanto l'ingresso del segnale. Per prelevare il segnale, si può utilizzare la speciale presa Scart che abbiamo citato. Con il videoregistratore potete riprendere filmati di lunga durata (4-8 ore), attualmente impossibili col computer. Ciò è utile per seguire un microrganismo per lungo tempo e per riprendere avvenimenti occasionali. In un momento successivo si può fare la scelta ed il montaggio dei filmati su di un secondo videoregistratore.


Acquisizione di fotografie e filmati con il computer

Con la tecnologia delle emulsioni sensibili si possono ottenere diapositive e stampe. Purtroppo, per sapere se l'inquadratura è valida, se avete dato la giusta esposizione, se la messa a fuoco è corretta, se il campione si è mosso, dovete aspettare lo sviluppo e l'eventuale stampa della pellicola: Se volete inviare queste immagini ad altre persone, potete spedirne delle copie per mezzo del servizio postale. Ottenere copie di diapositive è possibile, sebbene piuttosto costoso. Potete inviare foto anche via Internet, ma solo dopo averle digitalizzate. A tale scopo, vi potete rivolgere a laboratori che però consegneranno il lavoro dopo parecchio tempo, oppure potete acquistare un digitalizzatore per pellicole od uno scanner adatto. Una terza soluzione, valida solo per diapositive, consiste nel riprodurle per mezzo di una macchina digitale.
In fotografia, la tecnologia digitale ha portato una vera rivoluzione. Con questa tecnologia si possono ottenere immagini molto ben definite e dotate di colori molto fedeli. Ciò è dovuto anche al fatto che, con questa tecnologia, si salta il trattamento dei materiali sensibili da parte dei laboratori fotografici che, spesso, ne degradavano la qualità. E' possibile verificare immediatamente la buona riuscita delle proprie riprese e la comodità di questo sistema si riflette anche sulla qualità dei risultati. E' possibile elaborare le immagini, inviarle ad altre persone via Internet oppure inserirle in pagine web. E' possibile conservare inalterate nel tempo le proprie immagini, evitando inoltre graffi, polvere e ditate. Le immagini digitali possono essere stampate per mezzo di stampanti a getto d'inchiostro, laser e sublimazione di colori. I laboratori di fotografia le possono anche stampare su carta fotografica, con buona qualità e consegna in pochi minuti. La risoluzione dei sistemi di ripresa digitali sta crescendo incessantemente ed ha ormai raggiunto livelli elevati. In molte applicazioni, la tecnologia digitale è già competitiva rispetto a quella basata sulle pellicole ed offre vantaggi e comodità di grande importanza.
Normalmente, le macchine fotografiche digitali registrano le immagini su di una scheda di memoria. Queste immagini possono essere trasferite in un computer per mezzo di un cavo speciale a corredo oppure per mezzo di un lettore esterno si schede di memoria che viene visto dal computer come un qualsiasi driver di dischetti.
Una volta scaricate sul computer, le immagini possono essere ritoccate con programmi di elaborazione immagini. A volte, esse vengono prodotte in formato BMP oppure TIF non compresso. Si tratta di due formati notevolmente ingombranti in termini di spazio di memoria. Per esempio, un'immagine da 1600x1200 px e con 16 milioni di colori, impegna 5,8 Mb. Dal momento che le schede di memoria hanno una capacità limitata, gli apparecchi digitali compiono una compressione che può ridurre la stessa immagine a 250 Kb e con un calo di qualità appena percettibile. Queste immagini sono normalmente compresse secondo il sistema JPG. Un altro formato di compressione molto usato in Internet è il GIF. Esso è dedicato a disegni e ad immagini formate da linee nette e da campi di colore uniforme, come avviene con i disegni ed i fumetti. Quando, invece, l'immagine presenta numerose sfumature, come è il caso delle fotografie, è conveniente ricorrere alla compressione JPG.


Acquisizione dei filmati con il computer

a) Segnale analogico
Per acquisire filmati analogici per mezzo di un computer è necessario che esso sia dotato di una scheda di acquisizione video. Questa scheda effettua la conversione analogico/digitale ed altre operazioni quali ridimensionamento, compressione, overlay. Di norma, queste schede sono corredate di un software per gestire l'acquisizione dei filmati. Con tali programmi si possono definire parametri quali:
- la dimensione dei singoli fotogrammi (o frames), es.: 320x240, 640x480, 720x576, 800x600 px;
- la cadenza dei frames (n° fotogrammi/secondo), es: 25/sec, 10/sec;
- l'indirizzamento dei colori (2 bytes/px=65000 colori, 3 bytes/px= 16 milioni di colori;
- la luminosità ed il contrasto delle immagini;
- il tipo di compressione.
E' chiaro che, dando valori più alti a questi parametri, alla scheda verrà richiesta una potenza di calcolo maggiore. Ad un certo punto essa non sarà più in grado di lavorare in modo corretto. Come conseguenza, nel filmato si avranno interruzioni, salto di immagini ed altri inconvenienti che vi costringeranno ad abbassare il valore dei parametri delle riprese. Anche dopo avere ridotto le vostre richieste alla scheda, vi accorgerete che pochi secondi di filmato occuperanno decine di Mb di spazio sul disco rigido. La compressione del filmato ridurrà notevolmente le sue dimensioni. In genere, le compressioni vengono fatte in tempo reale, ma è possibile compierle anche dopo l'acquisizione del filmato.

b) Segnale digitale
Per ricevere il segnale digitale di una telecamera, il computer richiede una speciale scheda di acquisizione video per segnale digitale. Essa non svolge più la conversione A/D e per questo è di solito abbastanza economica. I collegamenti sono normalmente realizzati con cavi e connettori Firewire (IEEE-1394), oppure con cavi e connettori USB secondo la versione 2.0 o successive per avere una velocità di trasferimento dei dati sufficiente per i filmati. In molti apparecchi digitali è possibile scambiare anche un segnale analogico. Questa possibilità ha lo scopo di mantenere la compatibilità con gli apparecchi analogici, quali TV e VTR.
Esistono migliaia di COmpressori/DECompressori (codec) per filmati. Poichè è in corso una continua evoluzione, la gran parte dei codec conosciuti è superata. Ciò impedisce anche che si possa affermare uno standard definitivo ed universale. Alcuni codec sono concepiti per disegni animati, altri sono dedicati a filmati normali, altri ancora sono concepiti per consentire l'osservazione del filmato in flusso continuo di dati (streaming) inviato via Internet, altri infine, prevedono che il filmato venga osservato soltanto dopo essere stato completamente scaricato.
Come procurarsi i codec? Alcuni dei codec più recenti sono normalmente forniti dagli ultimi sistemi operativi. Altri sono forniti insieme con il SW delle schede video. Altri ancora sono presenti nei programmi di visualizzazione di filmati. Altri codec possono essere scaricati da Internet o sono presenti in CD allegati a riviste di riprese video digitali. In ogni caso, se cercherete di vedere un filmato di cui il computer non possiede il codec adatto, in genere il sistema vi chiederà se volete scaricarlo dalla rete.
I files dei filmati possono avere diverse estensioni: AVI, MPG, MPEG, MJPG, MOV, etc. Ciascuna di queste estensioni corrisponde a filmati che possono essere stati ripresi con parametri diversi e compressi con codec diversi. In genere si tratta di compressori proprietari. Per esempio, il sistema AVI è stato sviluppato dalla Microsoft, il sistema MOV dalla Apple, l'MPEG invece è un sistema aperto (Open-Source), al suo interno conosciamo l'MPEG-1, MPEG-2, MPEG-4 di cui fanno parte anche i codec DivX e Xvid.

A conclusione di questa rapida panoramica dei mezzi per fare riprese al microscopio, vogliamo porre in evidenza che con un sistema basato su segnale Video Composito otterrete immagini di relativamente piccole dimensioni (circa 10 cm in orizzontale sul monitor), ma che può essere considerato sufficiente a livello amatoriale. Lavorare con il sistema S-Video vi permette di ottenere immagini di dimensione lineare doppia e con una qualità superiore. Con telecamere digitali del tipo DV o mini DV otterrete una definizione ed una qualità ancora superiori. In ogni caso, dovrete fare attenzione che tutto il sistema sia omogeneo come tecnologia. Infatti, se farete passare un segnale S-Video attraverso cavi Video Composito, la qualità del segnale sarà pari a quella del sistema inferiore.
L'ultimo passo è quello del montaggio del filmato. Con programmi dedicati (video editors) si possono isolare diversi spezzoni, congiungerli con dissolvenze, mettere titoli, aggiungere commento e musica.

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COME SI ALLESTISCE UN VETRINO

Il campo d'indagine per il microscopista dilettante è estremamente ampio; è quasi impossibile fare l'elenco delle cose che si prestano ad essere studiate, ma anche soltanto l' osservazione delle varie forme di vita che popolano l'acqua stagnante ci può accompagnare per tutta la vita.
Il numero delle specie animali e vegetali fino ad oggi classificate è di alcune decine di migliaia e non basterebbe un'intera esistenza umana per conoscerle tutte. L'osservazione di forme viventi, d'aspetto mutevole ed in continuo movimento è, inoltre, più gratificante dello studio di cose che appaiono statiche, anche se interessanti.
Esaminare una goccia d'acqua è una delle cose più semplici che si possano fare con un microscopio e ci riserva sempre sorprese meravigliose.

L'attrezzatura di base per quest'attività è la seguente:
- una piccola quantità d'acqua raccolta in un fosso o in uno stagno;
- vetrini porta-oggetti;
- vetrini copri-oggetti;
- una pipetta di Pasteur od un semplice contagocce;
- una lama sottile, anche un piccolo coltello od un cacciavite col taglio sottile;
- un rotolo di carta da cucina;
- guanti in lattice "usa e getta".

Sia i vetrini porta-oggetti che quelli copri-oggetti si acquistano presso i rivenditori di microscopi, la pipetta contagocce in farmacia e tutto il resto in un comune supermercato.
Come dice il nome, il vetrino porta-oggetti serve ad ospitare la nostra goccia d'acqua. Il copri-oggetti serve a coprire e schiacciare la goccia d'acqua sul porta-oggetti ed è molto piccolo e sottile. La pipetta o il contagocce per dosare la goccia, la carta da cucina per asciugare i vetrini dopo l'uso o per asportare l'eventuale acqua in eccesso. La lama per deporre nel modo giusto il vetrino copri-oggetto sulla goccia di acqua, mentre i guanti servono per ragioni igieniche e per evitare di tagliarsi con il copri-oggetti.
Ed ecco ora come dovete procedere per allestire il preparato da osservare:
1. prendete il vetrino porta-oggetti verificando che sia perfettamente pulito. Eventuale sporcizia o granelli di polvere contribuiscono a degradare l'immagine osservata. Per ripulire i vetrini potete usare acqua distillata o un panno leggermente bagnato con alcool: ricordate che quest'ultimo è infiammabile. Non usate vicino a fiamme libere, lampade accese, ecc. Reggete il vetrino con il pollice e l'indice, avendo cura di tenerlo per i due lati sottili, al fine di non lasciare impronte o sporcizia sulle superfici piane. Appoggiatelo su una superficie piana e pulita.
2. con la pipetta prendete un po' d'acqua di stagno dal vostro contenitore di vetro e deponetene una piccola goccia sul vetrino porta-oggetti. Come imparerete con l'esperienza, le dimensioni della goccia sono molto importanti per la buona riuscita del preparato.
3. prendete ora un vetrino copri-oggetti. Esso è assai più piccolo del porta-oggetti ed è molto sottile; anzi, va ricordato che i vetrini copri-oggetti, per permettere una visione perfetta, devono avere uno spessore preciso di mm 0,17, questo perchè le ottiche del microscopio sono studiate per compensare le aberrazioni di questo tipo di vetrini.

Uno spessore diverso porta ad un degrado dell'immagine. Anche il copri-oggetti va preso con il pollice e l'indice tenendolo per il lato sottile. Quest'ultimo può essere tagliente, siate delicati. I guanti in lattice vi potranno essere di protezione. A questo punto, appoggiate uno dei bordi del copri-oggetti sul vetrino porta-oggetti, nei pressi della goccia d'acqua. Inclinate il copri-oggetti verso di essa poi, usando la lama che avrete preparato vicino a voi, iniziate a far scendere lentamente il vetrino sulla goccia d'acqua tenendolo da un lato con le dite e dall'altro con la lama. Quando esso avrà
schiacciato l'acqua e starà per appoggiarsi completamente sul porta-oggetti, estraete lentamente la lama tenendola quanto più bassa possibile e, finalmente, estraetela del tutto. L'operazione sarà finita.
4. nell'allestimento della goccia si possono presentare alcuni inconvenienti iniziali che, con un po' di esperienza, imparerete ad evitare. Il più comune è la formazione di bolle d'aria. Queste sono un ostacolo all'osservazione. Se ne avrete troppe dovrete ripetere la procedura. Con la pratica, riuscirete ad allestire un vetrino in poche decine di secondi.
L'altro possibile inconveniente è che potreste aver fatto una goccia d'acqua troppo grande. In questo caso essa deborderà dal vetrino e quest'ultimo sembrerà galleggiarvi sopra. Sottraete allora l'acqua in eccesso, appoggiando la carta da cucina ai lati del vetrino fino a raggiungere la situazione ottimale. In un vetrino perfettamente preparato, la goccia si dispone sotto il copri-oggetti senza uscire dai bordi e senza che il vetrino vi galleggi sopra, pur avendo occupato tutto lo spazio disponibile sotto il vetrino stesso.

5. ricordate di non osservare mai senza il vetrino copri-oggetti. Il suo uso, oltre ad essere essenziale per la qualità dell'immagine, serve ad impedire che l'obiettivo possa accidentalmente toccare il preparato sporcandosi. La pulitura di un obiettivo sporco, per un principiante, può non essere agevole. La preparazione di un buon vetrino è il primo passo verso una buona osservazione, tuttavia non basta solo questo. Occorre anche regolare al meglio il microscopio. Vi consigliamo quindi di leggere con attenzione "osservare una goccia d'acqua".


LA GOCCIA D'ACQUA

C' è acqua e acqua e su questo non ci sono dubbi!
Basta munirsi di un microscopio ed alcuni campioni di liquido ed il gioco è fatto. Il trucco è prelevarli nei posti giusti, come un lago poco profondo, uno stagno o più semplicemente una pozzanghera che resista più di tre giorni. Con un po' di fortuna si potrà scoprire un mondo molto più ricco di quello vegetale ed animale visibile ad occhio nudo.
In una goccia d'acqua, infatti, si possono trovare decine e decine di microscopici esseri viventi, animali e vegetali
, fra i quali esistono differenze considerevoli, più di quelle che si trovano, per esempio, tra il muschio e la quercia o tra un pesce ed un mammifero. Ma niente paura: tutti questi microrganismi sono assenti nell'acqua che scorre dai rubinetti di casa! Anche perchè, l'eventuale presenza, per esempio, di alghe nell'acqua potabile, sarebbe dannosa alla salute: questi microrganismi, infatti, possono provocare gravi infezioni gastro-intestinali.
Quindi, per conoscere gli abitanti delle acque non potabili ed ottenere un ricco bottino da esaminare al microscopio, bisognerebbe raccogliere, insieme all'acqua, anche detriti sbriciolati sul fondale, foglie in decomposizione, fango e frammenti di piante.
Fra i microrganismi che appartengono al mondo vegetale i più comuni sono le alghe (rosse, azzurre, brune, dorate e diatomee). Mentre, tra gli animali, si trovano i rotiferi
, organismi pluricellulari, ed i protozoi, unicellulari: una vera scoperta per tutti coloro che vogliono entrare in questo singolare microcosmo!
Le alghe sono organismi autotrofi, cioè in grado di produrre sostanze nutritive a partire da materiali inorganici, unicellulari o pluricellulari, provvisti di vari pigmenti, come la clorofilla. Normalmente, sono ricoperte da una membrana impregnata di sostanze mucillaginose, silicee o calcaree, e hanno f
orme diversissime.
Per la loro
enorme quantità sono state divise in più classi: le più comuni sono le cloroficee, ovvero le alghe verdi e le crisoficee, vale a dire quelle giallo-verdi o giallo-brune.
Anche le diatomee appartengono a questa grande famiglia, pur avendo caratteristiche diverse, sono prive di flagelli, le appendici che talvolta ricoprono il corpo e sono rivestite da una membrana di silice, un
guscio rigido che, alla loro morte, forma sui fondali grandi depositi detti farina fossile.

Dove prelevare l'acqua

Prima ancora di consigliare dove prendere l'acqua per le osservazioni, conviene pensare dove non conviene perdere tempo! L'acqua potabile o quella minerale non vanno prese in considerazione. In particolare, l'acqua delle condutture pubbliche e domestiche è addizionata di sostanze, come il cloro, che hanno proprio il compito di eliminare eventuali microrganismi presenti. Sono poco produttive anche le acque di sorgente e quelle correnti di fiumi, torrenti o ruscelli.
Anche le acque dei laghi, prese al largo, hanno una bassa concentrazione di piccoli ospiti.
Il luogo ideale per fare una ricca raccolta di piante od animali microscopici è lo stagno. In tutti i luoghi dove le acque rimangono ferme per lungo tempo, si ha, in genere, uno sviluppo notevole di alghe, protozoi e tanti altri piccoli animali anche pluricellulari, seppur di dimensioni microscopiche.
Perciò, se avete un piccolo stagno nei pressi di casa, vi potete ritenere fortunati, perchè avrete a disposizione tutto l'anno una vera e propria miniera di materiale da osservazione.
Anche nei fiumi potrete raccogliere campioni, purchè abbiate cura di farlo presso la riva, nelle anse e ovunque l'acqua sia ferma o quasi. La stessa cosa vale per torrenti e ruscelli.
Un periodo favorevole alla raccolta si verifica quando, a seguito di un lungo periodo di siccità, le acque raggiungono il livello più basso, scorrono molto lentamente o non scorrono affatto. Frequentemente, in queste condizioni, si formano estese fioriture d'alghe che ricoprono parte dell'acqua con una massa verde e gelatinosa. I microrganismi proliferano poi là dove ci sono vegetali immersi e marcescenti.
Anche la popolazione microscopica risente delle variazioni stagionali, perciò la primavera e l'estate sono stagioni favorevoli alla raccolta, ma anche in inverno troverete, in ogni caso, sempre qualcosa da osservare con il vostro microscopio.
Può darsi il caso che non abbiate ruscelli o stagni nei pressi della vostra abitazione; niente paura! Troverete in ogni caso materiali in qualunque fossa lungo i campi o ai lati delle strade di campagna. Talvolta, in questi luoghi, finiscono degli scarichi di paesi o abitazioni. Adottate allora qualche precauzione utilizzando guanti di lattice per il prelievo e l'osservazione, dopo ci che datevi una bella lavata alle mani.
La microscopia non riserva particolari pericoli e le abituali norme igieniche bastano a tutelarsi.
I luoghi di raccolta non finiscono qui. Dopo un periodo di pioggia, anche una pozzanghera che sia rimasta tale per quattro o cinque giorni vi riserverà delle sorprese e, in primavera, vi troverete facilmente anche pollini di numerose piante, ampliando così la vostra area d'indagine. Sempre grazie alla pioggia, potrete trovare piccoli organismi semplicemente prendendo l'acqua che ristagna nei canali di scarico orizzontali dei vostri terrazzi. In particolare, vi troverete dei piccoli pluricellulari chiamati rotiferi che si prestano bene all'osservazione, anche con modesti ingrandimenti.
Un altro luogo domestico dove potrete trovare alghe e protozoi è il sottovaso delle vostre piante, specie se alimentate con acqua piovana o di pozzo. Infine, se abitate in paesi o città ove siano presenti fontane o vasche ornamentali, non disdegnate di raccogliere campioni anche lì e se sono presenti delle piante acquatiche come le ninfee, raschiatele sulla parte a contatto con l'acqua con un coltello ed immergete la patina prelevata sulla lama nel vostro barattolino d'acqua.

Come prelevare l'acqua

L'attrezzatura per raccogliere i campioni è quanto mai semplice e, in molti casi, sarà già presente nelle vostre case.
Innanzitutto, vi serviranno dei barattoli di vetro di varie dimensioni; è importante che siano muniti di coperchio per non perdere il frutto del vostro lavoro. I più comodi sono quelli che contengono i cibi omogeneizzati per bambini. Sono poco ingombranti, assai maneggevoli ed in poco spazio se ne possono tenere molti. Ciò ci permetterà di prendere campioni
d'acqua in punti diversi dello stagno o del ruscello. Un'etichetta adesiva preciserà i luoghi. Tuttavia, sarà utile anche un barattolo più grande, da un litro o più, che servirà come riserva biologica da utilizzare nel tempo. Nel barattolo più grande, i processi che portano al degrado delle colture avvengono assai più lentamente che nei piccoli vasetti da omogeneizzati.
Molti microrganismi sono sensibili agli sbalzi di temperatura, perciò sarà opportuno tenere i nostri barattolini in una borsa termica, tipo quelle che si trovano nei supermercati per i surgelati oppure in un contenitore di polistirolo munito di coperchio.
Quando si raccolgono i campioni, bisogna sempre lasciare un po' d'aria tra l'acqua ed il coperchio per consentire una piccola riserva di ossigeno. Giunti a casa, i coperchi dovranno essere rimossi e i barattolini potranno essere coperti con un tessuto poroso tipo quello usato per confezionare i confetti, che fermeremo con un elastico: così si renderà possibile il ricambio d'aria, impedendo alla polvere di entrare.
Nella raccolta si potrà ricorrere ad accorgimenti che renderanno più proficuo il nostro lavoro. Per esempio, sarà utile inserire nel barattolo una piccola quantità di vegetali presenti nell'acqua e sarà bene prendere foglie o canne sommerse, raschiando la loro superficie in modo che la patina che le ricopre finisca nel barattolo. Anche la patina dei sassi sommersi servirà allo scopo e, in qualche particolare barattolino, raccoglierete anche un po' della melma del fondo che, in genere, ospita una sua caratteristica popolazione. Si prenderanno inoltre un po' delle alghe presenti, ma le quantità di esse e dei vegetali messe nel barattolini dovranno essere modeste. Una pianticella sommersa, strappata con le radici
dal fondo, servirà ad ossigenare l'acqua. Abbiate cura di non raccogliere mai i campioni presso acque profonde, dove un'accidentale caduta potrebbe avere gravi conseguenze. Se siete bambini fatevi sempre aiutare da una persona adulta.

Tutto quanto detto finora vale per quei casi in cui le caratteristiche del terreno consentono di arrivare fino alla riva degli specchi d'acqua.
Tuttavia, ciò non è sempre possibile. Spesso, i fossi laterali alle strade, sono ben più in basso del livello stradale poco accessibili e c'è la possibilità di cadervi; talvolta possiamo fare incontri con topi o serpenti (comunque innoqui) perciò è utilissimo munirsi di un bastone telescopico da imbianchino (sono quelli che si possono allungare od accorciare per segmenti, come di fa con le canne da pesca); in cima, fisseremo con il nastro adesivo un barattolo da cucina con un manico adeguatamente lungo e, così attrezzati, sarà possibile raccogliere campioni in perfetta sicurezza anche in fossati o stagni poco accessibili.
Sul prelievo dei campioni possono influire anche le condizioni del tempo o l'ora del giorno.
Di solito, nelle giornate luminose, piene di sole, le alghe si approssimano alla superficie, mentre la maggior parte dei microscopici animaletti si lascia scivolare sul fondo. Non sappiamo se lo facciano per sfuggire alla luce od ai loro predatori naturali.
Quindi, se vi interessano di più protozoi e simili, la vostra raccolta sarà più proficua di sera, dopo il tramonto oppure nelle giornate molto nuvolose, viceversa se sono le alghe ad intrigarvi, farete un bottino migliore nel primo pomeriggio di un giorno assolato. Infine, ricordate che un luogo domestico dove rinvenire campioni è un comunissimo acquario, soprattutto se avrete cura di spremere bene il filtro dello stesso. I filtri possono essere una vera miniera di microrganismi.

Le colture a casa

Una volta rientrati a casa, sarà bene portare subito i nostri barattolini-coltura nella stanza adibita a piccolo laboratorio. Si dovrà togliere il coperchio e si metteranno in modo tale che siano esposti alla luce, ma non ai raggi diretti del sole che ucciderebbero i nostri piccoli ospiti. Un luogo consigliabile è il davanzale di una finestra rivolta a nord. In inverno, nello spazio compreso tra la finestra e la controfinestra. Sarebbe consigliabile fare subito una prima osservazione, perchè i più delicati tra i nostri soggetti moriranno presto. In generale, con il passare dei giorni, le specie più resistenti tenderanno ad aumentare di numero.
Questa proliferazione, però, sarà temporanea e, dopo un certo tempo, si verificherà una rapida scomparsa o comunque, un notevolissimo ridimensionamento del numero di esemplari presenti. A questo punto, potrà essere una specie, fio ad allora poco numerosa, ad avere un notevole incremento di individui. Anch'essa, però, andrà incontro ad una rapida diminuzione. Col passare delle settimane, il numero delle specie presenti diventa sempre più piccolo.
Nelle colture vecchie, assisteremo alla comparsa di un gran numero di batteri, che formeranno una patina sul pelo dell'acqua e solo gli organismi più resistenti ed adatti al nuovo microambiente sopravvivranno a lungo. Malgrado ciò, una coltura d' acqua di stagno potrà essere oggetto di osservazione per diverse settimane ed in qualche caso per qualche mese.
Una periodica aggiunta di nuova acqua, con la stessa provenienza, potrà contribuire ad allungarne la vita. Anche i microrganismi hanno bisogno di cibo: li potremo nutrire aggiungendo, ogni tanto, una piccola goccia di latte o un po' d'acqua ove si sia lasciato in infusione, per qualche giorno, una piccola quantità di fieno.
Un piccolo trucco: quando una coltura è piena di centinaia o migliaia di piccoli ospiti della stessa specie c'è da aspettarsi un imminente tracollo; in tal caso, prepareremo un barattolo ex novo con acqua analoga, vi aggiungeremo una piccola quantità di fieno, quindi trasferiremo nel nuovo ambiente qualche goccia d'acqua del barattolino super-popolato. In questo modo, se tutto va bene, daremo vita ad una nuova coltura che prolungherà la vita dei nostri piccoli ospiti.
Un accorgimento per ottenere gocce da osservare contenenti molti organismi consiste nell'immergere dei rametti di vegetali nelle acque di coltura. La superficie sarà colonizzata da una numerosa popolazione di microrganismi ed estraendo i rametti dall'acqua e raschiandoli in superficie, delicatamente sul vetrino, otterremo delle gocce da osservazione super-popolate.

Per arricchire le colture

Uno degli organismi microscopici più interessanti da osservare è il paramecio. Esiste un curioso accorgimento per far aumentare il numero degli esemplari nella coltura. Occorre procurarsi alcune radici di cavolo navone. Lo si trova in gennaio - febbraio. Si recide la radice, somigliante ad una grossa carota bianca e di forma irregolare, in piccoli pezzi di circa un centimetro cubo.Si mette ad essiccare bene al sole o sul termosifone di casa. Con la perdita dell'acqua, i vari pezzi diverranno molto più piccoli e secchi. Potranno essere messi allora in un barattolo di vetro dove si conserveranno per vari anni.
Ebbene, aggiungendo alle colture naturali contenenti almeno qualche paramecio, un pezzettino di cavolo navone essiccato si otterrà, in genere in 36-48 ore, una loro rapida proliferazione. Ne basterà una piccola quantità e, con l'esperienza, si imparerà a calcolare la dose ed ogni quanti giorni aggiungere un nuovo pezzetto. Il cavolo navone funziona anche con altri protozoi.
Un altro modo di coltivare ciliati è quello di aggiungere una goccia di latte ad una coltura di 100 ml d'acqua, avendo cura di agitare il tutto per facilitare la diffusione omogenea. Il liquido, a questo punto, diverrà un po' lattescente. Si aspetterà allora che l'acqua ritorni limpida dopo di che si aggiungerà una seconda goccia di latte. Se tutto andrà bene, si avranno delle colture con molti stentor ceruleus e parameci. La periodica aggiunta di una goccia di latte manterrà il risultato a lungo. L'unico inconveniente sarà costituito dal fatto che i microrganismi diverranno un po' opachi, ma potranno essere utilizzati per allestire altre colture, in acqua chiara, con un piccolo pezzo di cavolo navone o un infuso d'acqua e poco fieno.

Gli infusi

L'acqua presente nell'ambiente naturale di pozze, stagni, fossati e luoghi simili, è già di per sè ricca di materiale da osservare. Tuttavia, si possono allestire anche delle colture nel nostro laboratorio, preparando gli infusi.
Tanto per cominciare, va detto che l'acqua raccolta è già un'ottima coltura ed i microrganismi vi si sviluppano bene senza alcun intervento. Ciò nonostante, si potranno ottenere ulteriori miglioramenti se vi aggiungeremo una piccola quantità di fango raccolto sul fondo, qualche rametto di pianta acquatica e frammenti di foglia estratta sempre dal luogo di raccolta, avendo cura di usarne piccole dosi. Si possono realizzare, tuttavia, dei veri e propri infusi nell'ambiente domestico.

Infuso di fieno
E' il più comune ed il pi
ù classico. Occorre un barattolo di vetro, meglio se non troppo piccolo. Si deposita sul fondo una modesta quantità di fieno. Si aggiungono un paio di chicchi di grano e riso. Infine si mette l'acqua. Non si deve utilizzare quella dell'acquedotto, che spesso contiene cloro, ma acqua piovana, di sorgente o pozzo. Dopo qualche giorno, due o tre, si noterà che sulla superficie dell'acqua si sarà sviluppata una pellicola ben definita. Essa sarà ricca di bacillus subtilis, un batterio che prolifera in presenza di fieno bagnato e sarà possibile osservare qualche protozoo se, nel materiale usato ve n'erano sotto forma di cisti o spore. Un risultato assai migliore si otterrà se, al momento della formazione della pellicola, si aggiungerà una piccola quantità d'acqua di stagno che ospiti già dei microrganismi.
Quando le condizioni sono ottimali, presso il substrato potranno comparire dei parameci in forma massiccia. Le colture di fieno vanno conservate alla luce, ma non direttamente al sole, ed a temperatura ambiente. Converrà seguirle nel tempo, perchè il microsistema ecologico dell'infusione è in continua evoluzione. Si osserva lo svilupparsi massiccio di una certa specie animale che, raggiunto il suo livello massimo, scomparirà sostituita da una nuova specie. Il fenomeno potrà ripetersi più volte.
L'infusione di fieno è molto adatta per i ciliati e può essere usata per alimentare colture vecchie.

Infuso di insalata
Risultati analoghi si ottengono mettendo in infusione un po' di foglie di insalata.
L'importante è non eccedere mai con le quantità immesse nell'acqua, che devono essere sempre modeste per non dar luogo a massicci fenomeni di putrefazione, con il conseguente eccessivo consumo d'ossigeno.

OSSERVARE UNA GOCCIA D'ACQUA

Alcuni amici mi hanno pregato di dare un accenno su come osservare una goccia d'acqua, ed io ben volentieri ho accettato. Di seguito troverete alcune indicazioni di base su come ci dobbiamo comportare davanti ad un campione; BUON DIVERTIMENTO E SOPRATTUTTO BUONE OSSERVAZIONI!!!

C'è un'enorme differenza tra i verbi vedere, guardare, osservare.

Il grande scienziato J.B.De Lamarck diceva: "L'uomo non guarda mai il cielo, perchè lo vede sempre". Tutti o quasi, uscendo di casa al mattino, rivolgono lo sguardo al cielo per sapere che tipo di giornata li attende e, se ci sono le nubi, tutti le vedono, ma pochi le osservano.
Osservare non vuol dire guardare, vedere; osservare significa concentrare i propri occhi su un soggetto, farne il centro della nostra attenzione, destinare ad esso la nostra capacità di concentrazione, dedicare ad esso i sensi e la mente, dimenticando tutte le altre cose che ci circondano. Si osserva per conoscere, per sapere, per arricchirci di cose nuove, per far nascere in noi domande alle quali si desidererà, poi, dare una risposta. Per innalzare lo spirito, la nostra anima verso cose elevate, quelle che più di ogni altra fanno onore alla dignità umana. Quindi, ricordate sempre: non si guarda in un microscopio, si osserva; per conoscere, per capire, per diventare migliori.
Una proficua seduta richiede alcuni piccoli e facili accorgimenti: tenete il vostro strumento nell'angolo più tranquillo di casa, lontano dai rumori e dalle persone non interessate a quest'attività. Per sopportare bene le lunghe ore di lavoro avrete bisogno di sentirvi a vostro agio. Fate in modo di disporre di una temperatura gradevole, assumete la posizione più comoda possibile disponendo lo strumento e la sedia nella posizione più adatta. Date ad altri l'incarico di rispondere al telefono e pregateli di disturbarvi solo in caso di necessità.
A questo punto iniziate il lavoro.
Prima di tutto, accertatevi di aver allestito in maniera corretta il vetrino. Regolate lo strumento fino a quando avrete ottenuto il miglior contrasto e la migliore illuminazione possibili. Cominciate con un basso potere di ingrandimento, 50 o 100 volte. A questo punto iniziate l'osservazione, guardando con attenzione e senza fretta nel campo dell'oculare. Se nulla colpisce la vostra attenzione muovete lentamente il vetrino, con le mani se avete un modello economico, o con le apposite manopole di traslazione se è di tipo più evoluto. Non appena avrete trovato un soggetto di vostro interesse, fermatevi. Cercate di notare tutti i particolari permessi dall'obiettivo usato, poi passate ad un ingrandimento superiore. Spesso vi troverete davanti a qualcosa d'ignoto. Tenete sempre accanto a voi uno dei manuali consigliati in bibliografia. Attraverso i disegni o le fotografie cercate d'identificare ciò che ha attratto la vostra attenzione. Le prime volte incontrerete delle difficoltà, ma non scoraggiatevi;con il tempo e l'esperienza imparerete un sacco di cose nuove e, anzi, saranno proprio quelle sconosciute e mai viste prima a suscitare curiosità ed entusiasmo.
Sappiate fin da ora che le domande che riceveranno una risposta saranno sempre meno di quelle che resteranno in sospeso, con un punto interrogativo. Potete anche passare tutta la vita con gli occhi al microscopio, ma sempre, anche dopo decenni, vi capiterà qualcosa mai visto prima. Sta anche qui il fascino misterioso del microscopio!
Alla prima occhiata noterete dei corpuscoli o delle masserelle informi ed opache. In genere, sono piccoli frammenti di vegetali, particelle di fango o resti di animali morti. La vostra attenzione sarà, però, attratta da ciò che si muove: i protozoi, piccoli animali costituiti da una sola cellula, così diffusi nelle acque stagnanti, staranno per divenire i vostri nuovi amici, compagni fedeli dell'avventura che starete per vivere. Ne esistono migliaia di specie diverse, alcune diffuse un po' dappertutto, altre tipiche di acque con caratteristiche particolari. Appartengono a numerosi gruppi, spesso assai diversi fra loro, che, con il tempo, vi diverranno familiari: ciliati, zoomastigi, rhizopodi, suctori, rotiferi e così via.Nomi difficili che imparerete un po' alla volta attraverso i loro esemplari più comuni.
Non finisce qui; troverete anche delle magnifiche piante, anch'esse unicellulari, dotate di smaglianti colori, spesso verde smeraldo come le euglene, le diatomee e quelle flagellate. Una cosa che non mancherà di stupirvi è che alcune di esse possono muoversi, nuotare, cambiare di forma sotto il vostro sguardo.
E qualcuna ha anche un organo che funziona come un rudimentale occhio per la ricerca della luce!
Insomma, avrete davanti a voi, allo stesso tempo, il giardino zoologico e l'orto botanico delle meraviglie.
Le prime volte potrete anche concedervi il lusso di vagare in qua e là come più vi piace ma, se volete diventare dei veri naturalisti dilettanti, degli autentici microscopisti, dovrete scegliere fra tanta abbondanza e dare sistematicità alle vostre osservazioni. Ripetiamo, osservare non guardare! Nessuno vi obbliga a porre dei limiti ai vostri interessi, tuttavia sono molti gli osservatori che, con così tante occasioni di scelta, hanno deciso di specializzarsi in un settore specifico: c'è chi si occupa soltanto di diatomee, chi predilige lo studio dei protozoi, chi è affascinato solo dalle amebe e chi si interessa, soprattutto, di funghi microscopici o di batteri. Saranno il tempo e l'esperienza a orientare le vostre scelte, ma uno, in particolare, dovrebbe essere l'impegno morale: diffondere la vostra passione per questa scienza, condividere con quante più persone possibili le meraviglie dell'infinitamente piccolo. Diventare missionari della microscopia.
Troverete utile e gratificante disegnare ciò che vedrete, in seguito potrete fare i primi tentativi di fotografia.
Molti microscopisti collegano una telecamera al loro strumento, poi seguono le immagini sul televisore ed il collegamento con un comune videoregistratore vi permetterà di realizzare delle videocassette casalinghe che potrete rivedere nel tempo o mostrare ai vostri amici. Se conoscete persone già esperte, rivolgetevi a loro per avere utili suggerimenti.


Qualche piccolo trucco

Una delle difficoltà del neo-microscopista consiste nel riuscire a seguire i protozoi che, spesso, si muovono troppo velocemente. Questo problema è facilmente risolvibile. La quantità d'acqua imprigionata sotto il vetrino copri-oggetti è molto modesta e, col passare del tempo, evaporerà. Via via che il liquido diminuisce, gli animaletti rallentano i propri movimenti, un po' perchè manca loro l'acqua, un po' perchè il vetrino copri-oggetti, non più sostenuto dal liquido, comincia a premere su di loro. Questo è il momento più adatto per l'osservazione. Con i vostri animaletti immobili o quasi, potrete osservare con tutta calma i loro particolari, prendere nota della struttura, osservare le loro caratteristiche interne ed effettuare dei buoni disegni. Questo è anche il momento adatto per scattare fotografie o fare una videoregistrazione.
Attenzione, se permetterete all'acqua di evaporare del tutto, i protozoi moriranno. E ciò non è giusto; in fin dei conti è merito loro se avrete fatto delle proficue osservazioni! Che cosa dovete fare allora? Semplice, aggiungete una piccola quantità di nuova acqua. Procedete così: con una pipetta contagocce aspirate un po' d'acqua e depositatene una piccola goccia accanto al bordo del copri-oggetti, evitando di sovrapporre ad esso del liquido. Poi, prendete una lama sottile o la punta a taglio di un piccolo cacciavite e muovete lentamente l'acqua con un movimento parallelo al bordo del vetrino copri-oggetti, avendo cura di non toccare quest'ultimo. In pochi secondi l'acqua vi penetrerà sotto ed i piccoli protozoi riprenderanno la normale attività, consentendovi di continuare l'osservazione.
Questa è anche un'ottima occasione per fare una curiosa esperienza: chiedete ad un amico di fare l'operazione di aggiunta dell'acqua, secondo le modalità sopra descritte. Voi tenete gli occhi agli oculari. Quando l'acqua penetrerà sotto il vetrino, vi sembrerà di vedere un ruscello in piena. Ciò che è sotto ai vostri occhi sarà spazzato via in un attimo, come quando un fiume esce dagli argini e travolge tutto. Sarà uno spettacolo che non mancherà di stupirvi. Se non volete perdere tempo, nell'attesa che i protozoi rallentino i loro movimenti, preparate i vetrini una mezzora prima di iniziare la seduta. Inutile affermare che l'acqua evaporerà più velocemente nella stagione calda. In inverno, un'unica goccia può permettere anche tre ore consecutive di osservazione.
Alcuni manuali, al fine di rallentare il movimento dei microrganismi, suggeriscono di metterli in un mezzo come la cellulosa di metile, che è usata come colla ed è solubile in acqua. Essa rallenta il nuoto degli animaletti, ma lo rende innaturale, quindi noi vi suggeriamo di utilizzare le tecniche suddette, oltretutto semplicissime da mettere in atto.


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La mia foto
Montecatini Terme, Pistoia, Italy
Sono appassionato di microbiologia da oltre 30 anni. Sono uno dei soci fondatori del gruppo "Amici del Microscopio" affiliato al Gruppo donatori di sangue Fratres di Pieve a Nievole.Collaboro stabilmente da diversi anni con le scuole del comprensorio della Valdinievole,(dalle scuole materne alle medie-inferiori) presso le quali insegno l'uso del microscopio e tutto ciò che è inerente a tale attività.