C' è acqua e acqua e su questo non ci sono dubbi!
Basta munirsi di un microscopio ed alcuni campioni di liquido ed il gioco è fatto. Il trucco è prelevarli nei posti giusti, come un lago poco profondo, uno stagno o più semplicemente una pozzanghera che resista più di tre giorni. Con un po' di fortuna si potrà scoprire un mondo molto più ricco di quello vegetale ed animale visibile ad occhio nudo.
In una goccia d'acqua, infatti, si possono trovare decine e decine di microscopici esseri viventi, animali e vegetali, fra i quali esistono differenze considerevoli, più di quelle che si trovano, per esempio, tra il muschio e la quercia o tra un pesce ed un mammifero. Ma niente paura: tutti questi microrganismi sono assenti nell'acqua che scorre dai rubinetti di casa! Anche perchè, l'eventuale presenza, per esempio, di alghe nell'acqua potabile, sarebbe dannosa alla salute: questi microrganismi, infatti, possono provocare gravi infezioni gastro-intestinali.
Quindi, per conoscere gli abitanti delle acque non potabili ed ottenere un ricco bottino da esaminare al microscopio, bisognerebbe raccogliere, insieme all'acqua, anche detriti sbriciolati sul fondale, foglie in decomposizione, fango e frammenti di piante.
Fra i microrganismi che appartengono al mondo vegetale i più comuni sono le alghe (rosse, azzurre, brune, dorate e diatomee). Mentre, tra gli animali, si trovano i rotiferi, organismi pluricellulari, ed i protozoi, unicellulari: una vera scoperta per tutti coloro che vogliono entrare in questo singolare microcosmo!
Le alghe sono organismi autotrofi, cioè in grado di produrre sostanze nutritive a partire da materiali inorganici, unicellulari o pluricellulari, provvisti di vari pigmenti, come la clorofilla. Normalmente, sono ricoperte da una membrana impregnata di sostanze mucillaginose, silicee o calcaree, e hanno forme diversissime.
Per la loro enorme quantità sono state divise in più classi: le più comuni sono le cloroficee, ovvero le alghe verdi e le crisoficee, vale a dire quelle giallo-verdi o giallo-brune.
Anche le diatomee appartengono a questa grande famiglia, pur avendo caratteristiche diverse, sono prive di flagelli, le appendici che talvolta ricoprono il corpo e sono rivestite da una membrana di silice, un
guscio rigido che, alla loro morte, forma sui fondali grandi depositi detti farina fossile. Dove prelevare l'acqua
Prima ancora di consigliare dove prendere l'acqua per le osservazioni, conviene pensare dove non conviene perdere tempo! L'acqua potabile o quella minerale non vanno prese in considerazione. In particolare, l'acqua delle condutture pubbliche e domestiche è addizionata di sostanze, come il cloro, che hanno proprio il compito di eliminare eventuali microrganismi presenti. Sono poco produttive anche le acque di sorgente e quelle correnti di fiumi, torrenti o ruscelli.
Anche le acque dei laghi, prese al largo, hanno una bassa concentrazione di piccoli ospiti.
Il luogo ideale per fare una ricca raccolta di piante od animali microscopici è lo stagno. In tutti i luoghi dove le acque rimangono ferme per lungo tempo, si ha, in genere, uno sviluppo notevole di alghe, protozoi e tanti altri piccoli animali anche pluricellulari, seppur di dimensioni microscopiche.
Perciò, se avete un piccolo stagno nei pressi di casa, vi potete ritenere fortunati, perchè avrete a disposizione tutto l'anno una vera e propria miniera di materiale da osservazione.
Anche nei fiumi potrete raccogliere campioni, purchè abbiate cura di farlo presso la riva, nelle anse e ovunque l'acqua sia ferma o quasi. La stessa cosa vale per torrenti e ruscelli.
Un periodo favorevole alla raccolta si verifica quando, a seguito di un lungo periodo di siccità, le acque raggiungono il livello più basso, scorrono molto lentamente o non scorrono affatto. Frequentemente, in queste condizioni, si formano estese fioriture d'alghe che ricoprono parte dell'acqua con una massa verde e gelatinosa. I microrganismi proliferano poi là dove ci sono vegetali immersi e marcescenti.
Anche la popolazione microscopica risente delle variazioni stagionali, perciò la primavera e l'estate sono stagioni favorevoli alla raccolta, ma anche in inverno troverete, in ogni caso, sempre qualcosa da osservare con il vostro microscopio.
Può darsi il caso che non abbiate ruscelli o stagni nei pressi della vostra abitazione; niente paura! Troverete in ogni caso materiali in qualunque fossa lungo i campi o ai lati delle strade di campagna. Talvolta, in questi luoghi, finiscono degli scarichi di paesi o abitazioni. Adottate allora qualche precauzione utilizzando guanti di lattice per il prelievo e l'osservazione, dopo ci che datevi una bella lavata alle mani.
La microscopia non riserva particolari pericoli e le abituali norme igieniche bastano a tutelarsi.
I luoghi di raccolta non finiscono qui. Dopo un periodo di pioggia, anche una pozzanghera che sia rimasta tale per quattro o cinque giorni vi riserverà delle sorprese e, in primavera, vi troverete facilmente anche pollini di numerose piante, ampliando così la vostra area d'indagine. Sempre grazie alla pioggia, potrete trovare piccoli organismi semplicemente prendendo l'acqua che ristagna nei canali di scarico orizzontali dei vostri terrazzi. In particolare, vi troverete dei piccoli pluricellulari chiamati rotiferi che si prestano bene all'osservazione, anche con modesti ingrandimenti.
Un altro luogo domestico dove potrete trovare alghe e protozoi è il sottovaso delle vostre piante, specie se alimentate con acqua piovana o di pozzo. Infine, se abitate in paesi o città ove siano presenti fontane o vasche ornamentali, non disdegnate di raccogliere campioni anche lì e se sono presenti delle piante acquatiche come le ninfee, raschiatele sulla parte a contatto con l'acqua con un coltello ed immergete la patina prelevata sulla lama nel vostro barattolino d'acqua.
Come prelevare l'acqua
L'attrezzatura per raccogliere i campioni è quanto mai semplice e, in molti casi, sarà già presente nelle vostre case.
Innanzitutto, vi serviranno dei barattoli di vetro di varie dimensioni; è importante che siano muniti di coperchio per non perdere il frutto del vostro lavoro. I più comodi sono quelli che contengono i cibi omogeneizzati per bambini. Sono poco ingombranti, assai maneggevoli ed in poco spazio se ne possono tenere molti. Ciò ci permetterà di prendere campioni
d'acqua in punti diversi dello stagno o del ruscello. Un'etichetta adesiva preciserà i luoghi. Tuttavia, sarà utile anche un barattolo più grande, da un litro o più, che servirà come riserva biologica da utilizzare nel tempo. Nel barattolo più grande, i processi che portano al degrado delle colture avvengono assai più lentamente che nei piccoli vasetti da omogeneizzati.
Molti microrganismi sono sensibili agli sbalzi di temperatura, perciò sarà opportuno tenere i nostri barattolini in una borsa termica, tipo quelle che si trovano nei supermercati per i surgelati oppure in un contenitore di polistirolo munito di coperchio.
Quando si raccolgono i campioni, bisogna sempre lasciare un po' d'aria tra l'acqua ed il coperchio per consentire una piccola riserva di ossigeno. Giunti a casa, i coperchi dovranno essere rimossi e i barattolini potranno essere coperti con un tessuto poroso tipo quello usato per confezionare i confetti, che fermeremo con un elastico: così si renderà possibile il ricambio d'aria, impedendo alla polvere di entrare.
Nella raccolta si potrà ricorrere ad accorgimenti che renderanno più proficuo il nostro lavoro. Per esempio, sarà utile inserire nel barattolo una piccola quantità di vegetali presenti nell'acqua e sarà bene prendere foglie o canne sommerse, raschiando la loro superficie in modo che la patina che le ricopre finisca nel barattolo. Anche la patina dei sassi sommersi servirà allo scopo e, in qualche particolare barattolino, raccoglierete anche un po' della melma del fondo che, in genere, ospita una sua caratteristica popolazione. Si prenderanno inoltre un po' delle alghe presenti, ma le quantità di esse e dei vegetali messe nel barattolini dovranno essere modeste. Una pianticella sommersa, strappata con le radici
dal fondo, servirà ad ossigenare l'acqua. Abbiate cura di non raccogliere mai i campioni presso acque profonde, dove un'accidentale caduta potrebbe avere gravi conseguenze. Se siete bambini fatevi sempre aiutare da una persona adulta.
Tutto quanto detto finora vale per quei casi in cui le caratteristiche del terreno consentono di arrivare fino alla riva degli specchi d'acqua.
Tuttavia, ciò non è sempre possibile. Spesso, i fossi laterali alle strade, sono ben più in basso del livello stradale poco accessibili e c'è la possibilità di cadervi; talvolta possiamo fare incontri con topi o serpenti (comunque innoqui) perciò è utilissimo munirsi di un bastone telescopico da imbianchino (sono quelli che si possono allungare od accorciare per segmenti, come di fa con le canne da pesca); in cima, fisseremo con il nastro adesivo un barattolo da cucina con un manico adeguatamente lungo e, così attrezzati, sarà possibile raccogliere campioni in perfetta sicurezza anche in fossati o stagni poco accessibili.
Sul prelievo dei campioni possono influire anche le condizioni del tempo o l'ora del giorno.
Di solito, nelle giornate luminose, piene di sole, le alghe si approssimano alla superficie, mentre la maggior parte dei microscopici animaletti si lascia scivolare sul fondo. Non sappiamo se lo facciano per sfuggire alla luce od ai loro predatori naturali.
Quindi, se vi interessano di più protozoi e simili, la vostra raccolta sarà più proficua di sera, dopo il tramonto oppure nelle giornate molto nuvolose, viceversa se sono le alghe ad intrigarvi, farete un bottino migliore nel primo pomeriggio di un giorno assolato. Infine, ricordate che un luogo domestico dove rinvenire campioni è un comunissimo acquario, soprattutto se avrete cura di spremere bene il filtro dello stesso. I filtri possono essere una vera miniera di microrganismi.
Le colture a casa
Una volta rientrati a casa, sarà bene portare subito i nostri barattolini-coltura nella stanza adibita a piccolo laboratorio. Si dovrà togliere il coperchio e si metteranno in modo tale che siano esposti alla luce, ma non ai raggi diretti del sole che ucciderebbero i nostri piccoli ospiti. Un luogo consigliabile è il davanzale di una finestra rivolta a nord. In inverno, nello spazio compreso tra la finestra e la controfinestra. Sarebbe consigliabile fare subito una prima osservazione, perchè i più delicati tra i nostri soggetti moriranno presto. In generale, con il passare dei giorni, le specie più resistenti tenderanno ad aumentare di numero.
Questa proliferazione, però, sarà temporanea e, dopo un certo tempo, si verificherà una rapida scomparsa o comunque, un notevolissimo ridimensionamento del numero di esemplari presenti. A questo punto, potrà essere una specie, fio ad allora poco numerosa, ad avere un notevole incremento di individui. Anch'essa, però, andrà incontro ad una rapida diminuzione. Col passare delle settimane, il numero delle specie presenti diventa sempre più piccolo.
Nelle colture vecchie, assisteremo alla comparsa di un gran numero di batteri, che formeranno una patina sul pelo dell'acqua e solo gli organismi più resistenti ed adatti al nuovo microambiente sopravvivranno a lungo. Malgrado ciò, una coltura d' acqua di stagno potrà essere oggetto di osservazione per diverse settimane ed in qualche caso per qualche mese.
Una periodica aggiunta di nuova acqua, con la stessa provenienza, potrà contribuire ad allungarne la vita. Anche i microrganismi hanno bisogno di cibo: li potremo nutrire aggiungendo, ogni tanto, una piccola goccia di latte o un po' d'acqua ove si sia lasciato in infusione, per qualche giorno, una piccola quantità di fieno.
Un piccolo trucco: quando una coltura è piena di centinaia o migliaia di piccoli ospiti della stessa specie c'è da aspettarsi un imminente tracollo; in tal caso, prepareremo un barattolo ex novo con acqua analoga, vi aggiungeremo una piccola quantità di fieno, quindi trasferiremo nel nuovo ambiente qualche goccia d'acqua del barattolino super-popolato. In questo modo, se tutto va bene, daremo vita ad una nuova coltura che prolungherà la vita dei nostri piccoli ospiti.
Un accorgimento per ottenere gocce da osservare contenenti molti organismi consiste nell'immergere dei rametti di vegetali nelle acque di coltura. La superficie sarà colonizzata da una numerosa popolazione di microrganismi ed estraendo i rametti dall'acqua e raschiandoli in superficie, delicatamente sul vetrino, otterremo delle gocce da osservazione super-popolate.
Per arricchire le colture
Uno degli organismi microscopici più interessanti da osservare è il paramecio. Esiste un curioso accorgimento per far aumentare il numero degli esemplari nella coltura. Occorre procurarsi alcune radici di cavolo navone. Lo si trova in gennaio - febbraio. Si recide la radice, somigliante ad una grossa carota bianca e di forma irregolare, in piccoli pezzi di circa un centimetro cubo.Si mette ad essiccare bene al sole o sul termosifone di casa. Con la perdita dell'acqua, i vari pezzi diverranno molto più piccoli e secchi. Potranno essere messi allora in un barattolo di vetro dove si conserveranno per vari anni.
Ebbene, aggiungendo alle colture naturali contenenti almeno qualche paramecio, un pezzettino di cavolo navone essiccato si otterrà, in genere in 36-48 ore, una loro rapida proliferazione. Ne basterà una piccola quantità e, con l'esperienza, si imparerà a calcolare la dose ed ogni quanti giorni aggiungere un nuovo pezzetto. Il cavolo navone funziona anche con altri protozoi.
Un altro modo di coltivare ciliati è quello di aggiungere una goccia di latte ad una coltura di 100 ml d'acqua, avendo cura di agitare il tutto per facilitare la diffusione omogenea. Il liquido, a questo punto, diverrà un po' lattescente. Si aspetterà allora che l'acqua ritorni limpida dopo di che si aggiungerà una seconda goccia di latte. Se tutto andrà bene, si avranno delle colture con molti stentor ceruleus e parameci. La periodica aggiunta di una goccia di latte manterrà il risultato a lungo. L'unico inconveniente sarà costituito dal fatto che i microrganismi diverranno un po' opachi, ma potranno essere utilizzati per allestire altre colture, in acqua chiara, con un piccolo pezzo di cavolo navone o un infuso d'acqua e poco fieno.
Gli infusi
L'acqua presente nell'ambiente naturale di pozze, stagni, fossati e luoghi simili, è già di per sè ricca di materiale da osservare. Tuttavia, si possono allestire anche delle colture nel nostro laboratorio, preparando gli infusi.
Tanto per cominciare, va detto che l'acqua raccolta è già un'ottima coltura ed i microrganismi vi si sviluppano bene senza alcun intervento. Ciò nonostante, si potranno ottenere ulteriori miglioramenti se vi aggiungeremo una piccola quantità di fango raccolto sul fondo, qualche rametto di pianta acquatica e frammenti di foglia estratta sempre dal luogo di raccolta, avendo cura di usarne piccole dosi. Si possono realizzare, tuttavia, dei veri e propri infusi nell'ambiente domestico.
Infuso di fieno
E' il più comune ed il più classico. Occorre un barattolo di vetro, meglio se non troppo piccolo. Si deposita sul fondo una modesta quantità di fieno. Si aggiungono un paio di chicchi di grano e riso. Infine si mette l'acqua. Non si deve utilizzare quella dell'acquedotto, che spesso contiene cloro, ma acqua piovana, di sorgente o pozzo. Dopo qualche giorno, due o tre, si noterà che sulla superficie dell'acqua si sarà sviluppata una pellicola ben definita. Essa sarà ricca di bacillus subtilis, un batterio che prolifera in presenza di fieno bagnato e sarà possibile osservare qualche protozoo se, nel materiale usato ve n'erano sotto forma di cisti o spore. Un risultato assai migliore si otterrà se, al momento della formazione della pellicola, si aggiungerà una piccola quantità d'acqua di stagno che ospiti già dei microrganismi.
Quando le condizioni sono ottimali, presso il substrato potranno comparire dei parameci in forma massiccia. Le colture di fieno vanno conservate alla luce, ma non direttamente al sole, ed a temperatura ambiente. Converrà seguirle nel tempo, perchè il microsistema ecologico dell'infusione è in continua evoluzione. Si osserva lo svilupparsi massiccio di una certa specie animale che, raggiunto il suo livello massimo, scomparirà sostituita da una nuova specie. Il fenomeno potrà ripetersi più volte.
L'infusione di fieno è molto adatta per i ciliati e può essere usata per alimentare colture vecchie.
Infuso di insalata
Risultati analoghi si ottengono mettendo in infusione un po' di foglie di insalata.
L'importante è non eccedere mai con le quantità immesse nell'acqua, che devono essere sempre modeste per non dar luogo a massicci fenomeni di putrefazione, con il conseguente eccessivo consumo d'ossigeno.
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