giovedì 21 gennaio 2010

IL POTERE RISOLUTIVO DEL MICROSCOPIO.
di Alessandro Bertoglio
Soprattutto se ci si occupa di diatomee, con le loro strutture finissime, si è sempre in cerca di un qualche miglioramento del proprio sistema ottico in modo tale da permettere una visione più precisa, più nitida e particolareggiata di quello che si ha sotto le lenti. D'altra parte, le stesse leggi fisiche pongono dei limiti invalicabili al potere risolutore di un qualsiasi sistema ottico; dunque, se da una parte è sicuramente impossibile cercare di superare tali barriere, si può sempre tentare di ottimizzare il proprio sistema e magari volgere a nostro favore le leggi fisiche che governano la formazione dell' immagine ed il potere risolvente.
Per cercare di trovare delle scappatoie e magari farci amiche le leggi della Fisica è necessario conoscerle e ragionarci un po' sopra.
Da cosa è determinato il potere risolutivo di un microscopio? Chiunque si interessi di questo strumento potrà citare la formula universalmente riconosciuta:

l l
________ ³
d ³ ________
n sin u 2n sin u

laddove "l " rappresenta la lunghezza d'onda della luce utilizzata che è di 0.546 micron se si usa la luce monocromatica verde, lunghezza d'onda alla quale l'occhio umano è molto sensibile;
"d" è il potere risolutivo del microscopio espresso in micron;
"n sin u" rappresenta una quantità chiamata apertura numerica dell'obiettivo utilizzato ed è sempre segnalata sul barilotto delle nostre ottiche;
Quest'ultima quantità dipende ancora da:
"n" ovvero l'indice di rifrazione del mezzo interposto tra il coprioggetti e la lente frontale dell'ottica e vale 1 se si tratta di aria o all'incirca 1.5 se si tratta di olio per immersione;
e da "u", ovvero il semiangolo, espresso in gradi, del più ampio cono di luce, con vertice sull'oggetto osservato, che può ancora entrare nell'obiettivo e contribuire a formare l'immagine.

Questa formula, poi, esprime anche un notevole grado di variabilità del potere risolutivo in quanto, con un piccolo ragionamento matematico, si può capire che detto potere può essere pari ad una certa quantità o essere migliore di questa sino al doppio. In altre parole, usando una luce verde monocromatica ( l = 0.546 micron), ed un'ottica con apertura numerica di 1.25, cioè quella dei più comuni obiettivi ad immersione, ovvero la quantità "n sin u", il potere risolutivo potrà variare da 0.44, nel peggiore dei casi, a 0.22, sua esatta metà, nella migliore situazione. Tutto ciò è da imputarsi al numero "2" usato nel caso migliore per raddoppiare di fatto l'effetto dell'apertura numerica dell'ottica "n sin u".

La domanda che allora sorge spontanea è la seguente: perchè questa variabilità del potere risolutivo tra una quantità e la metà di questa?
La soluzione va ricercata nel tipo di luce che illumina il preparato.

Se i raggi di luce che raggiungono il preparato sono tutti perfettamente paralleli, si è dimostrato che il potere risolutore dell'obiettivo è circa la metà del massimo espresso dalla formula, ovvero il moltiplicatore che può raggiungere il fatidico "2" è pari o molto vicino ad 1.
In questo caso il potere risolvente sarà piuttosto scarso mentre si è dimostrato parimenti che il contrasto delle parti ancora risolte dell'oggetto è massimo e che questo contrasto cade molto rapidamente a zero quando si sta osservando qualche particolare al di sotto del potere risolutore calcolato per questo caso limite. In altre parole, avremo immagini molto contrastate ma scarse in risoluzione.
Detta così, questa cosa sembra piuttosto astratta ma, in effetti, la sperimentiamo spesso con il nostro microscopio. Quando chiudiamo moltissimo il diaframma di apertura del nostro condensatore, accade che noi forniamo all'oggetto sotto osservazione un cono di luce focalizzato su di esso di dimensioni angolari assi ridotte e ci avviciniamo abbastanza al caso limite dei raggi di luce perfettamente paralleli, ovvero con angolo zero. Noi tutti abbiamo sperimentato che con il diaframma molto chiuso il contrasto dell'immagine aumenta parecchio, ma parimenti ne risente pesantemente il potere risolutivo. In altre parole, in queste condizioni pratiche stiamo lavorando al limite delle condizioni più sfavorevoli espresse dalla formula del potere risolutivo del microscopio, fornendo ad esso un cono di luce molto stretto anche se non proprio di valore zero.
L'esatto contrario avviene quando apriamo il diaframma del condensatore: le immagini migliorano rapidamente in risoluzione mentre il contrasto decisamente eccessivo cala sino ad arrivare a valori piuttosto bassi quando il campo di osservazione sembra riempirsi di luce.
La teoria ha
dimostrato che fornendo coni di luce via via maggiori al preparato, il potere risolutivo migliora sino al doppio, ma l'immagine perde gradatamente contrasto o, meglio, solo i particolari che sono già separabili con il cono di luce di minime dimensioni (vedi il caso peggiore descritto poco fa), mantengono quasi totalmente il loro contrasto, mentre si renderanno visibili particolari più fini ma questi verranno resi sempre meno contrastati man mano che la separazione di detti particolari si avvicina alla distanza teorica della formula nel suo caso migliore, ovvero quando il moltiplicatore si approssima al fatidico numero 2 (pur non raggiungendolo mai nella pratica).
Insomma, il potere risolutivo del microscopio dipende anche molto dal tipo di illuminazione.
Ai fini pratici, è possibile dire che un'illuminazione corretta sta alla base della bontà delle immagini che possiamo osservare e che detta illuminazione dovrà essere un buon compromesso tra un potere risolvente elevato ed un contrasto accettabile.

Da cosa dipende ancora il potere risolutivo del microscopio?

Sicuramente dalla correzione delle aberrazioni. Le aberrazioni, soprattutto le principali, ovvero la cromatica e la sferica, contribuiscono in modo rilevante alla diminuzione del contrasto dell'immagine. Come abbiamo detto poco fa, lavorando solitamente con condizioni mediane tra il caso peggiore della formula ed il migliore, avremo che i particolari più fini saranno si visibili, ma con un contrasto inferiore al reale e, quindi, già diafani e elusivi. Se a questa perdita di contrasto diciamo "fisiologica" si aggiungono le aberrazioni a diminuire ulteriormente la qualità dell'immagine, i particolari più fini perderanno quel poco di contrasto che già possedevano e diventeranno del tutto invisibili all'occhio. Insomma, un caso eclatante dove le aberrazioni possono farci perdere in potere risolvente.

Infine il potere risolutivo è condizionato dal contrasto intrinseco dei particolari osservati. Tutti noi abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita il fatto di essere in grado di sdoppiare un paio di fili della luce di colore scuro piuttosto vicini tra loro ed a notevole distanza da noi se stagliati sul chiarore del cielo. Se gli stessi fili fossero stati bianchi, il nostro occhio non sarebbe stato in grado di mostrare la loro duplicità.
Analogo discorso vale per le immagini al microscopio: una diafana cellula non colorata presenterà contrasti molto bassi ed in definitiva il potere risolutivo del microscopio ne risentirà notevolmente, mentre la stessa cellula, colorata intensamente, grazie al contrasto migliorato di molto, renderà visibili molti più particolari.

Ricapitolando, il potere risolutivo del microscopio dipende allora dai seguenti fattori:
1) "l", la lunghezza d'onda della luce che illumina il preparato, ovvero, dimezzando tale lunghezza il potere risolutivo raddoppia (regola che viene sfruttata nei microscopi elettronici laddove si utilizzano fasci di elettroni di piccolissima lunghezza d'onda). Possiamo sfruttare tale effetto illuminando il nostro preparato con luce azzurra o violetta. Facciamo due conti: se invece della luce verde di 0.546 micron utilizzassimo luce monocromatica blu violetta (lunghezza d'onda pari a circa 0.410 micron) si otterrebbe un vantaggio del 13% e questo ammettendo che la luce verde di confronto sia anch'essa perfettamente monocromatica o, in altre parole, che alla formazione dell'immagine non contribuiscano lunghezze d'onda ancora maggiori, quali il giallo ed il rosso.
In pratica, si utilizzano filtri blu violetti molto scuri, quali il Kodak Wratten 50 ed alcuni si sono fatti costruire apposta filtri interferenziali che lasciano transitare solo fette molto ristrette nella zona del blu violetto. Il guadagno tra un'osservazione in luce integrale, dove la componente rossa e gialla dello spettro è particolarmente forte utilizzando le lampade ad incandescenza dei nostri microscopi, ed un fatta con l'ausilio di un Wratten 50 è piuttosto elevato e può raggiungere anche un buon 30% per quel che riguarda il potere risolutivo. Provare per credere, stando solo attenti ad utilizzare ottiche corrette per tali lunghezze d'onda, di solito obiettivi apocromatici, altrimenti invece di un guadagno si può andare uncontro ad un disastro.
2) "n", il mezzo interposto tra il coprioggetti e la lente frontale dell'obiettivo. Ovvero, utilizziamo ottiche ad immersione e possibilmente ad immersione in mezzo di alto indice di rifrazione. Oggi vengono praticamente prodotti solo obiettivi che possono essere utilizzati con l'olio di legno di cedro (indice all'incirca uguale a 1.5) mentre in altre epoche, forse per la mancanza di strumenti ad altissima risoluzione, leggasi microscopio elettronico, erano in voga ottiche ad immersione in fluidi con indice ancora superiore all'olio di cedro, per esempio, il monobromonaftalene, il cui uso permetteva di raggiungere aperture numeriche superiore a 1.40 che è, con pochissime eccezioni, la massima apertura numerica fornita dai migliori obiettivi oggi in commercio.
3) "u", ovvero il massimo semiangolo utile del cono di luce che l'ottica può ancora raccogliere utilmente. Ovvero, usate ottiche con apertura numerica maggiore possibile. Potrà apparire lapalissiano, ma pensiamo giovi ricordare che un'apertura numerica di 1.40 mostrerà particolari più fini di un'analoga ottica ad immersione con a.n. pari a 1.25. Di solito, poi, gli obiettivi con più alta apertura numerica risultano essere di disegno più raffinato dei loro fratelli "poveri" anche se, ovviamente, costano parecchio di più.
4) regolazione della luce che illumina il preparato. Utilizzare un costoso condensatore acromatico aplanatico con apertura numerica di 1.40 per illuminare un misero obiettivo da 20x acromatico, magari utilizzandolo con il diaframma alla massima apertura è un delitto che si sconta con il portafogli e con un abbagliamento insopportabile. Parimenti, utilizzare un'ottica apocromatica di a.n. 1.40 con un condensatore di Abbe poco o punto corretto è come mettere benzina normale in un motore da Formula 1. Per ottenere il massimo potere risolvente, l'apertura numerica del condensatore è influente quanto quella dell'obiettivo. Quindi, utilizziamo condensatori corretti e capaci di fornirci gli ampi coni di luce che i nostri obiettivi di gran pregio sono in grado di sfruttare. Ricordiamo che un condensatore, per quanto buono possa essere, se non immerso a sua volta, non sarà mai in grado di regalarci tutta l'apertura numerica di cui è capace. Lo sappiamo che è un po' noioso pulire il condensatore alla fine delle osservazioni fatte con gli obiettivi ad immersione, ma è necessario se vogliamo che le nostre ottiche rendano al massimo. Possiamo anche fare una prova, per esempio, cercando di separare una diatomea molto stretta, l'Amphipleura pellucida può fare al caso nostro; la si può rinvenire sui vetrini test oggi in commercio. Ebbene, con un buon condensatore immerso ed un buon obiettivo saremo in grado di separare le strette strie, altrimenti la cosa si farà molto ma molto ardua.
Infine, è buona norma cercare di capire se sul fascio ottico del nostro sistema di illuminazione è posto un filtro parzialmente o totalmente smerigliato. La funzione di questo accessorio è contraddittoria: da una parte rende più uniforme la luce e serve egregiamente quando desideriamo ottenere immagini esteticamente ineccepibili, da un altro lato, rende il fascio di luce molto incoerente: forse il potere puramente teorico del microscopio può aumentare di un pochino, ma il contrasto si va a far benedire ed alla fine il risultato ottenuto è una diminuzione del potere risolvente pratico.
5) la correzione delle aberrazioni. Ci sembra palese. Un'ottica scadente non raggiungerà mai le performances di una di ottima qualità anche se sul barilotto è segnalata la medesima apertura numerica. Acquistare un planapo di gran marca nuovo oggi è fuori discussione, costa quasi come un'automobile, ma sul mercato dell'usato si possono rinvenire ottiche supercorrette del medesimo tipo con aperture numeriche di 1.40 a prezzi di poco superiori al milione di vecchie lire. Fate un salto su eBay o rivolgetevi a qualche noto fornitore nazionale di ottiche e microscopi di seconda mano! Potreste anche voi diventare possessori di un'ottica dalle prestazioni pari ad una Ferrari senza firmare cambiali per una vita.
6) il contrasto dell'oggetto sotto osservazione. Provate ad osservare una diatomea montata in balsamo del Canada ed un'altra montata in Naphrax...Il contrasto che potete ottenere é tale da aumentare di oltre un buon 30% il potere risolvente del vostro microscopio!

Concludendo, possiamo affermare che, con un filtro blu scuro, un'ottica ben corretta, un'apertura numerica elevata, l'immersione del condensatore anch'esso ben corretto e regolato e, ultimo solo per citazione, l'uso di un montante ben studiato, si possono ottenere poteri separatori doppi di quelli che si avrebbero se non si badasse a tutti questi accorgimenti .... e senza spendere una fortuna !!!


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COME SI ALLESTISCE UN VETRINO

Il campo d'indagine per il microscopista dilettante è estremamente ampio; è quasi impossibile fare l'elenco delle cose che si prestano ad essere studiate, ma anche soltanto l' osservazione delle varie forme di vita che popolano l'acqua stagnante ci può accompagnare per tutta la vita.
Il numero delle specie animali e vegetali fino ad oggi classificate è di alcune decine di migliaia e non basterebbe un'intera esistenza umana per conoscerle tutte. L'osservazione di forme viventi, d'aspetto mutevole ed in continuo movimento è, inoltre, più gratificante dello studio di cose che appaiono statiche, anche se interessanti.
Esaminare una goccia d'acqua è una delle cose più semplici che si possano fare con un microscopio e ci riserva sempre sorprese meravigliose.

L'attrezzatura di base per quest'attività è la seguente:
- una piccola quantità d'acqua raccolta in un fosso o in uno stagno;
- vetrini porta-oggetti;
- vetrini copri-oggetti;
- una pipetta di Pasteur od un semplice contagocce;
- una lama sottile, anche un piccolo coltello od un cacciavite col taglio sottile;
- un rotolo di carta da cucina;
- guanti in lattice "usa e getta".

Sia i vetrini porta-oggetti che quelli copri-oggetti si acquistano presso i rivenditori di microscopi, la pipetta contagocce in farmacia e tutto il resto in un comune supermercato.
Come dice il nome, il vetrino porta-oggetti serve ad ospitare la nostra goccia d'acqua. Il copri-oggetti serve a coprire e schiacciare la goccia d'acqua sul porta-oggetti ed è molto piccolo e sottile. La pipetta o il contagocce per dosare la goccia, la carta da cucina per asciugare i vetrini dopo l'uso o per asportare l'eventuale acqua in eccesso. La lama per deporre nel modo giusto il vetrino copri-oggetto sulla goccia di acqua, mentre i guanti servono per ragioni igieniche e per evitare di tagliarsi con il copri-oggetti.
Ed ecco ora come dovete procedere per allestire il preparato da osservare:
1. prendete il vetrino porta-oggetti verificando che sia perfettamente pulito. Eventuale sporcizia o granelli di polvere contribuiscono a degradare l'immagine osservata. Per ripulire i vetrini potete usare acqua distillata o un panno leggermente bagnato con alcool: ricordate che quest'ultimo è infiammabile. Non usate vicino a fiamme libere, lampade accese, ecc. Reggete il vetrino con il pollice e l'indice, avendo cura di tenerlo per i due lati sottili, al fine di non lasciare impronte o sporcizia sulle superfici piane. Appoggiatelo su una superficie piana e pulita.
2. con la pipetta prendete un po' d'acqua di stagno dal vostro contenitore di vetro e deponetene una piccola goccia sul vetrino porta-oggetti. Come imparerete con l'esperienza, le dimensioni della goccia sono molto importanti per la buona riuscita del preparato.
3. prendete ora un vetrino copri-oggetti. Esso è assai più piccolo del porta-oggetti ed è molto sottile; anzi, va ricordato che i vetrini copri-oggetti, per permettere una visione perfetta, devono avere uno spessore preciso di mm 0,17, questo perchè le ottiche del microscopio sono studiate per compensare le aberrazioni di questo tipo di vetrini.

Uno spessore diverso porta ad un degrado dell'immagine. Anche il copri-oggetti va preso con il pollice e l'indice tenendolo per il lato sottile. Quest'ultimo può essere tagliente, siate delicati. I guanti in lattice vi potranno essere di protezione. A questo punto, appoggiate uno dei bordi del copri-oggetti sul vetrino porta-oggetti, nei pressi della goccia d'acqua. Inclinate il copri-oggetti verso di essa poi, usando la lama che avrete preparato vicino a voi, iniziate a far scendere lentamente il vetrino sulla goccia d'acqua tenendolo da un lato con le dite e dall'altro con la lama. Quando esso avrà
schiacciato l'acqua e starà per appoggiarsi completamente sul porta-oggetti, estraete lentamente la lama tenendola quanto più bassa possibile e, finalmente, estraetela del tutto. L'operazione sarà finita.
4. nell'allestimento della goccia si possono presentare alcuni inconvenienti iniziali che, con un po' di esperienza, imparerete ad evitare. Il più comune è la formazione di bolle d'aria. Queste sono un ostacolo all'osservazione. Se ne avrete troppe dovrete ripetere la procedura. Con la pratica, riuscirete ad allestire un vetrino in poche decine di secondi.
L'altro possibile inconveniente è che potreste aver fatto una goccia d'acqua troppo grande. In questo caso essa deborderà dal vetrino e quest'ultimo sembrerà galleggiarvi sopra. Sottraete allora l'acqua in eccesso, appoggiando la carta da cucina ai lati del vetrino fino a raggiungere la situazione ottimale. In un vetrino perfettamente preparato, la goccia si dispone sotto il copri-oggetti senza uscire dai bordi e senza che il vetrino vi galleggi sopra, pur avendo occupato tutto lo spazio disponibile sotto il vetrino stesso.

5. ricordate di non osservare mai senza il vetrino copri-oggetti. Il suo uso, oltre ad essere essenziale per la qualità dell'immagine, serve ad impedire che l'obiettivo possa accidentalmente toccare il preparato sporcandosi. La pulitura di un obiettivo sporco, per un principiante, può non essere agevole. La preparazione di un buon vetrino è il primo passo verso una buona osservazione, tuttavia non basta solo questo. Occorre anche regolare al meglio il microscopio. Vi consigliamo quindi di leggere con attenzione "osservare una goccia d'acqua".


LA GOCCIA D'ACQUA

C' è acqua e acqua e su questo non ci sono dubbi!
Basta munirsi di un microscopio ed alcuni campioni di liquido ed il gioco è fatto. Il trucco è prelevarli nei posti giusti, come un lago poco profondo, uno stagno o più semplicemente una pozzanghera che resista più di tre giorni. Con un po' di fortuna si potrà scoprire un mondo molto più ricco di quello vegetale ed animale visibile ad occhio nudo.
In una goccia d'acqua, infatti, si possono trovare decine e decine di microscopici esseri viventi, animali e vegetali
, fra i quali esistono differenze considerevoli, più di quelle che si trovano, per esempio, tra il muschio e la quercia o tra un pesce ed un mammifero. Ma niente paura: tutti questi microrganismi sono assenti nell'acqua che scorre dai rubinetti di casa! Anche perchè, l'eventuale presenza, per esempio, di alghe nell'acqua potabile, sarebbe dannosa alla salute: questi microrganismi, infatti, possono provocare gravi infezioni gastro-intestinali.
Quindi, per conoscere gli abitanti delle acque non potabili ed ottenere un ricco bottino da esaminare al microscopio, bisognerebbe raccogliere, insieme all'acqua, anche detriti sbriciolati sul fondale, foglie in decomposizione, fango e frammenti di piante.
Fra i microrganismi che appartengono al mondo vegetale i più comuni sono le alghe (rosse, azzurre, brune, dorate e diatomee). Mentre, tra gli animali, si trovano i rotiferi
, organismi pluricellulari, ed i protozoi, unicellulari: una vera scoperta per tutti coloro che vogliono entrare in questo singolare microcosmo!
Le alghe sono organismi autotrofi, cioè in grado di produrre sostanze nutritive a partire da materiali inorganici, unicellulari o pluricellulari, provvisti di vari pigmenti, come la clorofilla. Normalmente, sono ricoperte da una membrana impregnata di sostanze mucillaginose, silicee o calcaree, e hanno f
orme diversissime.
Per la loro
enorme quantità sono state divise in più classi: le più comuni sono le cloroficee, ovvero le alghe verdi e le crisoficee, vale a dire quelle giallo-verdi o giallo-brune.
Anche le diatomee appartengono a questa grande famiglia, pur avendo caratteristiche diverse, sono prive di flagelli, le appendici che talvolta ricoprono il corpo e sono rivestite da una membrana di silice, un
guscio rigido che, alla loro morte, forma sui fondali grandi depositi detti farina fossile.

Dove prelevare l'acqua

Prima ancora di consigliare dove prendere l'acqua per le osservazioni, conviene pensare dove non conviene perdere tempo! L'acqua potabile o quella minerale non vanno prese in considerazione. In particolare, l'acqua delle condutture pubbliche e domestiche è addizionata di sostanze, come il cloro, che hanno proprio il compito di eliminare eventuali microrganismi presenti. Sono poco produttive anche le acque di sorgente e quelle correnti di fiumi, torrenti o ruscelli.
Anche le acque dei laghi, prese al largo, hanno una bassa concentrazione di piccoli ospiti.
Il luogo ideale per fare una ricca raccolta di piante od animali microscopici è lo stagno. In tutti i luoghi dove le acque rimangono ferme per lungo tempo, si ha, in genere, uno sviluppo notevole di alghe, protozoi e tanti altri piccoli animali anche pluricellulari, seppur di dimensioni microscopiche.
Perciò, se avete un piccolo stagno nei pressi di casa, vi potete ritenere fortunati, perchè avrete a disposizione tutto l'anno una vera e propria miniera di materiale da osservazione.
Anche nei fiumi potrete raccogliere campioni, purchè abbiate cura di farlo presso la riva, nelle anse e ovunque l'acqua sia ferma o quasi. La stessa cosa vale per torrenti e ruscelli.
Un periodo favorevole alla raccolta si verifica quando, a seguito di un lungo periodo di siccità, le acque raggiungono il livello più basso, scorrono molto lentamente o non scorrono affatto. Frequentemente, in queste condizioni, si formano estese fioriture d'alghe che ricoprono parte dell'acqua con una massa verde e gelatinosa. I microrganismi proliferano poi là dove ci sono vegetali immersi e marcescenti.
Anche la popolazione microscopica risente delle variazioni stagionali, perciò la primavera e l'estate sono stagioni favorevoli alla raccolta, ma anche in inverno troverete, in ogni caso, sempre qualcosa da osservare con il vostro microscopio.
Può darsi il caso che non abbiate ruscelli o stagni nei pressi della vostra abitazione; niente paura! Troverete in ogni caso materiali in qualunque fossa lungo i campi o ai lati delle strade di campagna. Talvolta, in questi luoghi, finiscono degli scarichi di paesi o abitazioni. Adottate allora qualche precauzione utilizzando guanti di lattice per il prelievo e l'osservazione, dopo ci che datevi una bella lavata alle mani.
La microscopia non riserva particolari pericoli e le abituali norme igieniche bastano a tutelarsi.
I luoghi di raccolta non finiscono qui. Dopo un periodo di pioggia, anche una pozzanghera che sia rimasta tale per quattro o cinque giorni vi riserverà delle sorprese e, in primavera, vi troverete facilmente anche pollini di numerose piante, ampliando così la vostra area d'indagine. Sempre grazie alla pioggia, potrete trovare piccoli organismi semplicemente prendendo l'acqua che ristagna nei canali di scarico orizzontali dei vostri terrazzi. In particolare, vi troverete dei piccoli pluricellulari chiamati rotiferi che si prestano bene all'osservazione, anche con modesti ingrandimenti.
Un altro luogo domestico dove potrete trovare alghe e protozoi è il sottovaso delle vostre piante, specie se alimentate con acqua piovana o di pozzo. Infine, se abitate in paesi o città ove siano presenti fontane o vasche ornamentali, non disdegnate di raccogliere campioni anche lì e se sono presenti delle piante acquatiche come le ninfee, raschiatele sulla parte a contatto con l'acqua con un coltello ed immergete la patina prelevata sulla lama nel vostro barattolino d'acqua.

Come prelevare l'acqua

L'attrezzatura per raccogliere i campioni è quanto mai semplice e, in molti casi, sarà già presente nelle vostre case.
Innanzitutto, vi serviranno dei barattoli di vetro di varie dimensioni; è importante che siano muniti di coperchio per non perdere il frutto del vostro lavoro. I più comodi sono quelli che contengono i cibi omogeneizzati per bambini. Sono poco ingombranti, assai maneggevoli ed in poco spazio se ne possono tenere molti. Ciò ci permetterà di prendere campioni
d'acqua in punti diversi dello stagno o del ruscello. Un'etichetta adesiva preciserà i luoghi. Tuttavia, sarà utile anche un barattolo più grande, da un litro o più, che servirà come riserva biologica da utilizzare nel tempo. Nel barattolo più grande, i processi che portano al degrado delle colture avvengono assai più lentamente che nei piccoli vasetti da omogeneizzati.
Molti microrganismi sono sensibili agli sbalzi di temperatura, perciò sarà opportuno tenere i nostri barattolini in una borsa termica, tipo quelle che si trovano nei supermercati per i surgelati oppure in un contenitore di polistirolo munito di coperchio.
Quando si raccolgono i campioni, bisogna sempre lasciare un po' d'aria tra l'acqua ed il coperchio per consentire una piccola riserva di ossigeno. Giunti a casa, i coperchi dovranno essere rimossi e i barattolini potranno essere coperti con un tessuto poroso tipo quello usato per confezionare i confetti, che fermeremo con un elastico: così si renderà possibile il ricambio d'aria, impedendo alla polvere di entrare.
Nella raccolta si potrà ricorrere ad accorgimenti che renderanno più proficuo il nostro lavoro. Per esempio, sarà utile inserire nel barattolo una piccola quantità di vegetali presenti nell'acqua e sarà bene prendere foglie o canne sommerse, raschiando la loro superficie in modo che la patina che le ricopre finisca nel barattolo. Anche la patina dei sassi sommersi servirà allo scopo e, in qualche particolare barattolino, raccoglierete anche un po' della melma del fondo che, in genere, ospita una sua caratteristica popolazione. Si prenderanno inoltre un po' delle alghe presenti, ma le quantità di esse e dei vegetali messe nel barattolini dovranno essere modeste. Una pianticella sommersa, strappata con le radici
dal fondo, servirà ad ossigenare l'acqua. Abbiate cura di non raccogliere mai i campioni presso acque profonde, dove un'accidentale caduta potrebbe avere gravi conseguenze. Se siete bambini fatevi sempre aiutare da una persona adulta.

Tutto quanto detto finora vale per quei casi in cui le caratteristiche del terreno consentono di arrivare fino alla riva degli specchi d'acqua.
Tuttavia, ciò non è sempre possibile. Spesso, i fossi laterali alle strade, sono ben più in basso del livello stradale poco accessibili e c'è la possibilità di cadervi; talvolta possiamo fare incontri con topi o serpenti (comunque innoqui) perciò è utilissimo munirsi di un bastone telescopico da imbianchino (sono quelli che si possono allungare od accorciare per segmenti, come di fa con le canne da pesca); in cima, fisseremo con il nastro adesivo un barattolo da cucina con un manico adeguatamente lungo e, così attrezzati, sarà possibile raccogliere campioni in perfetta sicurezza anche in fossati o stagni poco accessibili.
Sul prelievo dei campioni possono influire anche le condizioni del tempo o l'ora del giorno.
Di solito, nelle giornate luminose, piene di sole, le alghe si approssimano alla superficie, mentre la maggior parte dei microscopici animaletti si lascia scivolare sul fondo. Non sappiamo se lo facciano per sfuggire alla luce od ai loro predatori naturali.
Quindi, se vi interessano di più protozoi e simili, la vostra raccolta sarà più proficua di sera, dopo il tramonto oppure nelle giornate molto nuvolose, viceversa se sono le alghe ad intrigarvi, farete un bottino migliore nel primo pomeriggio di un giorno assolato. Infine, ricordate che un luogo domestico dove rinvenire campioni è un comunissimo acquario, soprattutto se avrete cura di spremere bene il filtro dello stesso. I filtri possono essere una vera miniera di microrganismi.

Le colture a casa

Una volta rientrati a casa, sarà bene portare subito i nostri barattolini-coltura nella stanza adibita a piccolo laboratorio. Si dovrà togliere il coperchio e si metteranno in modo tale che siano esposti alla luce, ma non ai raggi diretti del sole che ucciderebbero i nostri piccoli ospiti. Un luogo consigliabile è il davanzale di una finestra rivolta a nord. In inverno, nello spazio compreso tra la finestra e la controfinestra. Sarebbe consigliabile fare subito una prima osservazione, perchè i più delicati tra i nostri soggetti moriranno presto. In generale, con il passare dei giorni, le specie più resistenti tenderanno ad aumentare di numero.
Questa proliferazione, però, sarà temporanea e, dopo un certo tempo, si verificherà una rapida scomparsa o comunque, un notevolissimo ridimensionamento del numero di esemplari presenti. A questo punto, potrà essere una specie, fio ad allora poco numerosa, ad avere un notevole incremento di individui. Anch'essa, però, andrà incontro ad una rapida diminuzione. Col passare delle settimane, il numero delle specie presenti diventa sempre più piccolo.
Nelle colture vecchie, assisteremo alla comparsa di un gran numero di batteri, che formeranno una patina sul pelo dell'acqua e solo gli organismi più resistenti ed adatti al nuovo microambiente sopravvivranno a lungo. Malgrado ciò, una coltura d' acqua di stagno potrà essere oggetto di osservazione per diverse settimane ed in qualche caso per qualche mese.
Una periodica aggiunta di nuova acqua, con la stessa provenienza, potrà contribuire ad allungarne la vita. Anche i microrganismi hanno bisogno di cibo: li potremo nutrire aggiungendo, ogni tanto, una piccola goccia di latte o un po' d'acqua ove si sia lasciato in infusione, per qualche giorno, una piccola quantità di fieno.
Un piccolo trucco: quando una coltura è piena di centinaia o migliaia di piccoli ospiti della stessa specie c'è da aspettarsi un imminente tracollo; in tal caso, prepareremo un barattolo ex novo con acqua analoga, vi aggiungeremo una piccola quantità di fieno, quindi trasferiremo nel nuovo ambiente qualche goccia d'acqua del barattolino super-popolato. In questo modo, se tutto va bene, daremo vita ad una nuova coltura che prolungherà la vita dei nostri piccoli ospiti.
Un accorgimento per ottenere gocce da osservare contenenti molti organismi consiste nell'immergere dei rametti di vegetali nelle acque di coltura. La superficie sarà colonizzata da una numerosa popolazione di microrganismi ed estraendo i rametti dall'acqua e raschiandoli in superficie, delicatamente sul vetrino, otterremo delle gocce da osservazione super-popolate.

Per arricchire le colture

Uno degli organismi microscopici più interessanti da osservare è il paramecio. Esiste un curioso accorgimento per far aumentare il numero degli esemplari nella coltura. Occorre procurarsi alcune radici di cavolo navone. Lo si trova in gennaio - febbraio. Si recide la radice, somigliante ad una grossa carota bianca e di forma irregolare, in piccoli pezzi di circa un centimetro cubo.Si mette ad essiccare bene al sole o sul termosifone di casa. Con la perdita dell'acqua, i vari pezzi diverranno molto più piccoli e secchi. Potranno essere messi allora in un barattolo di vetro dove si conserveranno per vari anni.
Ebbene, aggiungendo alle colture naturali contenenti almeno qualche paramecio, un pezzettino di cavolo navone essiccato si otterrà, in genere in 36-48 ore, una loro rapida proliferazione. Ne basterà una piccola quantità e, con l'esperienza, si imparerà a calcolare la dose ed ogni quanti giorni aggiungere un nuovo pezzetto. Il cavolo navone funziona anche con altri protozoi.
Un altro modo di coltivare ciliati è quello di aggiungere una goccia di latte ad una coltura di 100 ml d'acqua, avendo cura di agitare il tutto per facilitare la diffusione omogenea. Il liquido, a questo punto, diverrà un po' lattescente. Si aspetterà allora che l'acqua ritorni limpida dopo di che si aggiungerà una seconda goccia di latte. Se tutto andrà bene, si avranno delle colture con molti stentor ceruleus e parameci. La periodica aggiunta di una goccia di latte manterrà il risultato a lungo. L'unico inconveniente sarà costituito dal fatto che i microrganismi diverranno un po' opachi, ma potranno essere utilizzati per allestire altre colture, in acqua chiara, con un piccolo pezzo di cavolo navone o un infuso d'acqua e poco fieno.

Gli infusi

L'acqua presente nell'ambiente naturale di pozze, stagni, fossati e luoghi simili, è già di per sè ricca di materiale da osservare. Tuttavia, si possono allestire anche delle colture nel nostro laboratorio, preparando gli infusi.
Tanto per cominciare, va detto che l'acqua raccolta è già un'ottima coltura ed i microrganismi vi si sviluppano bene senza alcun intervento. Ciò nonostante, si potranno ottenere ulteriori miglioramenti se vi aggiungeremo una piccola quantità di fango raccolto sul fondo, qualche rametto di pianta acquatica e frammenti di foglia estratta sempre dal luogo di raccolta, avendo cura di usarne piccole dosi. Si possono realizzare, tuttavia, dei veri e propri infusi nell'ambiente domestico.

Infuso di fieno
E' il più comune ed il pi
ù classico. Occorre un barattolo di vetro, meglio se non troppo piccolo. Si deposita sul fondo una modesta quantità di fieno. Si aggiungono un paio di chicchi di grano e riso. Infine si mette l'acqua. Non si deve utilizzare quella dell'acquedotto, che spesso contiene cloro, ma acqua piovana, di sorgente o pozzo. Dopo qualche giorno, due o tre, si noterà che sulla superficie dell'acqua si sarà sviluppata una pellicola ben definita. Essa sarà ricca di bacillus subtilis, un batterio che prolifera in presenza di fieno bagnato e sarà possibile osservare qualche protozoo se, nel materiale usato ve n'erano sotto forma di cisti o spore. Un risultato assai migliore si otterrà se, al momento della formazione della pellicola, si aggiungerà una piccola quantità d'acqua di stagno che ospiti già dei microrganismi.
Quando le condizioni sono ottimali, presso il substrato potranno comparire dei parameci in forma massiccia. Le colture di fieno vanno conservate alla luce, ma non direttamente al sole, ed a temperatura ambiente. Converrà seguirle nel tempo, perchè il microsistema ecologico dell'infusione è in continua evoluzione. Si osserva lo svilupparsi massiccio di una certa specie animale che, raggiunto il suo livello massimo, scomparirà sostituita da una nuova specie. Il fenomeno potrà ripetersi più volte.
L'infusione di fieno è molto adatta per i ciliati e può essere usata per alimentare colture vecchie.

Infuso di insalata
Risultati analoghi si ottengono mettendo in infusione un po' di foglie di insalata.
L'importante è non eccedere mai con le quantità immesse nell'acqua, che devono essere sempre modeste per non dar luogo a massicci fenomeni di putrefazione, con il conseguente eccessivo consumo d'ossigeno.

OSSERVARE UNA GOCCIA D'ACQUA

Alcuni amici mi hanno pregato di dare un accenno su come osservare una goccia d'acqua, ed io ben volentieri ho accettato. Di seguito troverete alcune indicazioni di base su come ci dobbiamo comportare davanti ad un campione; BUON DIVERTIMENTO E SOPRATTUTTO BUONE OSSERVAZIONI!!!

C'è un'enorme differenza tra i verbi vedere, guardare, osservare.

Il grande scienziato J.B.De Lamarck diceva: "L'uomo non guarda mai il cielo, perchè lo vede sempre". Tutti o quasi, uscendo di casa al mattino, rivolgono lo sguardo al cielo per sapere che tipo di giornata li attende e, se ci sono le nubi, tutti le vedono, ma pochi le osservano.
Osservare non vuol dire guardare, vedere; osservare significa concentrare i propri occhi su un soggetto, farne il centro della nostra attenzione, destinare ad esso la nostra capacità di concentrazione, dedicare ad esso i sensi e la mente, dimenticando tutte le altre cose che ci circondano. Si osserva per conoscere, per sapere, per arricchirci di cose nuove, per far nascere in noi domande alle quali si desidererà, poi, dare una risposta. Per innalzare lo spirito, la nostra anima verso cose elevate, quelle che più di ogni altra fanno onore alla dignità umana. Quindi, ricordate sempre: non si guarda in un microscopio, si osserva; per conoscere, per capire, per diventare migliori.
Una proficua seduta richiede alcuni piccoli e facili accorgimenti: tenete il vostro strumento nell'angolo più tranquillo di casa, lontano dai rumori e dalle persone non interessate a quest'attività. Per sopportare bene le lunghe ore di lavoro avrete bisogno di sentirvi a vostro agio. Fate in modo di disporre di una temperatura gradevole, assumete la posizione più comoda possibile disponendo lo strumento e la sedia nella posizione più adatta. Date ad altri l'incarico di rispondere al telefono e pregateli di disturbarvi solo in caso di necessità.
A questo punto iniziate il lavoro.
Prima di tutto, accertatevi di aver allestito in maniera corretta il vetrino. Regolate lo strumento fino a quando avrete ottenuto il miglior contrasto e la migliore illuminazione possibili. Cominciate con un basso potere di ingrandimento, 50 o 100 volte. A questo punto iniziate l'osservazione, guardando con attenzione e senza fretta nel campo dell'oculare. Se nulla colpisce la vostra attenzione muovete lentamente il vetrino, con le mani se avete un modello economico, o con le apposite manopole di traslazione se è di tipo più evoluto. Non appena avrete trovato un soggetto di vostro interesse, fermatevi. Cercate di notare tutti i particolari permessi dall'obiettivo usato, poi passate ad un ingrandimento superiore. Spesso vi troverete davanti a qualcosa d'ignoto. Tenete sempre accanto a voi uno dei manuali consigliati in bibliografia. Attraverso i disegni o le fotografie cercate d'identificare ciò che ha attratto la vostra attenzione. Le prime volte incontrerete delle difficoltà, ma non scoraggiatevi;con il tempo e l'esperienza imparerete un sacco di cose nuove e, anzi, saranno proprio quelle sconosciute e mai viste prima a suscitare curiosità ed entusiasmo.
Sappiate fin da ora che le domande che riceveranno una risposta saranno sempre meno di quelle che resteranno in sospeso, con un punto interrogativo. Potete anche passare tutta la vita con gli occhi al microscopio, ma sempre, anche dopo decenni, vi capiterà qualcosa mai visto prima. Sta anche qui il fascino misterioso del microscopio!
Alla prima occhiata noterete dei corpuscoli o delle masserelle informi ed opache. In genere, sono piccoli frammenti di vegetali, particelle di fango o resti di animali morti. La vostra attenzione sarà, però, attratta da ciò che si muove: i protozoi, piccoli animali costituiti da una sola cellula, così diffusi nelle acque stagnanti, staranno per divenire i vostri nuovi amici, compagni fedeli dell'avventura che starete per vivere. Ne esistono migliaia di specie diverse, alcune diffuse un po' dappertutto, altre tipiche di acque con caratteristiche particolari. Appartengono a numerosi gruppi, spesso assai diversi fra loro, che, con il tempo, vi diverranno familiari: ciliati, zoomastigi, rhizopodi, suctori, rotiferi e così via.Nomi difficili che imparerete un po' alla volta attraverso i loro esemplari più comuni.
Non finisce qui; troverete anche delle magnifiche piante, anch'esse unicellulari, dotate di smaglianti colori, spesso verde smeraldo come le euglene, le diatomee e quelle flagellate. Una cosa che non mancherà di stupirvi è che alcune di esse possono muoversi, nuotare, cambiare di forma sotto il vostro sguardo.
E qualcuna ha anche un organo che funziona come un rudimentale occhio per la ricerca della luce!
Insomma, avrete davanti a voi, allo stesso tempo, il giardino zoologico e l'orto botanico delle meraviglie.
Le prime volte potrete anche concedervi il lusso di vagare in qua e là come più vi piace ma, se volete diventare dei veri naturalisti dilettanti, degli autentici microscopisti, dovrete scegliere fra tanta abbondanza e dare sistematicità alle vostre osservazioni. Ripetiamo, osservare non guardare! Nessuno vi obbliga a porre dei limiti ai vostri interessi, tuttavia sono molti gli osservatori che, con così tante occasioni di scelta, hanno deciso di specializzarsi in un settore specifico: c'è chi si occupa soltanto di diatomee, chi predilige lo studio dei protozoi, chi è affascinato solo dalle amebe e chi si interessa, soprattutto, di funghi microscopici o di batteri. Saranno il tempo e l'esperienza a orientare le vostre scelte, ma uno, in particolare, dovrebbe essere l'impegno morale: diffondere la vostra passione per questa scienza, condividere con quante più persone possibili le meraviglie dell'infinitamente piccolo. Diventare missionari della microscopia.
Troverete utile e gratificante disegnare ciò che vedrete, in seguito potrete fare i primi tentativi di fotografia.
Molti microscopisti collegano una telecamera al loro strumento, poi seguono le immagini sul televisore ed il collegamento con un comune videoregistratore vi permetterà di realizzare delle videocassette casalinghe che potrete rivedere nel tempo o mostrare ai vostri amici. Se conoscete persone già esperte, rivolgetevi a loro per avere utili suggerimenti.


Qualche piccolo trucco

Una delle difficoltà del neo-microscopista consiste nel riuscire a seguire i protozoi che, spesso, si muovono troppo velocemente. Questo problema è facilmente risolvibile. La quantità d'acqua imprigionata sotto il vetrino copri-oggetti è molto modesta e, col passare del tempo, evaporerà. Via via che il liquido diminuisce, gli animaletti rallentano i propri movimenti, un po' perchè manca loro l'acqua, un po' perchè il vetrino copri-oggetti, non più sostenuto dal liquido, comincia a premere su di loro. Questo è il momento più adatto per l'osservazione. Con i vostri animaletti immobili o quasi, potrete osservare con tutta calma i loro particolari, prendere nota della struttura, osservare le loro caratteristiche interne ed effettuare dei buoni disegni. Questo è anche il momento adatto per scattare fotografie o fare una videoregistrazione.
Attenzione, se permetterete all'acqua di evaporare del tutto, i protozoi moriranno. E ciò non è giusto; in fin dei conti è merito loro se avrete fatto delle proficue osservazioni! Che cosa dovete fare allora? Semplice, aggiungete una piccola quantità di nuova acqua. Procedete così: con una pipetta contagocce aspirate un po' d'acqua e depositatene una piccola goccia accanto al bordo del copri-oggetti, evitando di sovrapporre ad esso del liquido. Poi, prendete una lama sottile o la punta a taglio di un piccolo cacciavite e muovete lentamente l'acqua con un movimento parallelo al bordo del vetrino copri-oggetti, avendo cura di non toccare quest'ultimo. In pochi secondi l'acqua vi penetrerà sotto ed i piccoli protozoi riprenderanno la normale attività, consentendovi di continuare l'osservazione.
Questa è anche un'ottima occasione per fare una curiosa esperienza: chiedete ad un amico di fare l'operazione di aggiunta dell'acqua, secondo le modalità sopra descritte. Voi tenete gli occhi agli oculari. Quando l'acqua penetrerà sotto il vetrino, vi sembrerà di vedere un ruscello in piena. Ciò che è sotto ai vostri occhi sarà spazzato via in un attimo, come quando un fiume esce dagli argini e travolge tutto. Sarà uno spettacolo che non mancherà di stupirvi. Se non volete perdere tempo, nell'attesa che i protozoi rallentino i loro movimenti, preparate i vetrini una mezzora prima di iniziare la seduta. Inutile affermare che l'acqua evaporerà più velocemente nella stagione calda. In inverno, un'unica goccia può permettere anche tre ore consecutive di osservazione.
Alcuni manuali, al fine di rallentare il movimento dei microrganismi, suggeriscono di metterli in un mezzo come la cellulosa di metile, che è usata come colla ed è solubile in acqua. Essa rallenta il nuoto degli animaletti, ma lo rende innaturale, quindi noi vi suggeriamo di utilizzare le tecniche suddette, oltretutto semplicissime da mettere in atto.


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Montecatini Terme, Pistoia, Italy
Sono appassionato di microbiologia da oltre 30 anni. Sono uno dei soci fondatori del gruppo "Amici del Microscopio" affiliato al Gruppo donatori di sangue Fratres di Pieve a Nievole.Collaboro stabilmente da diversi anni con le scuole del comprensorio della Valdinievole,(dalle scuole materne alle medie-inferiori) presso le quali insegno l'uso del microscopio e tutto ciò che è inerente a tale attività.